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calcio promozione

La favola di Kapitanov: intervista all'attaccante del S. Ermete

di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 30 ott 2020 14:21 ~ ultimo agg. 14:23
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In un calcio maledettamente condizionato dal Covid19 si scopre anche la favola dell’attaccante del S. Ermete Evgenii Kapitanov. Peccato che nel momento in cui l’autore del racconto stia per narrare l’emozionante finale, il libro venga depositato nuovamente tra gli scaffali di archivio personali con tanto di apice ad indicare dove eravamo rimasti. È una favola a metà quella dell’attaccante russo, classe 1991 del S. Ermete che domenica è stato decisivo nella vittoria di misura dei verdi sull’ostico campo del Gambettola: “mi spiace per me e i compagni. Ho condiviso una bellissima giornata, un bellissimo momento con loro e fermarsi sul più bello rischia di macchiare il nostro cammino. Siamo partiti molto forti, abbiamo vinto cinque partite su cinque tra coppa e campionato. Abbiamo mostrato di essere un gruppo molto compatto, capace di soffrire (vedi Asar)e di colpire nei momenti opportuni (Bellaria e Gambettola ndr)”.

Per Kapitonov proprio domenica è arrivata la prima rete in stagione che sa di liberazione e anche di rivincita personale. I tanti problemi burocratici avevano portato l’attaccante a non svolgere a pieno regime questa attività. Dopo alcune esperienze di vitta vissute tra Bielorussia e Lituania, è tornato in Italia a Perugia, dove ha vissuto per studiare alla scuola di lingua, quella dove è stato protagonista anche un certo Suarez, l’attaccante tanto cercato dalla Juventus ma oggi in forza all’Atletico Madrid. Al contrario dell’attaccante uruguagio, Kapitonov ha imparato la lingua, ma nel frattempo il calcio è divenuto un lavoro secondario. In primis ha dato giustamente precedenza alla sua figura, cercando una sicurezza all’estero a livello economico e non a caso attualmente lavoro nel settore trasporti. Il calcio è divenuto un passatempo come tanti ragazzi che attualmente giocano con lui, ma la grande occasione è arrivata qualche anno fa in serie D a Castelfidardo. Un paio di apparizioni prima di spostarsi sempre nelle Marche, in Promozione a Villa Musone, per poi scendere addirittura di categoria, fino in terza con la maglia del S. Giustina: “Ho voluto dare sempre priorità a un lavoro sicuro che potesse permettere di mantenermi. Non ho voluto cullare sogni e rischiare di essere deluso, ho preferito affrontare la realtà, scegliere la concretezza al sogno”.

Hai qualche rammarico?

No! Non voglio e non posso rimproverarmi nulla. Credo che il mio percorso dovesse essere questo, dopotutto sono un ragazzo normale come tanti”.

Scendere di Categoria, passando dalla D alla Terza non ha influenzato il tuo percorso?

No. Ho sempre preso questo sport come semplice passione. Ci sono state delle occasioni, le occasioni arrivano quando te le crei e per me va bene così!”.

Quando hai capito che davvero non valeva la pena proiettare la tua vita interamente al gioco del calcio?

La burocrazia italiana e l’apprendimento della lingua non permettevano di pensare allo sport, anche perché sono stato un giocatore che è sempre stato tra i dilettanti. Cercavo sicurezze lavorative, quindi per me era fondamentale vivere e mantenermi in Italia. Il calcio non poteva darmi questo, anche perché (sorride) sono del 91’ sono già vecchio”.

La società punta su di te, Martino e Cipriani scommettono fortemente su Kapitonov.

Ringrazio il presidente e il direttore sportivo per l’attestato di stima ma credo che la nostra scommessa sarà quella di regalare loro un grande campionato. I miei compagni sono fantastici. Non voglio illudere nessuno, però credo che con il mister e i miei compagni possiamo davvero arrivare lontani”.

Il calcio già ti manca?

Sì, sarà importante allenarsi da soli in questo periodo, cercare di mantenere anche la linea e sperare che il prima possibile si possano risolvere queste problematiche che, ovviamente, non riguardano solo il calcio ma tutto il sistema”.

In un reparto ricco di talenti, Kapitanov potrà ritagliarsi gli spazi che merita. Di sicuro, i problemi di abbondanza vorrebbe averli qualsiasi allenatore, Pazzini in questo potrà stare tranquillo. L’ottimo inizio della sua squadra obbliga il S. Ermete a sognare e come nel caso di Kapitonov, visto che a S. Ermete la parola Eccellenza fa paura, useremo la lingua madre dell’attaccante per pronunciarla. Sognare è lecito.