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Incontro con l'amministrazione

Tari. I sindacati incontrano il comune di Rimini: no agli aumenti

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 30 apr 2024 18:37
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La tariffa rifiuti è destinata a salire del 4,15% nel 2024 per i cittadini del comune di Rimini. Un aumento più contenuto rispetto al 4,96% definito da Atersir ma che comunque non convince Cgil, Cisl e Uil che hanno incontrato nei giorni scorsi l’amministrazione lamentando di avere appreso del rincaro solo a mezzo stampa, dopo che negli incontri di fine 2023 il comune aveva espresso la volontà di non aumentare la pressione fiscale e aveva garantito il confronto con le parti sociali. I sindacati hanno ribadito all’amministrazione il loro no agli aumenti e hanno ricordato come la quota di risorse destinata alle agevolazioni tariffarie non venga incrementata dal 2019. Inoltre Cgil, Cisl e Uil hanno lamentato il fatto che i 370mila euro ottenuti col recupero dell’evasione siano stati usati per ridurre la tariffa a tutti i cittadini e non in maniera proporzionale ai redditi.

La nota di Cgil, Cisl e Uil

Sul tema delle politiche tariffarie esistono nodi di fondo che riguardano ATERSIR ed ARERA, senza dimenticare il ruolo di HERA, ma il Comune di Rimini deve fare di più per contenere gli aumenti tariffari sulle fasce sociali più fragili.
CGIL Rimini, CISL Romagna, UIL Rimini, unitamente ai sindacati pensionati SPI, FNP, UILP, lunedì 29 aprile hanno incontrato l’Amministrazione comunale di Rimini (rappresentata dall’Assessore Kristian Gianfreda) sul bando esenzioni TARI. L’incontro è stato influenzato dalle notizie sull’aumento, apprese dalle Organizzazioni sindacali solo a mezzo stampa nonostante gli incontri intercorsi di recente, senza quindi la reale possibilità di aprire un confronto.
Processo di definizione della TARI: un metodo da cambiare a tutti i livelli
Le tre organizzazioni sindacali avevano incontrato il Comune di Rimini in due occasioni, a novembre e dicembre 2023. All’ordine del giorno, tra gli atri temi, vi era proprio quello del livello complessivo di tassazione locale che grava sulla cittadinanza, con particolare attenzione verso chi è in pensione, chi lavora in condizioni di precarietà o vive in generale una condizione di fragilità. La tornata di incontri si era conclusa sancendo a verbale, nero su bianco, la volontà dell’Amministrazione comunale di non aumentare la pressione fiscale sulla cittadinanza, garantendo un confronto con i sindacati a favorire processi di partecipazione ed innovazione nel governo della città. Anche nell’incontro che si era tenuto a marzo scorso – sul tema IRPEF –non era stato anticipato a latere alcunché sul tema TARI. A pochi mesi da quegli incontri non si può che stigmatizzare un procedere in direzione contraria da parte del Comune sul piano della tassazione locale e sul fronte delle relazioni con le Organizzazioni Sindacali territoriali.
In materia di TARI è indubbio che sia da introdurre una riforma che, a tutti i livelli, veda maggiore trasparenza e concertazione nella definizione di decisioni che poi – a cascata – rischiano di comportare gravi impatti sociali.

Rivedere le tariffe TARI 2024 garantendo maggiore equità sociale
Che il 4,15% di aumento, come deliberato dalla V Commissione Consigliare di Rimini, sia inferiore al 4,96% stabilito da ATERSIR è senza dubbio evidente. Ciò che CGIL-CISL-UIL evidenziano è innanzitutto che il “Fondo TARI” del Comune di Rimini, cioè la quota di risorse destinata alle agevolazioni tariffarie non viene incrementato dall’Amministrazione dal 2019; nel frattempo le cose non sono affatto migliorate a livello economico per tante famiglie riminesi, sarebbe dunque necessario un suo rifinanziamento che vada ben oltre ai circa 300.000 euro attuali, diventando un fondo strutturale e non a stanziamento annuale come lo è ora. Sul tema, peraltro, va evidenziato che in provincia di Rimini ci sono Comuni più piccoli di quello capoluogo che destinano strutturalmente a tal fine maggiori risorse in rapporto agli abitanti. Le attuali agevolazioni sociali, concordate con CGIL-CISL-UIL nel 2019, prevedono nel bando TARI, tra le categorie beneficiarie uno sgravio del 90% per famiglie con redditi ISEE fino ad € 9.000. La richiesta, avanzata unitariamente dalle sigle sindacali al Comune, è quella di innalzare in maniera sostanziosa tale soglia di reddito ISEE al fine di includere più nuclei famigliari in condizioni di oggettiva difficoltà. I Sindacati hanno appreso dalla stampa che il Comune riuscirà a contenere la percentuale di crescita di quasi un punto grazie al recupero dell’evasione. Ma perché i 370.000 euro derivanti dagli incassi sul recupero evasione non sono stati impiegati proporzionalmente ai redditi dei cittadini? Il Comune destina questa somma a sconto TARI per tutti i contribuenti, invece che destinarlo alle fasce più deboli. Questo non è accettabile, tanto più che il regolamento TARI – a dirla tutta – conserva intatti sconti difficilmente comprensibili, come quelli destinati alle abitazioni utilizzate in maniera discontinua (-10%) e alle attività stagionali (-25%).
Per molte famiglie un aumento del 4,15% sulla tassa rifiuti non è sostenibile. Per queste ragioni le sigle sindacali chiedono con forza che il Comune riconsideri le proprie decisioni in materia e applichi un vero confronto in particolare su tutto ciò che riguarda le politiche economiche e sociali.