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Di Cesare Trevisani

A volte nel calcio Davide batte Golia. Non è accaduto in Rimini-Cesena

di Icaro Sport   
Tempo di lettura 3 min
Sab 10 Feb 2024 09:56 ~ ultimo agg. 11 Feb 10:17
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Sono in molti a pensarlo: il fascino del calcio si fonda anche sul fatto che una partita può vincerla chi è meno forte dell’avversario. Catenaccio con pali e traverse come alleati e poi contropiede, miracoli del portiere e autogol dell’avversario, rigore inesistente a due dalla fine. Il nostro calcio ci ha costruito una leggenda. Altre discipline non hanno eguale, infinita letteratura. Il Cesena stesso, negli anni in cui ha abitato l’attico pallonaro, l’ha sperimentato vestendo la tuta operaia: i miracoli di Boranga e le sfuriate di ‘Gil’ De Ponti fino alla Coppa Uefa di mezzo secolo fa col Magdeburgo, oppure i ‘falegnami’ a far dighe difensive per liberare le galoppate dell’Umaz, Walter Schachner, a inizio anni ’80.

Deve averlo pensato ieri sera anche il tifoso biancorosso che, tutto sommato, anche l’attuale Rimini un po’ raccogliticcio e inventato pochi mesi fa, avrebbe potuto far fuori la corazzata bianconera che anno scorso buttò via campionato e play off e poi, aggiustata e migliorata, s’è rimessa in pista in questo girone poverello ai piani alti ed equilibrato nella pancia e in coda.

Il calcio lascia aperte queste porte ai più deboli: proprio oggi negli scontri diretti il Girona può coltivare il sogno della Liga e subentrare al Barcellona nell’orgoglio catalano se inchioda il Real Madrid, o il Leverkusen può allungare sul Bayern nella Bundesliga se dalla lontana e laboriosa Renania hanno la forza di metter sotto i potenti dominatori della ricca Baviera. Proprio per stare ad oggi pomeriggio.

La poesia del calcio ieri sera ha richiamato oltre seimila spettatori allo sbilenco Romeo Neri, dove in curva la partita va immaginata e sognata perché la pista di atletica serve alla polifunzionalità. Nel sogno, c’era che il Rimini poteva sgambettare il Cesena. Nell’immaginario, l’idea che sole e lettini siano categoria superiore a pesche e insalata. Un evento, insomma, parola d’ordine della grammatica quotidiana riminese. Anche così si spiegano i decibel sparati dalla colonna sonora dello stadio.

La realtà, impietosa, ha detto che la poesia del calcio centellina le occasioni nelle quali il piccolo Davide trova i sassi giusti per colpire alla fronte il gigante Golia. E quella di ieri sera non era fra quelle (leggi notizia).

Chi l’ha vissuta come evento, già ieri sera in seconda serata era in pista altrove. Chi l’ha sofferta, perché il sasso ha mancato la fronte del gigante, ha dormito maluccio e magari alle 14.30 va a vedere i giovani di Brocchini contro l’Arzignano, rimuginando sul piano partita di Troise, terremotato dalla banda di Toscano.

Il calcio è una mucca generosa, dispensa latte a tutti. È il suo fascino. Però alla fine serve ricordare che Davide, quando schiantò il filisteo, non ebbe solo fortuna. Aveva dentro di sé la forza che colmava il divario.

Cesare Trevisani

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