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Il rischio emarginazione

Nessuno deve rimanere senza casa. L'appello lanciato da Rimini

In foto: lo striscione in piazza
lo striscione in piazza
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 5 set 2020 17:44 ~ ultimo agg. 13 set 10:10
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Questa mattina in piazza Cavour a Rimini si è ritrovata la rete di associazioni che sta promuovendo l’appello “Emergenza Covid 19. Accoglienza e persone senza dimora. Nessuno deve rimanere senza casa”.

La recente circolare del Ministero dell’Interno prevede che, sebbene lo stato di emergenza in Italia sia stato prolungato fino al 15 ottobre 2020, non debba essere applicato alle persone richiedenti asilo o titolari di protezione accolti nei progetti SIPROIMI )Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati). Con conseguenze che si aggiungono a quelle già vissute da molte persone nelle difficoltà del lockdown e con prospettive che, sottolinea l’appello, potrebbero essere ancora più pesanti.

Il resoconto dell’incontro di oggi trasmesso dai promotori:

Attraverso differenti contributi sono state ribadite le motivazioni alla base dell’appello legate da un lato alle politiche migratorie che attraverso i decreti sicurezza, la recente sanatoria e le ultime circolari creano un circolo vizioso che produce irregolarità, nuove vulnerabilità e homeless.
Parallelamente altri interventi hanno ricordato che ci troviamo già in una situazione sociale difficile determinata da un welfare sempre più ridotto da tagli ai servizi e politiche che trattano la povertà come una colpa, un fallimento dell’individuo e non come il prodotto di un sistema economico e produttivo. Questo ha comportato un ulteriore peggioramento della condizione delle persone senza casa durante la pandemia dal momento che molti servizi sono stati chiusi e lo sono tutt’ora oppure ridotti al minimo essenziale.
L’aumento della popolazione senza dimora sul territorio potrebbe, inoltre, causare un aumento del contagio tra queste persone e nuovi focolai di difficile contenimento. Le donne e gli uomini senza dimora, qualunque sia la loro nazionalità, sono spesso costretti a vivere in insediamenti informali, in piccoli ambienti, senza riscaldamento e sistemi di aerazione, con una grave compromissione dell’accesso ai servizi igienici. Spettacolarizzare queste situazioni, come accaduto con le recenti operazioni di polizia nelle colonie del lungomare, non solo non serve a dare risposte ma contribuisce alla crescita dello stigma contro le Persone povere e senza casa, anziché contro la povertà e una condizione ingiusta di vita. Questo è il vero degrado, la mancanza di risposte a questa situazione!
Queste condizioni di vita fanno si che la messa in atto delle misure di prevenzione della diffusione del contagio sia pressoché impossibile. La popolazione delle persone senza  dimora è ad alto rischio per la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie, ma anche per la carenza di informazioni adeguate e la difficoltà di accesso ai servizi sociosanitari del territorio.
Ma va ricordato anche che la revoca dell’accoglienza di persone con vulnerabilità psichiche e fisiche aggiunge, inoltre, all’emergenza sanitaria un’emergenza sociale che non è meno allarmante. E’
plausibile ipotizzare che, in assenza di soluzioni abitative e di intervento da parte dei servizi, queste persone potrebbero costituire un pericolo in primis per se stessi e poi per l’intera comunità.
Riteniamo che l’inclusione delle persone migranti e delle persone senza dimora e senza casa nei piani nazionali, regionali e locali di risposta all’emergenza COVID-19, permetterebbe non solo di proteggere i loro diritti, ma anche di tutelare la salute e la sicurezza pubblica oltre a contenere la diffusione globale di COVID-19.
 Nelle prossime settimane ci saranno altre iniziative