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A Rimini il dato peggiore

Valore aggiunto a picco nel 2020. La voce di imprese e turismo

In foto: Patrizia Rinaldis e Maurizio Focchi
Patrizia Rinaldis e Maurizio Focchi
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 2 nov 2020 12:51 ~ ultimo agg. 3 nov 07:18
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Se il turismo sta già pagando gli effetti negativi della pandemia, altri comparti dell’industria sembrano al momento tenere. Ma la crisi potrebbe essere solo posticipata. E’ quanto emerso in alcuni interventi raccolti nel corso della tavola rotonda “Scenari in movimento” organizzata dalla Cgil di Rimini e andata in onda sabato su Icaro tv. Spunto di riflessione, l’osservatorio sull’economia riminese elaborato dall’Ires Emilia Romagna.

Meno 11,1%. Questo il calo della produzione di valore aggiunto stimato per la provincia di Rimini nel 2020. Si tratta dell’indicatore più affidabile dell’andamento economico. Un andamento che nel riminese paga un dazio ancora più forte alla pandemia di quando accade nel resto dell’Emilia Romagna dove il segno meno si ferma al 10% (in Italia al 9,7%). E la ripresa, anche questa stimata da Ires, per il 2021 si limita ad un +6,4% contro il +7,1 regionale. Numeri sui quali pesa il fatto che il 79% del valore aggiunto provinciale è dato dal comparto dei servizi e in particolare dal turismo. Settore che, al di là della crescita registrata su arrivi e presenze fino al 2019, sconta da anni ad un calo consistente di redditività. “Basta guardare i bilanci e l’indebitamento con le banche” spiega Patrizia Rinaldis, presidente di Federalberghi Rimini, evidenziando come la discesa sia partita da oltre una decina di anni. “La crisi Covid – aggiunge – si è inserita in un contesto già non semplice“. La presidente invita le istituzioni a porre grande attenzione alle tante attività in crisi affinché non facciano ricorso a “soldi facili” o lascino le proprie aziende a “soggetti che non fanno turismo“.

Le incertezze riguardano anche aziende più strutturate e che lavorano con l’estero. In questo caso le criticità potrebbero esplodere più a lungo termine. “Noi lavoriamo su progetti che durano due o tre anni e il 2020 – spiega l’imprenditore riminese Maurizio Focchi nonostante cinque settimane di chiusura, tutto sommato è stato un anno dignitoso. Le difficoltà nasceranno nel 2021 perché alcuni cantieri si bloccano e il 90% del nostro prodotto è all’estero e questo ci crea dei buchi di programmazione nel 2021. Nel 2022, visto che non partono progetti, non sappiamo quello che accadrà. Vediamo con preoccupazione quindi il 2022 ma anche il 2023.