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Si accende il dibattito

700 scuole a rischio chiusura? Bellini: tagli e accorpamenti preoccupano

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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 2 dic 2022 13:20
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700 scuole a rischio in Italia? Il testo approvato dal Governo prevede che il dimensionamento scolastico vada attuato entro il 30 novembre di ogni anno e che, in base a notizie di stampa, la cifra minima di studenti per assegnare ad un istituto l’autonomia giuridica venga innalzata da 600 a circa 900. Questo comporterebbe accorpamenti tra istituti che secondo Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil, si configura come un vero e proprio taglio che toccherà almeno 700 istituti. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dalle pagine de La Stampa, spiega però che il dimensionamento avverrà nel modo più indolore possibile e che si interverrà solo sulle dirigenze e non sulle strutture fisiche che resteranno le stesse. Sul tema interviene anche la vicesindaca di Rimini Chiara Bellini che parla di una “scelta francamente preoccupante e in direzione opposta a quelle che sono le esigenze del nostro Paese e, nel concreto, agli investimenti fatti dall’Amministrazione comunale a partire dai nidi gratuiti fino all’accessibilità, al sostegno didattico, ai trasporti, ai servizi mensa.” Secondo la Bellini “queste scelte politiche lasciano intravedere una visione della scuola come fosse un’azienda da sanare, senza però comprenderne i reali bisogni e peculiarità.” Per la vicesindaca manca un progetto che tenga conto delle reali problematiche della scuola e che si fondi sui principi di inclusione e valorizzazione delle capacità individuali.

L’intervento di Chiara Bellini, Vicesindaca con delega alle politiche educative del Comune di Rimini

Tagli, accorpamenti o, forse è meglio chiamarla con il proprio nome, la cancellazione prevista di circa 700 scuole su tutto il territorio nazionale. In gergo tecnico è il cosiddetto “dimensionamento scolastico” inserito dal governo all’interno della manovra di bilancio, che prevede un disinvestimento evidente all’istruzione con tagli sia agli istituti che al personale.

Una scelta francamente preoccupante e in direzione opposta a quelle che sono le esigenze del nostro Paese e, nel concreto, agli investimenti fatti dall’Amministrazione comunale a partire dai nidi gratuiti fino all’accessibilità, al sostegno didattico, ai trasporti, ai servizi mensa.

Per essere chiari l’istruzione, per il Comune di Rimini, è uno degli ambiti strategici per affrontare le sfide che ci attendono nel prossimo futuro. Proprio per garantire un futuro alle giovani generazioni sarebbe quindi fondamentale che i governi investano una parte significativa delle loro risorse nel sistema scolastico. Non solo per garantire a tutti (a prescindere dalla condizione socio-economica di origine) l’accesso a un percorso educativo di qualità ma anche per fornire tutte quelle competenze che saranno indispensabili nei prossimi anni.

Peccato che, alla prova dei fatti, il Governo italiano abbia deciso di fare scelte diametralmente opposte. Scelte di disinvestimento che delegheranno agli enti locali, dalle Regioni ai Comuni, le scelte più dolorose. Questo in un momento dove sono già i comuni più piccoli o, nei capoluoghi di provincia come Rimini, le zone più decentrate a soffrire di più.

Per questo l’Amministrazione comunale di Rimini ha già investito nel potenziamento dei servizi educativi su tutto il territorio, favorendo anche lo sviluppo del tempo prolungato e l’apertura delle scuole in orari extra didattici come centri civici di comunità, e impostando un lavoro di progettazione mirato che ha permesso di ottenere fondi pnrr per strutture da costruire o implementare in tutti i quartieri, da Rivazzura a Viserba. Come già noto, si tratta di 10 milioni grazie ai quali potremo garantire cento nuovi posti di asili nido in più, che permetteranno a Rimini di superare la soglia di copertura prevista dall’Unione europea del 33% per i bimbi sotto i 3 anni. Piuttosto che inseguire economie laddove tutti gli altri paesi europei investono, la scuola, colgo l’occasione per fare un appello al Governo affinché faccia chiarezza e si spenda per favorire gli Enti locali nell’effettivo utilizzo dei fondi pnrr stanziati ma che, in assenza di risposte adeguate e concrete sulle modalità e le tempistiche, rischiano poi di non essere avviati.

Queste scelte politiche lasciano intravedere una visione della scuola come fosse un’azienda da sanare, senza però comprenderne i reali bisogni e peculiarità. Occorre una chiara definizione dei principi su cui vogliamo rifondare la scuola: l’inclusione e la valorizzazione delle capacità individuali. Dovremmo chiederci in quale scuola vorremmo far crescere le nostre figlie e figli. Dovrebbe essere innanzitutto una scuola che tenga conto di come la comunità scolastica sia cambiata. Di come oggi le classi siano composte in maggioranza da studenti che presentano fragilità, che vanno accompagnate e sostenute con il coinvolgimento di tutta la comunità scolastica. Senza un progetto che tenga conto delle reali problematiche della scuola, non vedo futuro.