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A Tutta salute

Ictus e covid-19 nuova fragilità. Il neurologo spiega come affrontarla

In foto: il dottor Simone Vidale
il dottor Simone Vidale
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 22 dic 2020 17:06 ~ ultimo agg. 23 dic 08:03
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Questa sera alle 20:30 su icaro tv, canale 91, a tutta salute si parla di Ictus cerebrale e covid-19 nuova fragilità. L’ictus cerebrale è la seconda causa di morte al mondo e la terza nei Paesi dove è maggiore lo sviluppo economico. Rappresenta la principale causa d’invalidità, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori.
La pandemia, con il suo grande carico sul sistema sanitario, ha costretto in breve tempo gli addetti ai lavori a cambiare in corsa le modalità di intervento per una malattia improvvisa in cui il fattore tempo può fare la differenza tra la vita e la morte. Fino a meno di un anno fa il consiglio era: andate subito in pronto soccorso. Adesso cosa bisogna fare? In studio con la giornalista Lucia Renati il dottor Simone Vidale – neurologo, direttore dell’Unità Operativa di Neurologia di Rimini.

Esiste una correlazione tra covid e ictus? I pazienti affetti da Covid-19 potrebbero avere una maggiore predisposizione a sviluppare l’ictus cerebrale?

Che cos’è e a cosa bisogna stare attenti?

L’ictus è un danno cerebrale che si verifica quando l’afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per la chiusura o la rottura di un’arteria. Nel primo caso si parla di infarto cerebrale o “ictus ischemico” che è la forma più frequente. Nel secondo caso, invece, si parla di un’emorragia cerebrale o “ictus emorragico”; è la forma più grave, che può portare alla morte in oltre il 50% dei casi. La chiusura o l’ostruzione delle arterie che portano il sangue al cervello si verifica spesso in seguito alla formazione di depositi di grasso a carico delle arterie.
Il 40-90% delle persone che ha avuto un ictus era ipertesa prima del verificarsi dell’evento acuto.
Il meccanismo che conduce alla rottura di un’arteria è da far risalire all’indurimento delle pareti dei vasi causato dal persistere nel tempo di elevati valori di pressione sanguigna. Le arterie cerebrali perdono di elasticità, in alcuni punti si assottigliano, diventano meno resistenti e si rompono facilmente in seguito a sbalzi di pressione anche minimi.
A volte l’ictus si manifesta senza alcun segno premonitore. Ma spesso il deficit circolatorio al cervello ha già dato qualche fastidio, che magari non è stato riconosciuto. Occorre fare molta attenzione dunque ad alcuni segni premonitori, come il torpore improvviso di una gamba o di una braccio con perdita di forza, il calo della vista, un’improvvisa difficoltà nel parlare. In questi casi occorre subito recarsi al pronto soccorso. Riconoscere questo segnale d’allarme che si chiama TIA (attacco ischemico transitorio), consente di mettere in atto una prevenzione sia attraverso intervento chirurgico, sia attraverso farmaci che mantengano diluito il sangue. Le conseguenze di un ictus, sia ischemico che emorragico, dipendono dalla parte del cervello che viene danneggiata: dopo un ictus una persona può avere problemi di movimento per una paralisi degli arti di un lato del corpo, difficoltà di linguaggio o di pensiero. La riabilitazione può fare molto per il recupero funzionale causato da questi deficit, che hanno un impatto significativo sulla qualità della vita.