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Un anno di Rimining

di Gianluca Angelini   
Tempo di lettura 3 min
Dom 27 Mar 2016 08:06 ~ ultimo agg. 19 Mag 09:36
Tempo di lettura 3 min

Il piccolo Matteo, con il suo fiore ‘petaloso’, e la maestra dai capelli turchini non si erano ancora imbattuti nell’Accademia della Crusca che Rimini si era già portata avanti. La città di Fellini, il maestro della fantasia, da un anno abbondante s’è fatta verbo. Inglese, ma pur sempre verbo. Era il 10 marzo del 2015 infatti quando, con un gioco di parole – buono per il marketing e la promozione turistica – Rimini è divenuta anche ‘rimining’. Voce del verbo ‘to rimini’: più o meno, “rimineggiare” o “essere rimini”.
Da allora, la parolina fornita anche di hashtag, #rimining, è comparsa un po’ ovunque – sui manifesti, sul sito del Comune, su quello ufficiale di informazione turistica – coniata, così spiegava nel giorno della sua epifania il sindaco Gnassi, perché “quando dici Rimini la gente sorride! Rimini è un desiderio, Rimini è un’emozione.. Rimini è un luogo dell’immaginario”.
Insomma, una sensazione che abbraccia un’intera comunità, racchiusa in un neo-verbo dall’aria britannica. Che in 12 mesi non ha mancato di scatenare – soprattutto sul Web – l’ironia e il sarcasmo di diversi cittadini pronti a brandire ‘rimining’, dileggiandolo, ad ogni notizia di ‘nera’ pubblicata sui media locali, vecchi e nuovi. Senza pietà alcuna – basta scorrere gli interventi sulle diverse pagine Facebook dedicate alla città – per un’idea curiosa. Comunque accattivante, inusuale.
Sicuramente originale – niente a che vedere con quel RicC1one iperpubblicitario andato in scena nel 2005 o giù di lì – ma che, di mese in mese, sembra avere perso un po’ della sua aura. Già, perché anche fuori dalla Rete – e senza scomodare avvenimenti per forza nefasti – quando ci si imbatte in una buca, in un ingorgo stradale o in un banale disservizio, non è insolito sentir commentare, “com’era quella roba, rimining? va là, va là…”.
D’altronde, presentato ben prima della stagione estiva, il verbo anglo-romagnolo, di settimana in settimana, sotto il sole vacanziero si è un pochetto scolorito. Manco era iniziata la Molo Street Parade, uno dei grandi eventi dell’estate, che i giornali locali hanno riempito le pagine con la chiusura di uno dei locali di punta del Lungomare per problemi vari. Poi, le gigantografie griffate Cattelan, con i suoi presunti provocatori ‘Saluti da Rimini’ che hanno scatenato – forse obbligatoriamente visto il personaggio – critiche e polemiche. Debordate dai social network e rotolate su tutti i media. Locali e non.
Poi le pagine dei giornali si sono ingrossate anche per i battibecchi sull’albergatore del Riminese, che avrebbe rivoluto i profughi ospitati prima della stagione estiva e per l’ex militante di destra riminese che ne ha ‘ospitati’ 17 in casa. Temi che la stampa, anche nazionale, non si è lasciata sfuggire.
Cose che hanno scolorito, un po’, ‘rimining’. Per colpa del ‘timing’. Su cui, purtroppo, non ci si può fare niente.

 

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