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di carlo alberto pari

L'amico geniale: il superbonus. Una riflessione

In foto: la campagna del Bonus 110
la campagna del Bonus 110
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 26 mag 2024 07:05 ~ ultimo agg. 23 mag 11:13
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Come ho già scritto in altre occasioni, a volte è semplice predire il futuro, non servono poteri straordinari, è sufficiente una minima razionalità. Il mio primo articolo riguardante il superbonus (fu pubblicato su un quotidiano cartaceo), risale al varo della normativa. Esprimevo perplessità, evidenziavo il rischio di enormi costi pubblici e l’iniquità della sua natura. Di converso, in tanti sostenevano la norma, adducendone l’utilità, finalizzata al rilancio del settore. Incontrovertibile verità, del resto, anche se si decidesse di regalare auto a spese dello Stato, la produzione del
settore decollerebbe. Il discrimine è l’analisi sulle ricadute, ma generalmente, quando paga “Pantalone”, pochi temerari rischiano di perdere consensi votando contro. Al riguardo il resoconto finale, sintetizzo il mio pensiero, basato su tre pilastri fondamentali:
A) L’esiguo numero dei fortunati che hanno usufruito della legge ( rispetto al totale degli immobili), hanno aumentato il valore delle proprietà in loro possesso, praticamente in forma gratuita, indipendentemente dal loro reddito o dai capitali posseduti. Sostanzialmente, un acceleratore di diseguaglianze. Immaginiamo cosa possono pensare, coloro che non hanno ancora una casa ed hanno difficoltà a sostenere i costi dell’affitto.
B) Le esanimi casse dello Stato, estremamente provate da un debito pubblico enorme, sono ulteriormente aggravate da svariate decine di miliardi di euro da reperire. Un dramma, vista la situazione generale, che si ripercuote anche sui servizi essenziali.
C) I lavori effettuati in forma “gratuita” e concentrati nel tempo, hanno certamente contribuito a creare un aumento esponenziale dei prezzi dei materiali. I costi così amplificati, uniti alla fine della possibilità di utilizzare il superbonus, hanno creato un detonatore, che danneggerà anche lo specifico comparto.

L’unica nota positiva di questi giorni arriva dai giovani, finalmente, hanno ripreso a protestare, al momento, per questioni umanitarie, condivisibili, quando pacifiche, ma non certo esaustive. Un auspicabile cambio di passo, potrebbe concretizzarsi nel prendere atto che le elargizioni di denaro pubblico a pioggia, non sono mai positive, le concessioni di proprietà pubbliche, le deleghe al rilascio di titoli di spettanza dello Stato, distribuite a poco prezzo ed in esclusiva, non sono mai positive, l’implemento costante del debito pubblico (soprattutto se finalizzato al consenso), non è mai positivo, non esiste ”debito buono”, se non è sostenibile.

Educazione civica, significa anche manifestare dissenso sulle elargizioni dello Stato, quando appaiono inique e dannose per la salute dei conti pubblici, perché “Pantalone” siamo tutti noi, soprattutto le nuove generazioni, cui lasceremo debiti difficilmente sanabili, che incideranno enormemente sulla sanità pubblica, sulle pensioni, sull’assistenza, sull’Istruzione, amplificando ulteriormente le diseguaglianze ed ipotecando il futuro delle giovani generazioni.
CARLO ALBERTO PARI