Al teatro di guerra lo ‘Scemo di guerra’ di e con Ascanio Celestini


una produzione Fabbrica, Biennale di Venezia e Ascanio Celestini, regista e protagonista dello spettacolo.
Informazioni: Tel. 0541.51351 – Fax 0541.24227
L’introduzione:
Mio padre raccontava una storia di guerra. Una storia di quando lui era ragazzino. L’ho sentita raccontare per trent’anni. È la storia del 4 giugno del 1944, il giorno della Liberazione di Roma. Per tanto tempo questa è stata per me l’unica storia concreta sulla guerra. Era concreta perché conoscevo le strade di cui parlava. Conoscevo il cinema Iris dove aveva lavorato con mio nonno e poi era concreta perché dopo tante volte che l’ascoltavo avevo incominciato ad immaginarmi pure i particolari più piccoli del suo racconto e mi pareva di vedere anche i soldati che la gente credeva fossero tedeschi vestiti da americani.
Ogni volta che raccontava faceva delle disgressioni, allungava o accorciava il discorso inserendo episodi nuovi o eliminando parti che in quel momento considerava poco importanti. Così quando ho incominciato a fare ricerca ho deciso di registrarlo e incominciare a lavorare sulle sue storie. Da questo ho scritto diversi racconti e persino lo spettacolo “Radio Clandestina” sull’eccidio delle Fosse Ardeatine è molto legato al suo modo di raccontare.
Adesso questa storia per me è diventata il modo per mantenere un duplice legame sentimentale: quello politico con la mia città e quello umano con mio padre. Così in “Scemo di guerra” si ritrovano alcuni avvenimenti molto conosciuti come il bombardamento di San Lorenzo che fece rivoltare anche la terra del camposanto o il rastrellamento del Quadraro con più di mille persone portate via dalle case di borgata. Alcuni fatti sono veramente accaduti a lui come quando ha rischiato di farsi ammazzare dal cecchino a via Appia mentre raccoglieva una cipolla.
Alcuni sono altrettanto veri, ma li ho ascoltati da altre persone come la storia del soldato seppellito vivo all’Appio Claudio. Certe cose credo di averle inventate io, ma forse ho soltanto dimenticato chi me le ha raccontate e adesso mi sono convinto che si tratta di invenzioni.
Tutte queste storie di guerra a Roma ho cercato di raccontarle attraverso l’ultimo giorno dell’occupazione nazista. Attraverso il 4 giugno del 1944.
Ascanio Celestini