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problema annoso

Lavoro stagionale dei minorenni. Cgil: è da boomer pensare sia di per sé educativo

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 2 apr 2024 17:39
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Il problema è annoso e da qualche tempo ciclico: all’avvicinarsi della stagione estiva le categorie economiche del turismo lamentano la mancanza di lavoratori stagionali. Ad intervenire sul tema e anche sull’impiego di forza lavoro giovane è la CGIL di Rimini che afferma: “serve investire nella qualità del lavoro e dei servizi, la priorità è quella di aumentare salari e migliorare condizioni di lavoro. E’ necessario un approccio complessivo che esca dalla logica aziendale dei “costi” e degli “incentivi”. Lo sviluppo di un piano strategico del turismo, ad ogni livello, non può più prescindere da un confronto con i portatori degli interessi dei lavoratori e delle comunità locali. I governi ad ogni livello dovrebbero soppesare i vari interessi in campo, senza mortificare gli interessi collettivi”.

In particolare sul tema dei minori: “Che superate le soglie del XXI secolo, in un paese europeo, ancora si discuta di lavoro minorile con argomenti da secondo dopoguerra – attacca la CGIL – è di per sé sintomatico di una certa arretratezza culturale. Bisogna innanzitutto sgombrare il campo dal “pensiero” per il quale “fare la stagione estiva nel turismo” sia di per sé educativo. Il lavoro è certamente un aspetto della società che va compreso ed assunto come valore, ma possibilmente confrontandosi con sfide maggiormente stimolanti rispetto a quelle della generazione dei cosiddetti “boomers”.

Per i minori servono contratti di lavoro regolari: “questo assicura ai giovani la possibilità di partecipare attivamente al mondo del lavoro senza vincoli legati al percorso di studi, consentendo loro di acquisire esperienza ed autonomia. In secondo luogo applicando correttamente i contratti collettivi di settore va sottolineato che non vi sono rischi di sanzioni per le aziende, ma certamente i costi possono essere superiori rispetto ai contratti di apprendistato”. Il sindacato ha forti dubbi su come venga proposto l’apprendistato dalle aziende: “L’apprendistato è concepito
per favorire la formazione e l’inserimento professionale dei giovani, offrendo loro la possibilità di acquisire competenze sul campo con l’assistenza di un tutor e con un programma di formazione dedicato. Suscita perplessità che il sistema delle imprese stagionali del turismo riesca ad offrire questo percorso a tutti gli studenti di un determinato territorio. Forse sarebbe meglio concentrarsi sulla qualità dell’apprendistato di chi sta facendo un percorso di studi specifico, piuttosto che candidarsi a svolgere missioni sociali fuori portata (ad esempio quelle educative).
Dubbi vengono espressi anche sui PCTO, gli ex percorsi di alternanza scuola-lavoro: “non privi talvolta di esiti drammatici. Dovrebbe far riflettere sul confine troppo sottile tra lavoro e sfruttamento e richiama a gran voce la necessità di una revisione di tali percorsi in chiave realmente formativa eliminandone ogni stortura“.

Dopo la pandemia, si sta assistendo ad un deciso aumento del numero delle studentesse e degli studenti costretti a lavorare, anche durante il periodo scolastico, a causa delle difficoltà economiche delle proprie famiglie. Dalle analisi di Save the Children emerge che in Italia sono oltre 300 mila i minori di età compresa tra 7 e 15 anni che hanno avuto esperienze di
lavoro, quasi 1 minore su 15. Tra i ragazzi di 14 e 15 anni che hanno svolto attività lavorative, il 27,8% ha svolto lavori particolarmente dannosi per i percorsi educativi e per il benessere psicofisico, perché percepiti come pericolosi, perché svolti in orari notturni o perché svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico. Tali dati testimoniano l’esistenza, anche nel nostro Paese, di un grave problema di sfruttamento minorile che deve richiamare tutti a grande attenzione quando si parla di questi temi. È necessario e prioritario l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, perché in un mondo che cambia così radicalmente e velocemente, la nostra generazione ha bisogno di più scuola e non di meno scuola.”