La crisi del commercio di prossimità: 431 negozi chiusi in 11 anni


Un po’ meglio del dato italiano ma pur sempre numeri che certificano una crisi. L’analisi “Imprese e Città – Demografia d’impresa nelle città italiane” dell’Ufficio Studi Confcommercio (in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne) anche quest’anno restituisce un quadro complicato per le imprese del commercio. A livello nazionale tra il 2012 e il giugno del 2023 sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio. Nel Comune di Rimini, inserito tra le sedi dell’analisi, si è passati invece da 2.120 attività commerciali a 1.689 (lo scorso anno erano 1840). A soffrire di più la crisi sono gli esercizi specializzati come i negozi di abbigliamento, calzature e articoli in pelle, cosmetici e profumeria, fiori e piante, alimenti per animali, gioiellerie, mobili per ufficio, negozi di ottica e fotografia, articoli di seconda mano. In questo settore merceologico dal 2012 al 2023 nel Comune di Rimini si sono perse ben 246 aziende, di cui 119 nella zona centrale (che comprende anche la marina) e 127 in quelle più periferiche. Netto calo anche per gli esercizi specializzati di articoli per uso domestico, ovvero ferramenta, articoli per la casa e tessili, che con le attuali 109 aziende di cui 27 nell’area centrale e 82 in periferia, calano vistosamente sia in riferimento al 2012 (159 di cui 48 in zona centrale, 111 in periferia), sia al 2019 (128) e al 2022 (129). Ma il calo più consistente di imprese del commercio al dettaglio riguarda quello di alimentari e bevande, su cui pesa il post-pandemia: sono passate da 225 a 191. A scricchiolare sono anche le medie e grandi superfici di vendita, con i cosiddetti esercizi non specializzati (supermercati, iper, discount, grandi magazzini) che a Rimini passano dalle 125 del 2012 alle 117 del 2023 dopo aver tenuto un sostanziale equilibrio fino al 2022.
Unico dato positivo del settore commercio arriva dalla macro-area trainata dall’e-commerce che comprende anche le vendite per corrispondenza, il porta a porta e i distributori automatici. Le imprese che se ne occupano nel Comune di Rimini sono passate dalle 54 del 2012 alle attuali 98, con un’accelerazione iniziata nel 2019.
E se a livello nazionale la nota lieta arriva dal settore turismo, con la crescita corposa delle attività di alloggio e ristorazione, a Rimini si va in controtendenza: mentre le “altre forme di alloggio” come affittacamere, residence e B&B reggono nelle zone centrali, perdendo terreno in periferia, il calo deciso è negli hotel che passano dai 948 del 2012 agli 827 del 2023.
La ristorazione conferma invece il momento d’oro, che anche a Rimini trova un exploit degno di nota nelle zone centrali, che conservano un forte appeal per il settore, mentre perde qualcosa la periferia. Nel 2012 erano 172 i ristoranti in zona centrale e 343 fuori, passati a 181 e 402 nel 2019, ora si attestano a 204 unità in centro e 386 in periferia. Il contrario di quello che sta accadendo ai bar, che dopo una discesa fino al periodo pandemico, ora si sono attestati sui livelli del 2022 con un calo soprattutto nelle zone del centro: da 494 (166 in centro, 328 in periferia) dono scesi a 389 (141 in centro e 248 fuori).
“I dati certificano la crisi strutturale del commercio come l’abbiamo sempre conosciuto – spiega il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino –. Il nostro territorio, seppur in continuità con il dato nazionale, mostra comunque segnali confortanti, sintomo di come anche il turismo faccia da traino al comparto. Un cambio di rotta però è dovuto e tutti insieme, pubblico e privato, dobbiamo rimboccarci le maniche prima che le città cambino volto con un peggioramento della situazione e conseguenze tangibili sulla vivibilità, sul decoro e sulla sicurezza, tutti ambiti di cui le attività commerciali sono baluardi con le loro vetrine accese. Bene dunque la nuova Legge regionale approvata dall’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna nei mesi scorsi che non solo detta le linee di sviluppo e riqualificazione dell’economia urbana, ma aggiunge sostegni alle imprese attraverso la creazione di bandi. Ne parleremo approfonditamente in un convegno che stiamo organizzando come Confcommercio provinciale per il 7 marzo prossimo, a cui fin da ora invitiamo a partecipare”.