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Legge regionale

Alle Aziende sanitarie 15 milioni di euro contro il caro bollette

In foto: Raffaele Donini (@newsrimini.it)
Raffaele Donini (@newsrimini.it)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 6 minuti
mar 6 dic 2022 13:42 ~ ultimo agg. 15:10
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15 milioni dalle Regione per aiutare le Aziende Sanitarie a fronteggiare il caro bollette. “Un intervento straordinario della Regione, che consente ancora una volta e per il terzo anno consecutivo di far fronte con risorse nostre all’enorme incremento delle spese che il servizio sanitario sta affrontando. In attesa fiduciosa che dal Governo arrivi una risposta concreta in tempi rapidi” ha detto l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, commentando l’approvazione in Assemblea legislativa della legge d’iniziativa della Giunta. Risorse regionali derivanti da variazioni compensative, di competenza e di cassa, rese possibili attraverso risparmi da economie di spesa senza, però, incidere sulla qualità delle prestazioni sanitarie. “La sanità sta vivendo un momento di particolare difficoltà – prosegue l’assessore –: dopo la pandemia, che pure grava ancora sul nostro servizio sanitario, gli aumenti dei costi energetici hanno fatto il resto dando vita ad una tempesta perfetta che ha bisogno di immediata risposta. Le risorse stanziate con il Dl Aiuti, 1,6 miliardi di euro, da ripartirsi tra le Regioni per quota di accesso e non per costi effettivamente sostenuti, è una cifra insufficiente per il reale andamento dei costi per le Aziende. La sanità pubblica va difesa e sostenuta, soprattutto in un momento di grande difficoltà come questo. La politica, a partire dal Governo, deve porre la sanità come elemento centrale: da parte dello Stato vogliamo risorse adeguate e strutturali”. La proposta di legge risponde all’esigenza di sostenere l’equilibrio economico-finanziario delle Aziende sanitarie regionali a fronte del consistente incremento dei costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche. Già a inizio 2022 la Regione ha avviato un monitoraggio bimestrale dei conti economici delle Ausl per verificare dinamiche gestionali, costi sostenuti e il loro impatto sui bilanci in un momento di emergenza: è emerso che l’incremento complessivo dei costi è stato di oltre 250 milioni di euro. Inoltre, è stato costituito un gruppo di lavoro regionale con energy manager per la ricognizione dei contratti in essere e approfondimento dei consumi e dei costi unitari.

In aula l’assessore è intervenuto anche sullo sforamento del tetto di spesa per i dispositivi medici. “La riscossione del payback per le Regioni– ha precisato Donini- è un atto dovuto. In caso contrario sarebbe inevitabile la contestazione di danno erariale a carico delle Regioni stesse. Nell’ambito della Conferenza delle Regioni e nei rapporti col Governo, l’Emilia-Romagna non ha mai taciuto le diverse incognite e contraddizioni del payback dispositivi medici. Ma sappiamo bene che il tetto impatta maggiormente sulle Regioni, come l’Emilia-Romagna, che hanno una forte sanità pubblica ospedaliera e territoriale, e che sono molto attrattive anche per i cittadini che non ne siano residenti, soprattutto per la cura e per interventi chirurgici di alta complessità che richiedono ingenti spese sanitarie in farmaci e dispositivi medici”. Per questo motivo l’assessore si è detto favorevole alla convocazione urgente di un tavolo nazionale, condiviso con Governo, Regioni e imprese, che approfondisca a livello giuridico, economico e sanitario la tematica, e che possa andare incontro alle ragioni delle realtà imprenditoriali del settore biomedicale, presenti in grande numero in Emilia-Romagna. Annunciando anche che ancora prima sarà avviato un confronto in seno al Patto per il Lavoro e per il Clima. “Non ci sentiamo quindi – ha concluso – e nessuno si ponga, in contrapposizione con queste aziende; al contrario, vogliamo discutere presto con il Governo per trovare insieme una soluzione al problema. Nessuno pensi che la Regione Emilia-Romagna voglia fare cassa o risolvere le difficoltà finanziarie legate al mancato rimborso delle spese Covid ed energetiche con fondi straordinari, eccezionali e di dubbia riscossione”.

La discussione in aula

“Mettiamo ulteriori risorse a disposizione del servizio sanitario regionale: un segnale da parte della Regione Emilia-Romagna per sottolineare quanto sia per noi prioritario il funzionamento della nostra sanità”, ha rimarcato la relatrice di maggioranza Marcella Zappaterra (Pd). La consigliera ha poi parlato dei conti in sanità: “Nelle annualità passate la Regione Emilia-Romagna ha coperto i costi straordinari collegati all’emergenza Covid. Il quadro, poi, si è complicato ulteriormente con gli aumenti del prezzo dell’energia. La situazione oggi è complessa (per noi e per tutte le altre amministrazioni regionali), ma stiamo facendo quanto possibile in attesa di risposte da Roma. La sanità, in particolare la nostra, quasi totalmente pubblica, necessita inevitabilmente di elevati consumi energetici (sia di elettricità sia di gas)”.

“È importante fare chiarezza su quello che sta accadendo nella sanità emiliano romagnola. Quello della maggioranza ci sembra un tentativo di mistificazione della realtà. Oggi la situazione in Emilia-Romagna è quasi fuori controllo. Il buco nel bilancio della Regione è importante e non c’è una strategia per riformare il sistema” ha rimarcato il relatore di minoranza Daniele Marchetti (Lega). Il consigliere ha ribadito che “con questo provvedimento abbiamo raschiato il fondo del barile. Parliamo di fondi collegati ai risultati dei monitoraggi bimestrali, dati che però non ci avete mai mostrato nonostante le numerose richieste”. “Già da giugno si sapeva che sarebbe finita così; è quindi evidente che la risposta della Regione Emilia-Romagna, oltre a essere insufficiente, è anche tardiva. Serve una riforma seria che coinvolga tutto il sistema”, ha concluso il leghista.

“Risulta che il governo nazionale e quello regionale abbiano trovato un accordo: l’Emilia-Romagna beneficerà di ulteriori 100mila euro, non c’è però chiarezza sul monitoraggio collegato ai maggiori costi dell’energia e nulla si sa circa i risultati dei monitoraggi. Qualcosa non ha funzionato e i 15 milioni stanziati non sono sufficienti. Una soluzione va trovata, occorre rivedere la spesa, capire perché si spende troppo e dove. Un po’ di autocritica andrebbe fatta, perché i numeri parlano chiaro: serve una gestione diversa del sistema”, ha commentato Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia).

“Parliamo di briciole, con tagli qua e là nel bilancio. Questa non è la soluzione. Mancano ancora 838 milioni di euro per il pareggio di bilancio del servizio sanitario regionale. Abbiamo superato il 2021 ma per il 2022 il traguardo è lontano. Ci chiediamo, quindi, come farà la Regione Emilia-Romagna a reperire tutte queste risorse. Serve una revisione radicale del sistema sanitario regionale”, ha sottolineato Valentina Castaldini (Forza Italia). “Sembra – ha aggiunto – che l’incremento dei costi energetici equivalga a oltre 250 milioni di euro”.

Silvia Piccinini (M5s) ha parlato di “manovrina”. Per la consigliera, però, per appianare il buco “non si devono toccare i fondi destinati al sociale”. La Regione Emilia-Romagna, ha quindi rimarcato la consigliera, “deve puntare in sanità sulle fonti rinnovabili e deve essere pronta, attraverso i bandi nazionali collegati agli aiuti per i maggiori costi dell’energia, a intercettare le risorse messe in campo”.

“Un intervento non cospicuo ma che contribuisce assieme ad altre azioni il pareggio di bilancio, che arriverà anche nel 2022. Difendiamo il nostro sistema, pubblico e universalistico”, ha poi spiegato l’assessore regionale Raffaele Donini. L’assessore ha poi evidenziato che “se ci sono criticità è perché in questi ultimi tre anni lo Stato non ha sostenuto le Regioni nelle spese erogate per contrastare efficacemente il Covid”. Già a settembre dell’anno scorso, ha spiegato, “avevamo aperto una vertenza nei confronti del governo per queste mancate entrate, attendiamo ora risposte dall’esecutivo Meloni”. Donini ha infine riferito “che in Emilia-Romagna non c’è alcuna spesa fuori controllo. Sono stati fatti sforzi importanti e i servizi sono garantiti”.

Approvato anche un ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Francesca Maletti (Pd) (prima firmataria) ha spiegato che “l’obiettivo è quello di continuare a fornire risposte adeguate ai bisogni di salute dei cittadini”. Critico invece Luca Cuoghi (Fdi): “Questo documento ci lascia perplessi. In pratica, si passa la patata bollente al governo nazionale. Suona come un avviso di sfratto all’assessore regionale”. Sulla stessa linea Marco Mastacchi (Rete civica): “Questo ordine del giorno, particolarmente corposo, ci stupisce, dato che si collega a un progetto di legge di soli due articoli. Sulla gestione della sanità regionale serve un maggiore coinvolgimento dell’Assemblea legislativa”. È poi intervenuto Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa): “Con questo ordine del giorno si fa un’analisi approfondita delle esigenze vere del sistema sanitario, che tiene conto dei cambiamenti in atto. Servono nuove risorse ed è importante investire sul sistema, puntando sempre più sul pubblico”. Per Silvia Zamboni (Europa verde) “con questo ordine del giorno si danno indicazioni sulla sanità regionale, un punto di partenza per l’avvio di un confronto con la giunta”. Ha voluto ribadire, inoltre, “che la qualità della sanità emiliano-romagnola è buona, anche se servono risorse adeguate”. Per Simone Pelloni (Lega) “questo ordine del giorno rappresenta le tante occasioni mancate: un elenco di tanti buoni propositi che però non sono mai stati tradotti in legge. Serve urgentemente una proposta di riforma per trasporre nella realtà questi indirizzi”. Per Michele Facci (Lega) “con questo odg si attesta lo stato di crisi in cui versa la sanità regionale. La voragine nei conti è enorme e c’è un problema strutturale di controllo e gestione. Il primo a essere chiamato in causa è l’assessore regionale. Occorre cambiare decisamente passo”. Per Manuela Rontini (Pd), che ha risposto alle opposizioni, “con questo documento non commissariamo di certo l’assessore. I problemi non sono qui, semmai in Lombardia, dove l’assessora alla sanità si è dimessa”. Ha poi spiegato che anche nella fase dell’emergenza Covid “in Emilia-Romagna il sistema ha funzionato”. Serve, ha concluso, “una battaglia comune per ottenere le risorse che ci spettano”. Anche per Palma Costi (Pd) “con questo atto si fa un’operazione molto importante (anche a supporto del nostro assessore). C’è grande responsabilità sui conti pubblici ma da Roma le risorse non sono arrivate. Vogliamo una sanità pubblica e universalistica di qualità e siamo contrari a qualsiasi processo di centralismo”. Per la pentastellata Piccinini “con questo documento si segnala la difficoltà del momento, su questo tema serve il coinvolgimento di tutte le forze politiche”. Per l’esponente Fdi Marta Evangelisti “è un ordine del giorno che misura la febbre della maggioranza e la febbre è molto alta. Il nostro sistema sanitario non sarà allo sbando ma innegabilmente è in difficoltà”. Per Ottavia Soncini (Pd) “il modello della sanità regionale va salvaguardato. Una sanità pubblica e universale deve essere considerata come un investimento e non come un costo (a partire dal tema della prevenzione) e questo atto d’indirizzo propone una visione d’insieme strategica”. Per l’azzurra Castaldini “questo odg è il tipico mazzo di fiori che il fidanzato ti regala dopo due mesi che non torna a casa. La maggioranza qui certifica quello che andrà a tagliare nei prossimi mesi”. Per Stefania Bondavalli (lista Bonaccini) “questo odg non nasconde i problemi, pone l’accento su cosa è stato fatto e su cosa si sta facendo. E’ un atto di responsabilità a sostegno del lavoro dell’assessore e della giunta”.

Respinto invece un ordine del giorno presentato dalla minoranza. Per il leghista Marchetti (primo firmatario) “serve comprendere se la gestione delle risorse pubbliche a livello regionale sia adeguata” e chiede “un maggiore coinvolgimento dell’Assemblea”.