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Seduta animata

Scintille in consiglio durante il dibattito su piazza Malatesta

In foto: Sara Donati durante un consiglio comunale
Sara Donati durante un consiglio comunale
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 9 ott 2020 13:51 ~ ultimo agg. 10 ott 10:01
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Una seduta di consiglio comunale lunga cinque ore per discutere dell’intervento in corso in piazza Malatesta, destinata a diventare la terza gamba del Museo Fellini. Due ordini del giorno, poi bocciati, presentati dai consiglieri di minoranza Carlo Rufo Spina e Gioenzo Renzi per chiedere lo stop ai lavori e alcune modifiche al progetto. In particolare a seguito di alcuni ritrovamenti archeologici. Un dibattito molto animato che ha coinvolto anche il sindaco Andrea Gnassi che, prima del suo lungo intervento finale, ha battibeccato con l’esponente di Patto Civico Davide Frisoni (critico sulla mancata condivisione del progetto). Non è mancata una sospensione della seduta chiesta dalla presidente del consiglio Sara Donati per riportare la calma: durante l’intervento del consigliere Kristian Gianfreda infatti gli animi si sono scaldati dibattendo su chi, tra Sigismondo Malatesta e Federico Fellini, sia più conosciuto al mondo.

Al termine della seduta, il Consiglio ha respinto sia la mozione presentata dal consigliere Gioenzo Renzi (con 18 voti contrari, 12 favorevoli e un astenuto), sia l’ordine del giorno presentato dal consigliere Carlo Rufo Spina (18 voti contrari, 13 favorevoli).

Alcuni passaggi del dibattito

I momenti più accesi
Una sintesi dell’intervento del sindaco Gnassi a cura dell’ufficio stampa del comune

Trovare l’armonia tra innovazione e tradizione è una sfida continua per la città, che riguarda l’urbanistica e l’architettura così come il software e la proposta culturale – ha spiegato il sindaco Gnassi nel suo intervento – Tra Fellini e Sigismondo, nel nostro caso, non c’è dicotomia.

Fellini è la chiave, è lo strumento, di un progetto che riqualifica la città di Sigismondo e lo fa attraverso il sogno, il paradigma immaginifico felliniano conosciuto nel mondo che rimette al centro il castello malatestiano. C’è un disegno di città che attraversa le barriere, sia fisiche sia culturali e che oggi consente di collegare il lungomare ad un centro dove trovare un polo artistico-culturale di respiro internazionale. Rinunciamo alla valorizzazione della tradizione per paura dell’innovazione? La fedeltà alla tradizione non può ridursi ad un museo di ricordi, come diceva Malher significa “tener vivo il fuoco e non adorare le ceneri”. Il Covid – prosegue il sindaco – dice che oggi per attrarre i visitatori devi offrire verità e emozione, li devi sbalordire, perché la scelta della destinazione sarà molto più approfondita e selezionata anche sulla base dell’intensità dell’emozione che una terra saprà offrire. E a Rimini possiamo farlo perché siamo fluidità, libertà, perché abbiamo il tratto anarchico di Malatesta, perché siamo un pezzo d’Italia che può permettersi un sogno. Fellini è la chiave per trovare le risorse e valorizzare un grande contesto artistico e culturale, un polo che per esistere deve cambiare i paradigmi di tempo e spazio. Non c’è ‘fellinizzazione’: banalizzare e contrapporre significa non capire che il mondo ha bisogno di emozioni, di coltura e cultura, di creare incanto e sgomento. I linguaggi dell’arte non devono avere paura di rompere le stratificazioni e gli schemi”.

Rispetto ai ritrovamenti archeologici nell’area dei lavori “stiamo al fatto scientifico tecnico: se lì sotto ci fosse un tesoro lavoreremmo per valorizzarlo. Oggi l’organismo proposto sta dicendo che purtroppo ci sono solo lacerti, pezzi di mura. Valorizzeremo ciò che troveremo, ma non si può costruire un progetto su ciò che si immagina forse potrebbe esserci sotto. Non esiste una linea di finanziamento per sostenere scavi senza evidenze”.