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Prosegue l'inchiesta

Operazione Free Credit. Sequestrati agli indagati altri 2,6 milioni

In foto: La guardia di Finanza di Rimini
La guardia di Finanza di Rimini
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 6 feb 2023 07:35 ~ ultimo agg. 7 feb 12:26
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A nemmeno un anno dalla scoperta della maxi frode da 440 milioni di euro sui bonus introdotti in piena pandemia per aiutare imprese e commercianti in difficoltà, la Procura di Rimini ha emesso l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 43 indagati con la richiesta di giudizio immediato per altri 10 componenti del sodalizio criminale considerati tra i maggiori responsabili della truffa.

Prosegue anche l’aggressione patrimoniale degli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria nei confronti degli indagati, con nuovi sequestri per altri 2,6 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi al 97% dell’ammontare della frode già recuperato.

Tra i beni oggetto di sequestro figurano disponibilità finanziarie presso istituti bancari sammarinesi, un’abitazione di pregio in prossimità delle principali attrazioni storiche di Rimini e altre 3 unità immobiliari, oltre a gioielli, Rolex e borse Louis Vuitton acquistati con i soldi della frode milionaria e nascosti in buona parte all’interno di alcune cassette di sicurezza nella disponibilità degli indagati, dislocate tra le province di Rimini, Roma, Brescia e Reggio Emilia.

Il sistematico ricorso a prestanomi e vari passaggi societari – spiegano le Fiamme Gialle – non ha impedito la ricostruzione delle molteplici movimentazioni di denaro e cessioni di immobili realizzate dagli indagati, che avevano pensato di spogliarsi “sulla carta” di parte del patrimonio provento dei reati cedendolo fittiziamente a familiari e a soggetti compiacenti, pur mantenendone di fatto la titolarità.

Ad attirare l’attenzione delle Fiamme Gialle riminesi è stato, in particolare, lo stratagemma contabile ideato da uno degli indagati che, per timore di vedere sequestrato parte del suo patrimonio, aveva ceduto fittiziamente, secondo l’ipotesi investigativa, la proprietà di un suo immobile in un’azienda intestata ad un prestanome, simulando un conferimento per aumento di capitale sociale.

Ad uno dei principali indagati le Fiamme gialle hanno sottoposto a sequestro l’abitazione di famiglia, situata al Borgo San Giuliano e intestata alla moglie (risultata del tutto estranea alla vicenda). Secondo i finanzieri, l’immobile, acquistato prima delle indagini, sarebbe stato saldato in parte con i soldi derivanti dalla truffa. Sul provvedimento è ancora pendente un ricorso in Cassazione.