Indietro
menu
in alta valmarecchia

Eolico Badia del Vento. Società presenta integrazioni, tempi brevi per osservazioni

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mer 9 Ago 2023 14:59
Tempo di lettura 3 min Visualizzazioni 1.234

Entra nella fase finale dell’iter autorizzativo il progetto “Badia del Vento” il primo dei progetti eolici presentati per il territorio compreso fra Alta Valmarecchia (Montefeltro) e Val Tiberina. Prevede sette pale alte 180 metri che dovrebbero essere posizionate sul versante toscano del Monte Loggio, ma a pochi metri dal confine con l’Emilia Romagna, vicinissime
a numerosi borghi storici e visibili in gran parte della Valmarecchia e non solo.
La ditta FERA aveva chiesto la sospensione del procedimento per poter integrare il progetto in base alle carenze progettuali e le numerose richieste pervenute dagli enti pubblici.
Le integrazioni sono state presentate nei giorni scorsi e c’è tempo fino al 18 agosto per poter presentare le ultime osservazioni prima che inizi la fase autorizzativa.

Il comitato Appennino che si batte per evitare il nuovo impianto chiede alla Regione Emilia-Romagna “una presa di posizione nettamente contraria, coerentemente con quanto annunciato pubblicamente nel corso di  un evento informativo e aperto alla cittadinanza tenutosi domenica 2 aprile a Casteldelci” e ha anche attivato una raccolta fondi per eventuali ricorsi al TAR.

Il comitato torna poi a ribadire il perché della contrarietà: “Perché siamo contrari a questi impianti di grande taglia pur sostenendo la necessità di ricorrere a misure per la transizione energetica? Gli impianti devono essere collocati in aree idonee e limitando il consumo di suolo. Ebbene, la verità è che questi impianti di grande taglia vanno a violare le disposizioni previste dalle norme attualmente in vigore. Infatti, la loro ubicazione comporterebbe la violazione della fascia di rispetto dei 3 km dai beni tutelati e il superamento della quota dei 1200 m slm, limite oltre il quale in Appennino si impone il vincolo di tutela previsto dalle norme sui beni culturali e paesaggistici. Si tratta di un’operazione speculativa e distruttiva, prevista in un territorio fragilissimo, ad alto rischio idrogeologico, legata ai soli interessi economici delle ditte proponenti, di alcuni proprietari terrieri nonché del Comune di Badia Tedalda nel caso fossero effettivamente corrisposte delle misure compensative, di fatto eventuali poiché previste da un accordo siglato al di fuori della Conferenza dei Servizi”.
“Chiediamo a gran voce agli enti incaricati della verifica della documentazione presentata dalla ditta FERA, che, nella valutazione dell’impatto sul territorio, tengano in considerazione dell’effetto cumulativo che si è venuto a creare nell’area (a questi 7 aerogeneratori vanno sommati infatti altri 45 previsti nella stessa zona del Montefeltro e Valtiberina). Nell’arco di sei mesi sono infatti spuntati come funghi progetti che, cumulativamente, procurerebbero in questa ristretta area un disastro ambientale grave ed irreversibile, considerando le opere necessarie per il posizionamento degli aerogeneratori, quali gli sbancamenti per la realizzazione delle strade per raggiungere i crinali, i trivellamenti profondi e le colate di cemento per le fondazioni, l’abbattimento di ettari di bosco di altissimo pregio che assorbendo la CO2 contribuiscono realmente alla riduzione delle emissioni. Il territorio che ospita la più grande cerreta d’Europa verrebbe deforestato e cementificato per produrre energia “green”. Trattasi di una operazione totalmente insostenibile, in un territorio che, non dimentichiamolo, è anche ad alto rischio sismico”.

La selva degli aerogeneratori proposti sarebbe talmente fitta e scriteriata che i rotori delle pale, durante il funzionamento, andrebbero in collisione! E, ripetiamo, SE dovessero funzionare, perché, come osservato più volte, il vento dei crinali appenninici non è costante ed è in diminuzione (basti consultare gli atlanti del vento europei e verificarne l’andamento negli ultimi decenni)“.

 

Altre notizie
di Carlo Alberto Pari