Affitti brevi. Le proposte dell'Amministrazione di Rimini per riequilibrare il mercato
Abbassare da quattro a uno gli appartamenti assoggettabili alla cedolare secca, dare un codice anche agli “airbnb” come agli hotel, diminuire da tre a uno il numero degli appartamenti affittabili in regime privatistico e togliere il divieto, per gli appartamenti ammobiliati ad uso turistico, di farsi pubblicità per far emergere i locatori brevi che ora evitano di dichiararsi al Suap. Per arginare il mercato degli affitti, ‘dopato’ dagli airbnb e simili, anche Rimini ha la sua ricetta. Ad elencare le proposte oggi è l’assessore alle Attività economiche Juri Magrini.
La prima proposta è quella di presentare un emendamento al decreto legge 50/2017 e in particolare sul Regime fiscale delle locazioni brevi: la cedolare secca (21%) ora può essere applicata fino a quattro appartamenti e andrebbe abbassata a una sola abitazione, “riequilibrando quindi il beneficio fiscale”. Questo perché, dice Magrini, “paradossalmente gli affitti brevi creano una disuguaglianza economica: Nomisma ha calcolato che bastano 120 giorni di locazioni brevi per guadagnare l’equivalente di un anno in affitti a medio termine“. La seconda proposta, che coinvolgerebbe la Regione, sarebbe appunto attribuire, come già avviene in altre regioni, il codice identificativo anche agli immobili destinati a locazione breve, un meccanismo che “sarebbe utile per il recupero dell’evasione dell’imposta di soggiorno e dell’Irpef”. Inoltre andrebbe modificata la legge regionale 16/2004 per diminuire il numero degli appartamenti affittabili in regime privatistico da tre a uno e per togliere il divieto, per gli appartamenti ammobiliati ad uso turistico, di farsi pubblicità.
Per l’assessore si potrebbe poi seguire la proposta presentata a Venezia dalla rete Ata (Alta Tensione Abitativa) che chiede di limitare il numero di immobili dati in locazione breve, dare ai Comuni la facoltà – e non l’obbligo – di individuare limiti e zone dove applicarli, evitare l’aggregazione di autorizzazioni in capo a un singolo soggetto e garantire l’esercizio delle attività che non hanno un impatto sulla residenzialità e che sono realmente riconducibili alla sharing economy (come nel caso dell’affitto di singole stanze o intere case) per un massimo di 90 giorni. Qualcosa, prosegue, “si può fare anche attraverso regolamenti comunali, come abbiamo già fatto peraltro nella manovra finanziaria di quest’anno, riducendo l’Imu per il canone concordato per agevolare i proprietari degli immobili o aumentare il fondo di garanzia per i locatori”. Il Governo, ragiona l’assessore, pare intenzionato ad accogliere l’appello degli amministratori locali, aprendo alla possibilità di intervenire sulla regolamentazione degli affitti brevi, questione che “riguarda in maniera trasversale tutte le città, piccole e grandi, ma impatta in maniera più pesante sulle realtà ad alta vocazione turistica”. Anche il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, ricorda infatti Magrini, qualche settimana fa ha evidenziato “virtù e pecche di un modello che pur arricchendo il ventaglio di opzioni dell’offerta ha ‘dopato’ le dinamiche immobiliari, togliendo dal mercato gli alloggi per le locazioni sul medio-lungo periodo”. Ora il Comune, dopo aver fatto un’analisi, mette sul tavolo la tre proposte, “ipotesi di lavoro, un contributo che Rimini vuole offrire su un tema sul quale crediamo sia indispensabile da parte del Governo un coinvolgimento fattivo con le città”, conclude.