Cocaina rosada e “Amnèsia” spacciate in Riviera. Appartamento trasformato in raffineria


I carabinieri del Ros, con il prezioso supporto del Comando provinciale di Rimini, hanno smantellato un traffico internazionale di stupefacenti che ha portato all’arresto di 20 persone (albanesi e italiani), 7 delle quali a Rimini. E’ qui, in un frazione della zona nord, che il gruppo di spacciatori aveva creato la sua base o per meglio dire il suo laboratorio. Infatti, è all’interno di un appartamento con garage annesso, che la droga veniva lavorata per poi essere confezionata e immessa sul mercato. Il tutto avveniva con la fondamentale collaborazione di un chimico arrivato appositamente dalla Colombia. Era lui che insegnava al gruppo le varie tecniche di estrazione e raffinazione dello stupefacente.
Cocaina “rosada” e “Amnesia” sono alcune delle droghe che venivano vendute in Riviera e non solo. La prima, conosciuta anche come Tucibi (2CB), è una droga sintetica che in realtà ha poco a che fare con la cocaina classica, se non l’aspetto (la presentazione in polvere). Ha il potere di alterare tutti i sensi e di modificare la percezione della realtà con allucinazioni visive e mentali. Pare che questa sostanza combini gli effetti allucinogeni dell’Lsd con quelli euforici ed energetici dell’Mdma. Chi la assume nota una esagerata sensazione di forza e aggressività, oltre ad un mix di eccitazione e nervosismo. Effetti devastanti che possono protrarsi dalle 4 alle 8 ore. La seconda, invece, altro non è che marijuana tagliata con il metadone. Un cocktail pericolosissimo in grado di provocare amnesie, attacchi di panico, perdita di memoria e lucidità e difficoltà motorie. Droghe, queste, molto in voga tra i più giovani in cerca di uno sballo sicuro.
La droga spesso partiva dal Sud America, passava dal Nord Europa (Olanda e Belgio) e poi arrivava in Riviera, a Rimini. Altre volte, invece, lo stupefacente proveniva direttamente dall’Albania (due gli arresti vicino a Tirana) o dalla Macedonia. Tratte lunghe e controllate, che comportavano rischi. Ecco perché il gruppo italo-albanese aveva richiesto l’aiuto di un chimico, così da produrre la droga “in casa”. Le indagini di carabinieri hanno appurato che al comando del sodalizio criminale c’era un albanese, un insospettabile padre di famiglia, un uomo schivo, dal basso profilo, che non dava nell’occhio. Tra gli arrestati figura anche un ragazzo che all’epoca dell’operazione ribattezzata Riviera (avviata nell’estate 2018) non aveva ancora compiuto 18 anni. Il minore, nipote del boss, aveva compiti precisi: doveva confezionare la droga e ritirare il denaro della vendita.
Il giro d’affari era da capogiro: gli investigatori dell’Arma, coordinati dalla Dda di Bologna, stimano che una singola partita di droga potesse valere anche 800-900mila euro. Durante l’operazione, che ha coinvolto anche la Lombardia, la Liguria e le Marche, e che ha visto impegnati 70 carabinieri, sono state sequestrate anche pistole e fucili (uno a Rimini). Insomma, il gruppo di spacciatori era armato e quindi potenzialmente pericoloso. Per il comandante provinciale di Rimini, Giuseppe Sportelli, si è trattato di “una delle più importanti operazioni svolte a Rimini durante il suo comando”.