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sul rientro a scuola

Riziero Santi all'ex Assessora: Imola l'hai detta grossa

In foto: Riziero Santi
Riziero Santi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 8 gen 2021 10:35 ~ ultimo agg. 15:09
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Riferendosi alle dichiarazioni sul rientro a scuola rilasciate sui social e al resto del Carlino dall’ex assessora alla scuola del Comune di Rimini Irina Imola, oggi insegnante al liceo Giulio Cesare – Valgimigli: gli insegnanti hanno paura. “Amiamo il nostro lavoro e vogliamo il bene dei nostri studenti. Ma non siamo martiri”, Secondo Imola “riaprire gli istituti è pericoloso, nulla è stato fatto contro la pandemia”, il presidente della Provincia Riziero Santi interviene con una nota:

Leggo su social e giornali dichiarazioni della professoressa Irina Imola, persona che conosco e stimo, con le quali esterna sue preoccupazioni circa la ripresa dell’attività scolastica in presenza spingendosi a definire le scuole insicure e scomodando termini come “follia” e “martirio”. Ebbene, non è possibile far cadere queste gravi affermazioni senza precisare che le strutture scolastiche di Rimini rispondono pienamente a canoni di sicurezza infrastrutturale, che la ripresa in presenza avverrà gradualmente, al 50% e poi al 75% come stabilito dalla normativa e che l’organizzazione degli orari e delle attività didattiche, in capo alle scuole stesse e quindi al personale scolastico, è definita dovendo osservare scrupolosamente i protocolli anti-covid. Dire, da parte di una insegnante, che le scuole sono insicure significa assumersi una responsabilità molto precisa e pesante. Sono pronto ad affiancare la prof Imola in tutte le verifiche del caso nella convinzione che la scuola debba riaprire al più presto e che sia il luogo in assoluto più sicuro dove possano trovarsi gli studenti ed anche il personale, come peraltro accertato dall’Istituto Superiore di sanità che ha dichiarato che nelle scuole si ha una percentuale di contagio pari al 2%, molto inferiore ad altri luoghi come famiglie e luoghi di lavoro diversi.

Il post di Irina Imola

Sono stanca di leggere aberrazioni sugli insegnanti e sulla professione docente. Innanzitutto non si possono paragonare lavori diversi tra loro; chi lo fa non è onesto intellettualmente. Chi svolge altro mestiere non credo possa sapere il nostro carico di impegni, anche e soprattutto in dad. Chi mi conosce sa bene quanta passione io abbia per il mio lavoro, dunque chi pensa che noi insegnanti preferiamo la dad e non sentiamo il desiderio di tornare con i propri studenti, è in cattiva fede e tanto. Ma non accettiamo le condizioni precarie nelle quali si trova la scuola in questo momento. Nulla e dico nulla, è stato fatto (sin dall’inizio), in termini di sicurezza effettiva. Come potremo dunque gioire di ritornare in questa incertezza, in classi (piccole) con 27/28 alunni( le classi non sono mai state smezzate, come si sarebbe dovuto fare da settembre), con nessun ingresso scaglionato, come sbandierato ai quattro venti dalla politica? Non siamo martiri, anche se amiamo tanto il nostro lavoro. Vogliamo il bene dei ragazzi e proprio per questo diciamo che non ci sono le condizioni di sicurezza, nè per loro, nè per noi.