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ai lavori socialmente utili

Violentarono a turno una 15enne, cinque minorenni evitano la condanna

In foto: la polizia in spiaggia
la polizia in spiaggia
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 22 apr 2024 17:55 ~ ultimo agg. 23 apr 14:28
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Fu trattata come una bambola di pezza, costretta da un gruppo di amici, tutti minorenni come lei, a praticare atti sessuali a turno ad ognuno di loro. Di quella violenza di gruppo, la minore, all’epoca 15enne, porta addosso ancora oggi i segni non fisici ma psicologici, nonostante siano passati quasi tre anni. Loro, invece, i cinque imputati, tutti ragazzini del Riminese tra i 15 e i 16 anni, eviteranno la condanna per il reato commesso, che prevede pene fino a 6 anni di reclusione.

L’altro ieri, davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale per i Minorenni di Bologna, tre dei cinque hanno chiesto la messa alla prova, misura alternativa alla pena detentiva. Significa che, previo benestare del giudice, svolgeranno un periodo di lavori socialmente utili. Di che tipo lo stabiliranno le assistenti sociali insieme al giudice. I tre imputati, accompagnati dai loro avvocati, si sono detti pentiti, hanno ammesso in toto le loro responsabilità e chiesto perdono alla ragazzina, che tra poco compirà 18 anni. In aula erano presenti anche i genitori della minore insieme al loro legale, l’avvocatessa Monica Cappellini. Gli altri due giovani, invece, compariranno davanti al gup il prossimo 4 giugno, praticamente scontata anche per loro la richiesta alla messa alla prova. Nessuna possibilità di costituirsi parte civile e quindi nessun risarcimento per la persona offesa, dal momento che la legge sui minori non lo prevede.

La violenza di gruppo risale alla sera del 6 giugno del 2021. Stando alle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Rimini, la 15enne, in evidente stato di alterazione per l’assunzione di alcol, si appartò volontariamente sulla spiaggia libera Rimini con un ragazzo che le piaceva. Dopo uno scambio di effusioni, lui però la costrinse a fare quello che lei non voleva, poi all’improvviso spuntarono gli amici di lui. Erano quattro, e a turno, approfittarono di lei. Solo l’intervento di un gruppo di ragazzi più grandi, attiranti dal pianto della 15enne, mise fine allo stupro dandole così la possibilità di scappare a chiedere aiuto. A sostegno dell’accusa il racconto della minore, il referto ospedaliero e il sequestro dei cellulari dei cinque ragazzi, nei quali furono trovati video e foto degli atti sessuali poi passanti di chat in chat.

Per i difensori degli imputati (gli avvocati Giovanni Collura, Eriberto Montespini e Mauro Capobianco del Foro di Forlì-Cesena, Gianluca Brugioni, Matteo Zucconi e Giuliano Renzi del Foro di Rimini, Francesco Marabeti del Foro di Torino) non tutti quella sera commisero violenza nei confronti della 15enne, o almeno vi sarebbero dei distinguo tra le varie posizioni. Per il pm, invece, non ci sono dubbi: tutti presero parte allo stupro.