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Privacy e non solo

Test sierologici. Grossi: alcune criticità, mi appello al senso civico di tutti

In foto: test sierologico
test sierologico
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 12 mag 2020 13:33 ~ ultimo agg. 19:41
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E’ arrivato dalla Giunta Regionale il via libera al piano sui test sierologici. Una quarantina i laboratori privati abilitati in Emilia Romagna (ma il numero è destinato ad aumentare) e cinque in provincia di Rimini: Nuova Ricerca, Sistema 2000, Casa di cura Montanari di Morciano, Novalab di Novafeltria e Medel di Misano.
La Regione conferma il no al fai da te per i privati cittadini, che potranno sottoporsi al test solo con prescrizione medica e a pagamento. Nessuna prenotazione diretta quindi presso il laboratorio. Indispensabile quindi rivolgersi al proprio medico di medicina generale chiamato, spiega la Giunta regionale, a valutare caso per caso la richiesta dei propri assistiti, rilasciando la ricetta bianca nei casi ritenuti pertinenti tenendo conto, ad esempio, anche di eventuali contatti stretti recenti con un soggetto positivo o della residenza in un condominio dove abitano persone positive. Proprio sul ruolo del medico si aprono alcune possibili criticità. “Immagino che se un medico nega al paziente la ricetta per il test – commenta il presidente dell’ordine dei medici di Rimini Maurizio Grossi a Tempo Realepossa nascere un dissidio se non un contenzioso. Questa necessità che sia il medico a vagliare la vedo un po’ forzata ma forse la Regione ha voluto farlo per far si che le risposte possano essere raccolte e valutate a livello epidemiologico.

In caso di positività al test, i cittadini dovranno sottostare all’isolamento precauzionale in attesa dell’obbligatorio tampone naso/faringeo che sarà a carico del sistema sanitario. A meno che il paziente non ritenga di eseguirlo a proprio carico nel medesimo laboratorio. A differenza di quanto comunicato la scorsa settimana dalla Regione, i risultati dei test sierologici sono trasmessi direttamente dal laboratorio al Servizio di Igiene pubblica e caricati sul sistema Sole e sul Fascicolo sanitario. “In questo caso l’interesse collettivo supera quello individuale – spiega Grossi – altrimenti, per il diritto alla privacy, io potrei fare il test e negare l’autorizzazione a trasmettere i risultati alla sanità pubblica.”  Ma non è l’unico dubbio. “Oggi – dice ancora Grossi – c’è la normativa del consenso informato che dice che nessun cittadino può essere obbligato ad un trattamento sanitario senza il suo consenso ma se io – si chiede – sono risultato positivo al test posso rifiutarmi di effettuare il tampone o sono obbligato a farlo?“. L’auspicio è che siano tutti aspetti presi in considerazione ma soprattutto “io mi appello – conclude il presidente dell’ordine dei medici – al senso civico di tutti e mi auguro che nessuno sollevi questi problemi perché genererebbero troppe interpretazioni. E se si va per Tribunali le cose potrebbero andare troppo per le lunghe.

L’intervista al dottor Maurizio Grossi