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Scuole Penny Wirton.

#sguardi, relazioni, educazione, intervista a Eraldo Affinati

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 26 feb 2024 12:16 ~ ultimo agg. 4 mar 09:43
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Eraldo Affinati è figura educativa di rilievo per il suo impegno come insegnante e per l’invenzione – insieme alla moglie Anna Luce Lenzi – delle Scuole Penny Wirton. Ma anche pluri-premiato scrittore.

Due professioni mai vissute come scisse, ma sempre complementari e che attingono profondamente anche alla sua storia personale.

Ai suoi genitori infatti, entrambi orfani, spesso le parole erano mancate. Nasce così allora per Affinati l’urgenza di restituire voce e parola, come atto di giustizia nei confronti di tutti quei ragazzi che avevano vissuto esperienze difficili, apparentemente scartati dalla scuola e dalla società.

Professore, nella serata del 7 febbraio a Rimini si è parlato di #sguardi. Qual è lo sguardo che si dovrebbe assumere in una relazione educativa?

Mi viene subito in mente l’immagine del giovane Nazareno che per la prima volta percorrendo la strada da Cafarnao al Lago di Tiberiade guarda negli occhi i pescatori sulla riva. Il suo non è uno sguardo retributivo o strumentale, non desidera niente in cambio. È uno sguardo a fondo perduto, ed è lo stesso sguardo che anche noi dovremmo assumere in una relazione educativa. I rapporti umani non dovrebbero legarsi a un risultato, ma dovrebbero semplicemente nascere da una fede profonda nell’azione che stiamo svolgendo. Oggi viviamo in una società in cui si contano i like ai post, i riscontri, i risultati numerici. Anche a scuola prevale l’attenzione su voti e programma, mentre la scuola dovrebbe essere questo: intensificatore di vita. L’educatore e l’insegnante non dovrebbero cercare consenso o pensare al proprio vantaggio economico e spirituale. Nessuna visione monoculare è giusta ma ciò che conta è avere uno sguardo che prima di giudicare si chiede: di cosa hai bisogno?

Dall’esperienza negli istituti professionali e poi alla Città dei Ragazzi di Roma fino alle Scuole Penny Wirton: qual è lo stile educativo che avete scelto?

Prima come insegnante di letteratura negli istituti professionali di Roma e poi come insegnante di italiano alla Città dei Ragazzi ho incontrato un’umanità straordinaria. È stata una rivoluzione dentro di me. Così ho deciso di viaggiare nei luoghi da cui provenivano i miei studenti: Marocco, Albania, Gambia… ed è nato il libro “La Città dei Ragazzi”. Il migrante non va né criminalizzato né idealizzato, ma conosciuto. Pian piano insieme a mia moglie abbiamo inoltre compreso che la lingua non è solo un mezzo di comunicazione, ma è la casa del pensiero. Per questo abbiamo creduto che fosse fondamentale creare scuole come le Penny Wirton in cui giovani migranti potessero apprendere gratuitamente l’italiano, in un rapporto uno ad uno con i volontari. Oggi sono oltre 60 tra Italia e Svizzera.

Molti dei vostri volontari sono a loro volta giovani studenti. Cosa può dirci di questa esperienza?

Tra i nostri volontari molti provengono dalle scuole secondarie superiori, grazie ai progetti Pcto (ex alternanza scuola-lavoro). Ci sono poi tanti giovani di seconda generazione, che parlando correntemente due lingue e possono mettere le loro competenze a disposizione di altri ragazzi e ragazze. Si creano relazioni straordinarie. Per questo, oggi, trovo assurdo che il nostro Stato non riconosca ancora la cittadinanza a questi giovani nati e cresciuti in Italia, un’ingiustizia incarnata, perché il loro potenziale così non viene riconosciuto. I nostri docenti non sono necessariamente i primi della classe ma, per usare il linguaggio di Don Lorenzo Milani, i “Gianni” e i “Pierino” si devono incontrare. La scuola deve entrare in azione dove c’è l’errore, non la risposta esatta e deve farlo premiando il movimento, non il risultato. Sempre don Milani diceva che il nostro è il mestiere dei fiaschi. E Michel De Certeau ha aggiunto che un ragazzo ti porta sempre in un luogo che tu non prevedi. Bisogna amare l’autonomia dei nostri studenti, anche quando ci mette sotto scacco.

La serata, organizzata dall’equipe Pardēs (Paradiso), composta da docenti e studenti dell’Issr “A. Marvelli”, ha visto anche la partecipazione della vice sindaca del Comune di Rimini Chiara Bellini, che ha espresso l’esigenza di creare anche a Rimini scuole e università sempre più inclusive. La rassegna proseguirà mercoledì 13 marzo con la pastora battista Lidia Maggi, che parlerà della parola #poteri. Per maggiori info: www.issrmarvelli.itinfo.iosonolaltro@gmail.com

È possibile rivedere la serata con Eraldo Affinati a questo link e ascoltare qui un’intervista ai microfoni di Radio Icaro e qui, dal minuto 46, ai microfoni di Icaro tv.