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Candidatura che crea rottura

Revocate le deleghe di Gloria Lisi in Giunta. Gnassi: per chiarezza e responsabilità

In foto: l'ex sindaco di Rimini, Andrea Gnassi
l'ex sindaco di Rimini, Andrea Gnassi
di Redazione   
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sab 17 lug 2021 13:58 ~ ultimo agg. 18 lug 12:56
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Da oggi partono le procedure previste per la revoca delle deleghe in Giunta comunale di Gloria Lisi, che in settimana ha annunciato la sua candidatura a sindaco con un proprio soggetto politico. Lo fa sapere il sindaco Gnassi al termine di una lunga dichiarazione di risposta a quanto affermato dalla stessa Lisi. Le deleghe saranno riassegnate tra i componenti della Giunta. Una candidatura legittima, spiega il sindaco, ma consapevole di creare una rottura con le forze di centrosinistra.


La dichiarazione del sindaco Andrea Gnassi:

Ricambio con affetto e gratitudine i ringraziamenti per i 10 anni di lavoro nell’amministrazione comunale da parte di Gloria Lisi.

Un decennio iniziato con la più grande crisi economica-finanziaria mai conosciuta, la bolla edilizia, le infrastrutture da fare (dalle fogne ai motori culturali) o da completare, e finito nel biennio 2020/21 con la pandemia. Un periodo durante il quale Rimini, per le sue caratteristiche, poteva davvero soccombere. Invece oggi è una città in fortissimo cambiamento. Con un orgoglio ritrovato e diffuso dei riminesi. Non siamo arrivati, ma siamo in cammino. E se in Italia e all’estero ormai ci vedono come una positiva case history, il grazie va prima di tutto ai riminesi. Con i quali abbiamo discusso (a volte anche in modo acceso), ma che hanno visto e capito e che stanno sostenendo questo viaggio di trasformazione della città verso un futuro solido. Gloria ha contribuito in modo importante a questo lavoro e a questo cammino.

Ai ringraziamenti credo possano associarsi quelli dei consiglieri comunali tutti, della Maggioranza, della Giunta e degli assessori. Anche per la fatica, lo stress e la continua pretesa di fare di più, di fare meglio, a cui (ahimè) li ho sottoposti. Possiamo dire con assoluta verità che abbiamo sempre svolto il nostro servizio, pur nei limiti e nei difetti, mai per tutelare una sola parte o partito o gruppo di interessi. L’unica parte per noi è sempre stata e sarà solo Rimini.

Di una cosa sono certo: dovrà essere così anche domani. Indipendentemente dal ruolo che ognuno avrà. Quando si termina un ciclo così intenso, duro e pieno, è chiaro che ti ritrovi dentro, anche nell’anima, tutto. Gioie, ferite, domande. Anche sul “che farai?”. Ma quello che abbiamo seminato l’abbiamo portato avanti (altrimenti non l’avremmo fatto così!) non per garantirci dopo un ruolo o una ricompensa, pretenderlo o ritenerlo perfino dovuto. L’abbiamo fatto perché a Rimini, in queste decennio, servivano scelte radicali. Base di ogni futuro da qui ai prossimi anni.

Ora la candidatura a sindaco di Gloria, stando a quanto da lei pubblicamente affermato, si basa su due punti essenziali. Il primo punto è una denuncia di logiche autoreferenziali interna ai partiti e al partito di maggioranza della coalizione. Il secondo, la necessità di cambiamento.

Sul primo punto è vero che, in un contesto generale e particolare, logiche degenerate di partito e di corrente legittimano i cittadini a diffidare della politica. Le abbiamo denunciate. Le denunceremo. Ma esse si contrastano battendosi per e con una idea di città, una visione concreta di futuro e il lavoro concreto per la sua traduzione in fatti reali. Rimini è cambiata anche per questo. E ancora, anziché assecondare correnti o interessi di gruppi, è indispensabile il lavoro per costruire una colazione ampia e solida, con una candidatura forte e la più capace di fare sintesi di contributi programmatici diversi. In questo modo è e diventa fatto politico e non individuale.

Il fatto che oggi tutta la coalizione, le liste civiche e il PD (con la capacità di trovare un contributo anche da espressioni civiche) abbiano trovato convergenza su Jamil, sul lavoro fatto in questi 10 anni come base solida e su elaborazioni programmatiche per una sfida nuova, è appunto un fatto politico, un valore di comunità. Non è un fatto personale. E proprio Jamil anche con la sua storia globale e riminese insieme, il suo parlare quattro lingue, i suoi 10 anni di pancia a terra nei quartieri, nei problemi e nelle soluzioni, è e sarà la risposta riminese forte per i riminesi.

Sul secondo punto, la necessità di cambiamento. Vero. Scontato. Ma i cambiamenti riguardano tutti. Il pianeta, Draghi, Biden, l’Europa, Viserba e Miramare e il forese, la Regione e Bonaccini, tutti noi, gli ospedali e le scuole. La via più banale e più usata per ritagliarsi un protagonismo e un ruolo (per se stessi o un gruppo e anche per una corrente di partito) è quella di sentenziare: “tutto cambia, bisogna cambiare, per questo servo io o il mio gruppo”.

Quando poi questa richiesta di “cambiare tutti, ma gli altri” viene da chi ha ruoli politico-istituzionali consolidati, beh, la strumentalità è evidente e intuibile per chiunque. Se poi si denunciano degenerazioni correntizie nei partiti (e nel PD), chiusure e autoreferenzialità, non si possono usare gli stessi argomenti del “tutto cambia, ci voglio io o il mio gruppo” usati proprio da correnti e gruppi per ritagliarsi uno spazio. Non si può non vedere che il dibattito duro nel PD ha avuto il merito di leggere i tempi del Covid, l’impossibilità a Rimini (a Rimini!) di fare primarie serie, larghe, partecipate, e, infine, di convergere su Jamil e proporre altri contributi e personalità (compresa Chiara Bellini) alla coalizione e alla Città. Oggi Jamil è il candidato con il segno di questi 10 anni e con la capacità di allargare e saper cogliere le istanze più serie per i cambiamenti che ci saranno.

D’altra parte, il tema del rapporto tra rappresentanza, società e cambiamento è uno dei grandi temi della società contemporanea. Forse il più grande. Liquidarlo con l’autoproclamazione di ‘rappresentante del cambiamento’ è la cosa più lontana dal tentare di interpretarlo con lucidità, studio e proposte reali sull’idea di Paese e di Città. La società, il lavoro, la politica vivono una fase di grande disgregazione. Lo stesso Draghi, per fortuna, è diventato Presidente del Consiglio per una crisi di sistema della politica e della rappresentanza.

In questo scenario difficile, anche a Rimini, dove il centrodestra è disperso e senza idee, la coalizione di centrosinistra ha fatto, nonostante tutto, un suo lungo lavoro, con confronti e discussioni. Anche dure. Personalmente ho sempre sostenuto che a contribuire al futuro di Rimini potevano esserci più figure, diverse delle quali nella Giunta comunale come forti candidature a Sindaco. Si è discusso anche di figure civiche autorevoli per la candidatura. E persino anche oggi, come si sa, è forte la richiesta di tanti riminesi lontani dalla politica, di un terzo mandato che mi riguarda (cosa impossibile per legge e comunque, io ritengo, non giusta).

E’ quindi dentro questo ampio e complicato ma “fin troppo trasparente” percorso di confronto della coalizione, che nasce solida la convergenza sulla candidatura ritenuta la più giusta per Rimini: quella di Jamil. Tutti e anche Gloria siamo stati dentro questo percorso. E se un percorso unitario e largo, anche con punti problematici e criticità, non coincide con una aspettativa, legittima, ma personale, quel percorso lo si rafforza con un contributo forte e per il bene della città. Non si prova a colpirlo con una avventura solitaria.

Jamil c’è perché è la persona, l’amministratore che, per capacità e competenze, tutti ritengono sia in grado di parlare a tutta la società riminese e per dare le risposte più adeguate. Risposte lucide, fatti concreti. Fatti, a partire dalla condivisione. Aiuterà anche il percorso straordinario del Piano strategico e della nuova fase che dovrà aprire. Risposte che saranno autorevoli, libere ed autonome, perché parleranno a tutti i riminesi, anche a chi non avrà votato il Sindaco che le proporrà.

Perché sono proprio i candidati sindaci prima e i sindaci poi che devono, (devono!) ai cittadini tutti (tutti!), di centrosinistra e di centrodestra, laici e di ogni religione e credo, di ogni altra appartenenza e sensibilità politica, sono appunto i sindaci che devono rispondere ai cittadini dell’autonomia e della libertà delle scelte che fanno e faranno, in nome della Città e mai in nome di qualcuno. Ecco perché oggi servono campo largo e mai solitario, visione concretezza e lucidità. Non avventure. Non certo briglie e tanto meno ricatti, ma visione e lucidità.

Basta, infatti, studiare lucidamente il PNRR e il Documento Strategico Regionale con le risorse europee PR FESR FSE 2021-2027 per capire che i capitoli e punti per finanziare progetti sono esattamente quelli che Rimini ha anticipato in questi anni. Chi non cerca ruoli dicendo alla fine “tutto cambia, tranne me, per questo servo io o il mio gruppo” ma al contrario studia e agisce, sa che Rimini ha già azioni e sarà tra le prime città pronte per attingere alle nuove risorse.

Rimini è solida perché ha anticipato il cambiamento, l’ha avviato prima di altri che solo ora si rendono conto di dover partire. E’ il treno lanciato della città attraverso il cambiamento che oggi va alimentato per completare la rivoluzione verde, culturale, sociale e sanitaria della città. Le istituzioni per chi ha un ruolo non coincidono mai con le persone, né con le loro personali aspettative. Nelle istituzioni, in quella comunale, ci si sta per un mandato politico amministrativo ricevuto collettivamente il cui garante è il Sindaco, che guida la Giunta sostenuta da una maggioranza politica e dai suoi consiglieri comunali.

La scelta di Gloria di candidarsi autonomamente a Sindaco senza coinvolgere, condividere e neppure informare altre parti di istituzioni, Sindaco, colleghi e assessori della Giunta comunale, consiglieri comunali, la sua scelta di candidarsi in opposizione alle forze politiche e alla coalizione di centrosinistra che sostengono sia la Giunta oggi e che fortemente condividono la candidatura di Jamil a Sindaco, è una scelta legittima, ma anche consapevole della rottura del rapporto politico che crea. Perché delle istituzioni si fa parte in relazione ad un mandato politico ricevuto e non a titolo personale.

Con sofferenza e a malincuore – e lo dico sinceramente – faccio gli auguri di buona fortuna a Gloria, i ringraziamenti per il lavoro e il cammino fatto (che forse almeno per me e altri è diventato amicizia). Le istituzioni, però sia chiaro, vengono prima di tutto e agiscono per il bene di tutti con chiarezza, responsabilità e su mandato collettivo. Stare in un Governo nazionale, regionale e in un Comune con un piede dentro e uno fuori e proiettato da altre parti è, questa sì, una classica situazione italiana (questa sì, “vecchia come un secolo”), che anche Rimini ha già vissuto in passato. E che noi, Gloria compresa in questi 10 anni, per chiarezza verso i riminesi e responsabilità, non abbiamo mai accettato.

Le procedure previste per la revoca delle deleghe (non essendo state riconsegnate) sono attivate da oggi. La riassegnazione delle stesse avverrà nell’ambito dell’attuale Giunta.

PS: chissà se le vicende strane della vita e l’evoluzione del quadro, ancor più strano, politico e sociale, in fondo di tutto il Paese, ci consentiranno di ritrovare più avanti ragioni e sentimenti per un cammino comune, per il bene esclusivo di Rimini e della nostra Città.