Indietro
menu
Tagli che fanno discutere

Taglio automedica a Rimini. Medici e infermieri criticano ma l'Ausl: inutili allarmismi

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
ven 23 dic 2022 12:53 ~ ultimo agg. 19:08
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 5 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

La decisione da parte della Azienda Usl della Romagna di rimodulare la presenza delle automediche tagliando anche quella presente a Rimini, sta facendo discutere. I mezzi sul territorio provinciale dovrebbero passare da 4 a 3: uno a Novafeltria, uno a Santarcangelo e uno a cavallo tra Rimini e Riccione.

Dobbiamo prendere atto della carenza di medici di 118 – spiega a Tempo Reale (Icaro TV/Radio Icaro) Nicola Colamaria, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche riminese – La Regione ci aveva preannunciato a novembre una rimodulazione e aveva chiesto la collaborazione degli ordini professionali ma sembra che l’Azienda della Romagna abbia preso una strada autonoma provvedendo in maniera unilaterale e senza coinvolgerci. Avevo anche chiesto nell’ottobre scorso un incontro al direttore generale Carradori, più volte rimandato. L’altro tema è che non c’è stata informazione e lo abbiamo appreso dai giornali. La rimodulazione scatterebbe dal 2 di gennaio.” “Come ordine – prosegue – noi infermieri chiediamo la formazione necessaria a gestire la maggiore complessità che ci troveremo ad affrontare. E poi queste nuove competenze dovranno rientrare anche nel contratto di lavoro. E’ un percorso che va costruito ma qua si sta andando al contrario.

Ieri il medico del 118 e referente Snami Davide Manfroni aveva lanciato l’allarme: “parliamo di un servizio fondamentale che verrà a mancare per più di 130.000 persone (la legge prevede ce ne sia uno ogni 60.000 abitanti) o addirittura ne avremo uno che opera per Riccione e Rimini assieme (170.000 abitanti). E d’estate? Parliamo di un mezzo che interviene su arresti cardiaci, gravi incidenti e in tutte quelle situazioni ove la presenza di un medico sia esso rianimatore, medico di emergenza-urgenza o MET può fare la differenza tra la vita o la morte. Ma perché?“. Manfroni aveva puntato il dito anche sulla decisione dell’Azienda Sanitaria di dirottare i medici del 118 al Pronto Soccorso e aveva parlato anche di un taglio dal limitato riscontro economico. Per contro invece, secondo Manfroni, ad incidere sulla carenza di medici del 118 sono anche le tariffe applicate in Romagna (20/30% in meno rispetto ad altre realtà).

Uno scandalo che innescherà scioperi” sono invece le parole (riportate dal Corriere Romagna) del presidente dell’ordine dei medici di Rimini Maurizio Grossi che lamenta l’assenza di adeguata informazione.

Niente allarmismi o prese di posizione strumentali, spiega invece l’Azienda Sanitaria in una nota firmata dal direttore del 118 Maurizio Menarini, dalla responsabile dell’emergenza urgenza Raffaella Francesconi, dalla direttrice del pronto soccorso di Rimini Tiziana Perin e di Riccione Rosa Intermite.
La grave e nota carenza di medici – spiegano – rende necessaria la riduzione di automediche nell’ambito dei territori della Romagna. La necessità di garantire la continuità delle prestazioni nei pronto soccorso dove viene messo in atto il trattamento definitivo necessario per le condizioni dei pazienti richiede di fare scelte straordinarie, impiegando all’interno degli stessi le poche risorse mediche disponibili”.
L’Ausl ricorda poi che, in merito all’attività delle automediche, “i pazienti critici che richiedono un intervento medico sul territorio sono in percentuale non superiore al 1,5%, numero che consente di assicurare la necessaria copertura anche con riduzione del numero dei medici sul territorio, considerato che su tutte le ambulanze sono presenti infermieri (mezzi di soccorso avanzato a leadership infermieristica). Inoltre, il numero di interventi delle attuali automediche (Rimini, Riccione e Santarcangelo) è pari ad una media di 5 – 6 nelle 24 ore, con un medico che in un turno di 12 ore tratta 3 pazienti, di cui nella maggior parte dei casi non si riscontrano compromissione di funzioni vitali. Lo stesso dottor Manfroni ammette che sono poche le “emergenze gravissime”.
A fronte di questi dati – proseguono i vertici Ausl -, un medico del pronto soccorso di Rimini e Riccione tratta non meno di 25 – 30 pazienti a turno con un carico ben differente di lavoro rispetto a chi lavora in automedica: appare evidente che sia necessario tutelare questi professionisti e supportarli nel lavoro quotidiano“.
L’Azienda ricorda poi l’ampliamento della presenza dell’elisoccorso a partire dalla prossima primavera e soprattutto nelle giornate estive, con circa 250 ore in più. Una attività che permetterà “una centralizzazione negli ospedali idonei dei pazienti anche da territori distanti dagli stessi presidi“.
Nessun passo indietro quindi a trent’anni dalla nascita del sistema 118 ma “un progetto di sviluppo che mira a migliorare efficacia ed efficienza di tutte le fasi del soccorso preospedaliero in Romagna“. Uniformità delle procedure infermieristiche, formazione e qualificazione degli infermieri e dei medici, presenza di un medico in centrale operativa per supportare e supervisionare l’attività ne sono gli assi portanti.
Della necessità e delle motivazioni alla base della decisione di ridurre le automediche è stata data la dovuta informazione nelle opportune sedi” precisano poi i vertici dell’emergenza territoriale in risposta anche agli ordini dei medici e degli infermieri. Le sedi richiamate sono il collegio di direzione AUSL della Romagna, i consigli comunali di Rimini e Lugo e la Conferenza Socio-sanitaria territoriale dove “le criticità sono state ampiamente esposte congiuntamente ad una puntuale ed approfondita analisi dei dati di attività“.
Evidenziando che la Romagna è la realtà che ha il numero più alto di interventi con infermiere nel nord Italia in rapporto alla popolazione, l’Ausl si rivolge al dottor Colamaria ricordando che “non viene richiesto agli infermieri nulla che sia al di fuori delle proprie competenze e del proprio profilo professionale, operando all’interno delle procedure adottate. Ad esempio, in casi come l’infarto miocardico e l’ictus il contatto diretto con il cardiologo ed il neurologo ospedalieri consente di assicurare al paziente il percorso idoneo nei tempi più brevi possibili, in un lavoro di team medico-infermieristico che va a vantaggio dei pazienti, senza la necessità di un medico sul luogo dell’evento“. Sul tema della formazione invece “non è una richiesta dell’OPI la definizione di un progetto specifico di acquisizione delle competenze; è una parte del progetto di sviluppo del sistema di soccorso preospedaliero già in fase di implementazione e proposto dalla direzione dell’unità operativa 118. E anche su questo punto occorre fare chiarezza: nessuno pensa di sostituire con un infermiere i medici che mancano. Nell’ambito della professione ognuno mantiene il proprio ruolo, in una virtuosa collaborazione. E la figura del medico di centrale andrà a supportare ulteriormente, con la idonea tecnologia, gli operatori sul territorio“.
L’Ausl prende in esame anche le dichiarazioni del dottor Manfroni in merito ai problemi di tipo contrattuale parlando di “dati e cifre che se da un lato non corrispondono al vero dall’altro non considerano che gli stipendi erogati sono quelli previsti dall’accordo collettivo nazionale della categoria e dall’intesa regionale, con un regime equiparabile a quello dei dipendenti del servizio sanitario regionale che operano nel settore dell’emergenza. E ignora del tutto che la carenza medica è stata segnalata già da anni ed in particolare, con grande forza, dalla direzione della AUSL della Romagna: tra 2 anni mancheranno 50.000 medici, e non si tratta di un tema risolvibile solamente con incentivazioni economiche“. “Se “scioperi di medici ed infermieri” ci devono essere – prosegue la nota dell’Ausl – ci auguriamo che siano a difesa del servizio sanitario nazionale e di tutti coloro che vi lavorano con grande impegno: in questa fase abbiamo come operatori della sanità pubblica l’obbligo di fare del meglio, assumendoci ognuno le proprie responsabilità per garantire le risposte ai cittadini“.

Infine le conclusioni di Menarini, Francesconi, Perin e Intermite: “il sistema di soccorso preospedaliero della Romagna, anche con la riduzione di automediche, è in grado di assolvere pienamente al proprio compito di erogare le prestazioni appropriate alle necessità. Da una situazione di crisi possono emergere opportunità di crescita e sviluppo che permettono di mettere in campo soluzioni migliorative rispetto ad inveterate abitudini non al passo con i tempi“.