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messaggio alla politica

Bullismo a scuola. La riflessione di Europa Verde

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 13 feb 2022 16:01 ~ ultimo agg. 14 feb 12:07
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Ascoltare i ragazzi e le ragazze, non dubitare di loro quando raccontano i disagi che li colpiscono, non svalutarli. Parte da questi fondamentali atteggiamenti la riflessione sul bullismo di Europa Verde Rimini, firmata da Alessia Lea Di Rago, co-portavoce del gruppo. Sulla scia del grave fatto avvenuto nei giorni scorsi in una scuola riminese la Di Rago manda anche un messaggio alla politica: “facciamoci spiegare da loro come vorrebbero che fosse la loro scuola, la loro vita, i loro luoghi di aggregazione. Ripartiamo da loro, mettiamoli al centro. Sono le nostre figlie, i nostri figli, lavoriamo per loro e con loro. Questo deve fare la politica“.

La riflessione

Il grave fatto di cronaca successo mercoledì scorso nell’Istituto Leon Battista Alberti di Rimini ha colpito ognuno di noi nel profondo, tutti siamo passati dai banchi di scuola e il bullismo non è un fenomeno nuovo, tutt’altro. Il bullismo è definito come una serie di comportamenti aggressivi di natura fisica o psicologica messi in atto sistematicamente da un soggetto forte nei confronti di un soggetto debole, con lo scopo di isolarlo e recargli disagio. Chi di noi non ha almeno solo assistito ad episodi di bullismo a scuola? Il fenomeno è molto più diffuso di quello che pensiamo. Ricordiamoci che la violenza è anche psicologica, quella fisica arriva sempre dopo, se arriva. Noi adulti, in queste circostanze, abbiamo il dovere e l’obbligo di interrogarci sul cosa c’è di sbagliato in una società così dedita alla violenza e alla sopraffazione, assumercene le responsabilità e trovare delle soluzioni. A nulla serve negare il fenomeno, ridimensionarne la gravità e pretendere, allo stesso tempo, di avere l’agile soluzione in tasca o, peggio ancora, scaricare la colpa su altri. Il problema esiste ed è anche, evidentemente, molto grave. 

Cosa fare? Ascoltare. Ascoltare i ragazzi e le ragazze, credere loro quando ci vengono a raccontare i loro disagi, malesseri. Non sminuirli, non svalutarli, non zittirli. Dobbiamo ridare dignità alle nuove generazioni, non possiamo, in coscienza, consegnare loro questo modo di vivere atomizzato, dove ognuno è un’isola infelice, le decisioni vengono calate dall’alto e l’ingiustizia è pericolosamente, spesso, dietro l’angolo. 

Gli adolescenti ci stanno comunicando che c’è qualcosa che non va e lo stanno facendo in tanti modi: le manifestazioni nelle piazze delle scorse settimane (represse con violenza), il movimento dei Fridays for Future, ma anche le risse in strada, il cyberbullismo, gli stupri di gruppo. Sono tutti segnali dello stesso disagio generazionale ed esistenziale del quale, noi adulti, non siamo parte lesa, ma in concorso di colpa. Che valori abbiamo trasmesso e stiamo trasmettendo attraverso il nostro atteggiamento di colpevolizzazione, stigmatizzazione e repressione? Che valore educativo ha l’atteggiamento di non ascolto?

I più grandi educatori ed educatrici della nostra storia sono stati quelli che si sono messi dalla parte delle nuove generazioni, semplicemente ascoltando. Penso a Maria Montessori, a Don Milani, a Margherita Zoebeli. La scuola è il luogo di aggregazione per eccellenza, essa ci offre la grande possibilità di raccogliere opinioni, umori e soluzioni da parte di chi è direttamente chiamato in causa: i ragazzi e le ragazze, appunto. Facciamoci spiegare da loro come vorrebbero che fosse la loro scuola, la loro vita, i loro luoghi di aggregazione. Ripartiamo da loro, mettiamoli al centro. Sono le nostre figlie, i nostri figli, lavoriamo per loro e con loro. Questo deve fare la politica: raccogliere le istanze del basso e trasformarle in prassi che possano accrescere il ben-essere della comunità. Come diceva María Zambrano: “Le radici devono avere fiducia nei fiori”.