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Don Viktor Duykalyuk: una comunità in cammino

di Redazione   
Tempo di lettura 6 min
Ven 2 Giu 2017 07:56 ~ ultimo agg. 20 Mag 06:00
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Era la primavera del 2002 quando cominciarono a vedersi i primi capannelli di sole donne straniere che si incontravano invariabilmente tra le due e le quattro del pomeriggio al parco Cervi vicino all’Arco d’Augusto. Erano le badanti, donne che lasciavano la loro famiglia nella lontana Ucraina per venire a servire le nostre famiglie, per assistere anziani, malati, non autosufficienti. È stato così che don Renzo Gradara, Direttore della Caritas diocesana, ha cominciato a incontrarle portando a loro il volantino con l’avviso della messa, celebrata periodicamente da un monaco ucraino proveniente da Roma. Da allora il numero è aumentato notevolmente e si è strutturata una vera e propria comunità guidata da don Viktor Duykalyuk: è la Comunità Ucraina Cattolica di Rito Bizantino. Una comunità che pur mantenendo la tradizione religiosa e il rito bizantino è rimasta unita a Roma e al Papa.

 

Abbiamo incontrato don Viktor chiedendogli di aiutarci a conoscere meglio questa comunità.

“Sono prete da 12 anni e da sei sono qui a Rimini al servizio di questa comunità che a settembre festeggerà 15 anni di vita. Innanzitutto vorrei ringraziare don Renzo che per primo si è preso a cuore le donne ucraine con i loro problemi sia materiali che spirituali e per l’aiuto che tutt’ora continua a dare alla nostra comunità. Io stesso vivo in Caritas e celebro la messa nella chiesa Madonna della Scala in lingua ucraina e rito grecocattolico ogni giovedì e domenica alle ore 14. Seguo anche i fedeli di Ravenna e San Marino dove celebro la messa un pomeriggio al mese. Qui a Rimini partecipano mediamente 120 persone tra madri e loro figli, ma a Natale arriviamo anche a 300/400 persone. È una comunità formata in massima parte da donne e bambini”.

 

Oltre alla messa quali opportunità formative propone?

“Prima della messa c’è un tempo per la preghiera e la confessione. Subito dopo, invece, gli adulti si fermano per un po’ di catechesi sulla vita cristiana. Ogni sabato i bambini hanno la «scuola ucraina»; è un tempo dove, soprattutto a coloro che sono nati in Italia, si insegna la lingua ucraina, la storia e le tradizioni del loro paese d’origine. Alla domenica, dopo la messa, per chi vuole, c’è il pranzo nei locali della Caritas: è un bel momento di fraternità e di aggregazione. Periodicamente vengono proposte serate di catechesi biblica”.

 

Quali sono le principali differenze a livello liturgico sacramentale?

“Una prima differenza sta nella valorizzazione del canto durante il rito. Ma la vera differenza è a livello sacramentale. Quando un bambino nasce riceve tutti i tre sacramenti: battesimo, cresima e comunione. Dall’età di sette anni comincia il cammino catechistico vero e proprio. Dopo due anni celebrano la prima confessione e verso i 10 anni la comunione in forma solenne. Nella celebrazione del matrimonio è il sacerdote che sposa i ragazzi: è lui che benedice e mette l’anello al dito dello sposo e della sposa. Altra differenza importante è quella del Natale. Per il popolo ucraino il Natale che si celebra 13 giorni dopo il 25 dicembre (secondo il calendario Giuliano) è la più importante festa di famiglia. Si celebra solennemente e seriamente, anche se con tanta allegria. Si festeggia secondo le antiche usanze che sono giunte a noi da secoli e sono ancora oggi osservate. Dopo tutti i preparativi che sono stati completati, il padre offre a ciascun membro della famiglia un pezzo di pane immerso nel miele, che era stato precedentemente benedetto in chiesa. Egli introduce la famiglia alla preghiera.

Dopo la preghiera, il padre fa i suoi migliori auguri a tutti con il saluto Khrystos Razhdaietsia (Cristo è nato), e la famiglia risponde Slavimo Yogo (Rallegriamoci). Ci devono essere dodici piatti durante la santa cena, perché secondo la tradizione cristiana ogni piatto è dedicato a uno degli apostoli di Cristo”.

 

Quali sono le maggiori difficoltà chedeve affrontare questa comunità?

“Vi è un problema di tempo: le donne sono libere dal lavoro dalle 14 alle 16 e quindi è difficile organizzare la vita della comunità. Ma i maggiori problemi derivano dalla loro condizione sociale.

Vi sono molte crisi familiari dovute alla distanza. Si riuniscono alla famiglia rimasta in Ucraina, quando va bene una volta all’anno. La convenienza economica e la necessità di regolarizzare la loro situazione produce molti divorzi, separazioni e convivenze.

È difficile per loro tradurre la fede e la partecipazione alla vita liturgica in una vita cristiana coerente”.

 

Quali sono gli appuntamenti più importanti dell’anno?

“Sicuramente il 21 agosto – festa dell’indipendenza ucraina. Nel 1991, in seguito al collasso del regime sovietico, l’Ucraina proclamò la sua indipendenza, sancita nello stesso anno da un referendum e dalle elezioni presidenziali. Poi il 16 ottobre: festa della comunità Ucraina. Patrocinio della madre di Dio – Patrona e Orante per gli immigrati ucraini a Rimini. È un momento in cui rendiamo omaggio alla madre di Dio per la sua protezione durante tutto l’anno e le sue suppliche al suo figlio Gesù in momenti difficili di vita. Quest’anno celebreremo i 15 anni di presenza a Rimini. Il 27 novembre è la memoria del genocidio ucraino degli anni 1929-1933. È una giornata di memoria, riflessione, manifestazioni (ovunque si accendono candele) e preghiere nelle chiese e nelle case.

Il 22 gennaio è il giorno in cui il Paese celebra la festa dell’unità nazionale. Il nostro popolo nel corso della storia era diviso tra diversi imperi e l’atto di unificazione del 1919 ha unito tutti coloro che volevano vivere in una Ucraina libera e indipendente. Da qui il significato di celebrare il Giorno dell’unità con la preghiera per coloro che hanno dato la vita per realizzare questo sogno ucraino.

Il 12 marzo si celebra la memoria del ‘profeta’ ucraino Taras Shevcenko. Taras Shevchenko è un famoso poeta ucraino, considerato un vero e proprio eroe nazionale, e la sua vita è significativa per il destino di tutto popolo ucraino. Poeta, scrittore, pittore, creatore di una nuova linguistica e di una nuova letteratura, portavoce dell’ideologia e profeta della nazione ucraina. In ogni casa ucraina c’è una parete dove campeggia la fotografia di Shevchenko, insieme con le icone di Gesù e della Madonna.

Il 14 maggio, infine, è la festa della mamma. È una festa molto importante per le donne ucraine che hanno lasciato le famiglie in cerca di risolvere i diversi problemi, di per sé economici. Loro vivono un periodo molto difficile della loro vita, del loro essere donne, spose e madri. Per questo si cerca di curare l’affettività e si cerca di aiutare a vivere la maternità anche a distanza attraverso la vita comunitaria”.

 

La comunità ucraina celebra la messa in lingua ucraina e rito greco-cattolico ogni giovedì e domenica alle ore 14 nella chiesa Madonna della Scala.

Don Viktor è disponibile a fare incontri nelle parrocchie con le persone e famiglie ucraine che lo desiderassero; i sacerdoti riminesi sono pregati di segnalare le persone che desiderano incontrarlo e partecipare alle attività della comunità ucraina.

 

Chi fosse interessato può rivolgersi direttamente a:

don Viktor Duykalyuk

cell. 3804333279

mail: viktor_uk@yahoo.com

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di Roberto Bonfantini
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