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in risposta al progetto Rimini Life

Supermercato area via Bassi: Confcommercio, Confesercenti, CNA compatte sul no

di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Lun 24 Apr 2023 12:44
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Confesercenti replica ad Asi, società che propone Rimini Life, e alla sua posizione di netta contrarietà al nuovo supermercato che fa parte del progetto, si aggiungo anche le voci molto critiche di Confcommercio e CNA Rimini.

Nel botta a risposta a distanza con Ariminum Sviluppo Immobiliare Mirco Pari tiene a fare alcune puntualizzazioni. “Primo, la nostra è la posizione di un’associazione di categoria che rappresenta le piccole e medie imprese locali e che tutela i loro interessi, non quelli delle imprese che astrattamente potranno arrivare. E dato che, come ricorda anche Asi, non esiste più il “contingentamento” commerciale, e quindi tutto si regola con la programmazione urbanistica, è fondato il nostro timore che una volta realizzata una struttura da 6000 mq, la superficie commerciale non si fermi a 1500 mq, ma possa arrivare fino a 4000 o 5000 mq. Ci chiediamo a tale proposito come un privato possa avere speso 14 milioni e mezzo di euro per acquisire l’area, per poi limitarsi a realizzare 1500 mq. Per questo abbiamo detto sin da subito il nostro no al progetto. Non è pensabile di occupare tutti gli spazi disponibili con nuove superfici commerciali in un territorio già saturo, o si rischia che accada ciò che sta succedendo in altre regioni del nord, dove diverse realtà commerciali sono in crisi e chiudono. E resta il degrado.

Asi sostiene inoltre che a Rimini la spesa sia alta perché non c’è concorrenza. Ma sono dati non significativi: a Rimini i consumi sono influenzati anche delle presenze turistiche. E riguardo alla concorrenza, basta fare un giro: sono presenti in città tutte le insegne, tranne alcune che hanno scelto di non aprire in questo territorio. Infine, gli strumenti urbanistici citati da Asi sono ampiamente superati. Dalla loro approvazione il mondo e Rimini sono cambiati. Non possiamo pensare di applicare i criteri del 1998 a una città che mette al centro la sostenibilità, la vivibilità, il verde, una mobilità diversa, i servizi per le persone e al loro benessere. Posto che non siamo noi gli interlocutori di Asi, bensì l’Amministrazione, intanto la società potrebbe partire dalla demolizione della ex nuova questura, e poi parlare del progetto.

Che prezzo dovrà pagare la città per la riqualificazione dell’area della ex questura? – incalza il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino che auspica il confronto tra società e amministrazione, chiedendo che al tavolo possano sedere anche le associazioni di categoria -. Ruotano tutti attorno a questa domanda i dubbi legati al progetto presentato dalla nuova proprietà dell’area di via Ugo Bassi. Se da una parte rimane improrogabile lo sblocco della situazione per ridare vitalità a questa parte della città, Rimini non può più permettersi errori. È dunque auspicabile e urgente che si faccia chiarezza sul progetto di riqualificazione e che vengano resi noti i piani. In questi giorni di dibattito si è parlato tanto della parte commerciale delnuovo progetto, con 1.500 metri quadri che sarebbero dedicati alla vendita e 4.500 ai servizi tecnici.Proporzioni che lasciano pensare ad un utilizzo diverso da magazzini e servizi correlati al supermercato. Ribadiamo che di nuovi supermercati non si sente la mancanza e che rimane la nostra contrarietà ad aperture di grandi strutture commerciali, soprattutto a ridosso del centro cittadino. Aperture che di fatto stanno cancellando i negozi di vicinato, quelli di quartiere, quelli che per le classi sociali più fragili sono sempre stati punti di riferimento non solo commerciali e di approvvigionamento dei beni, ma elementi fondanti della socialità e dei rapporti interpersonali.
Non volendo però fare di un caso specifico né una questione ideologica, né di marchi o insegne, né tanto meno porre un veto aprioristico, vorremmo capire la reale portata di questo intervento affinché non porti ulteriori sconquassi alla città. Se fosse realmente in predicato l’attivazione di una piattaforma logistica, questo diventerebbe un progetto insostenibile per la nostra città. La zona già altamente popolata e il traffico veicolare già denso su una importante via di collegamento come è via Roma, potrebbe creare ulteriori problemi di congestionamento a ridosso del centro. Bene dunque che l’amministrazione e la proprietà dell’area tornino a sedersi al tavolo, al quale anche le associazioni di categoria potrebbero dare il loro contributo“.

Per Davide Ortalli e Marco Palazzi di CNA servono piani di sviluppo alternativi ad un nuovo supermercato: “Abbiamo seguito con attenzione il dibattito sull’area “ex questura” tra amministrazione comunale e proprietà e non possiamo che esprimere il desiderio che si riapra quanto prima il dialogo tra le parti, utile ad individuare piani di sviluppo alternativi. È vero, parliamo di un’area degradata, sicuramente una delle vergogne di Rimini ma la storia e l’attuale situazione di abbandono e incuria, che peraltro dovrebbe essere impegno della proprietà presidiare, non può mai giustificare il prevalere del principio “va bene tutto purché sia”. Resta un’area strategica e un asse viario primario e bene fa l’amministrazione a cercare soluzioni che abbiano la forte connotazione dell’interesse pubblico e che, a nostro avviso, non può coincidere con nuovi supermercati o superfici commerciali che arriverebbero a coprire 6.000 m quadri o hub logistici che andrebbero a snaturare la viabilità su un’arteria strategica per la città. In passato ci siamo espressi su progetti analoghi, su Rimini e su altri Comuni della Provincia e sempre abbiamo manifestato la nostra contrarietà allo scambio urbanistico in nome di un presunto interesse pubblico. Rimini ha di fronte la grande opportunità di risolvere definitivamente un problema che si trascina da vent’anni, grazie ad un gruppo privato che ha deciso di investire in quell’area. Sinceramente eravamo convinti ci fosse già un’intesa a monte dell’investimento tra nuova proprietà e amministrazione comunale, così evidentemente non era, ma non è mai troppo tardi per trovare un accordo, perché una soluzione è davvero nell’interesse di tutti. Non può essere il commerciale l’unico modello di business su cui poggiare l’operazione, se ne valutino altre e si cerchi una nuova soluzione attraverso il dialogo e il confronto, su cui sembra ci sia apertura da parte di tutti

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