Rimini Yacht, Lolli condannato a 4 anni e 6 mesi per associazione a delinquere


Quattro anni e sei mesi di reclusione. E’ questa la decisione del tribunale collegiale di Rimini, presieduto dal giudice Raffealla Ceccarelli, nei confronti di Giulio Lolli, l’ex patron di Rimini Yacht a processo per una truffa da 300 milioni di euro. Cadute in prescrizione le imputazioni di falso e appropriazione indebita, così come gli altri episodi di truffa. Assolto per “non aver commesso il fatto” per il reato più grave, quello di estorsione. Condannato, invece, per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Lolli, in videocollegamento dal carcere di massima sicurezza di Rossano Calabro, dove è detenuto con l’accusa di terrorismo internazionale dalla Procura di Roma, ha rilasciato spontanee dichiarazioni respingendo le accuse e sostenendo di aver agito per “salvare la società”.
Il pm Davide Ercolani, che aveva chiesto una condanna a 12 anni e 6 mesi, nella sua requisitoria ha definito Lolli come un “Robin Hood un po’ strano, che ruba ai ricchi e si tiene i soldi per sé”, poi lo ha accusato senza mezzi termini di aver distrutto la Nautica riminese: “Per colpa sua intere famiglie sono andate sul lastrico. Non ha solo ha danneggiato finanziarie e ricche società, ma anche decine di lavoratori”, ha attaccato il magistrato. Ripercorrendo i punti salienti dell’inchiesta, ha spiegato che ci sono voluti anni e anni di lavoro, giorno e notte, per ricostruire insieme ai carabinieri quanto combinato dall’ex patron di Rimini Yacht, poi scappato in Libia lasciando dietro si sé solo macerie.
Secondo il teorema accusatorio, l’imprenditore bolognese, difeso dall’avvocato Antonio Petroncini del Foro di Bologna, avrebbe realizzato una lunga serie di truffe legate alla compravendita di yacht di lusso. In particolare, sarebbe riuscito a vendere a più acquirenti le stesse imbarcazioni da milioni di euro. Con la sentenza odierna, per il Pirata, come è stato ribattezzato Lolli, si conclude il processo riminese. Resta in piedi, invece, quello romana, dove è chiamato a rispondere dei reati di terrorismo e traffico di armi. Duranti gli anni di latitanza trascorsi in Libia, secondo la Procura di Roma, Lolli era diventato un guerrigliero di una fazione in lotta per il controllo del Paese nordafricano. Una ricostruzione, questa, sempre contestata dall’ex patron di Rimini Yacht che, dal canto suo, ha sostenuto di aver combattuto l’Isis.