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sabato 20 aprile 2024
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Traversata Adriatico in Kayak

Un'altra avventura per l'ultrarunner Stefano Gregoretti

In foto: Stefano Gregoretti
Stefano Gregoretti
di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 18 lug 2019 22:05 ~ ultimo agg. 22:05
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Ci ha ormai abituato alle imprese più estreme e impossibili l’ultrarunner riccionese Stefano Gregoretti, dai ghiacci ai deserti, ma è la prima volta che si cimenta con il mare. Insieme a Nico Valsesia, un campione di endurance che detiene il record mondiale bike + ultratrail di dislivello positivo, intraprenderà la traversata dell’Adriatico da Susak, in Croazia, a Riccione su un kayak biposto.

Una distanza di 88 miglia da affrontare con un kayak prodotto dall’italiana Allwave, adatto alle lunghe traversate. Il tempo necessario per l’attraversata, a seconda delle condizioni di meteo, sta intorno alle 15-22 ore e i due atleti dovranno necessariamente avere tutto il materiale per la riuscita della navigazione a bordo del kayak.

Stefano e Nico saranno affiancati da una barca d’appoggio che, oltre a garantire la sicurezza notturna (la rotta è piuttosto frequentata) è necessaria per poter intraprendere la navigazione, poiché canoe, mosconi, pedalò e affini non possono navigare oltre 300 m dalla costa.

Durante la traversata i due atleti raccoglieranno, quando possibile, ogni pezzo di plastica che incontreranno in mare, per poi consegnarli una volta arrivati in porto a Riccione per farli smaltire al Seabin, il dispositivo mangia plastica posizionato nei mesi scorsi proprio vicino alla banchina.

Un progetto dunque centrato sì sull’esplorazione e sulla scoperta delle sensazioni che si possono provare in mare, ma anche sulla salvaguardia ambientale e sulla sensibilizzazione sui temi ecologici.

“Nelle mie traversate sono sempre partito dal mare per arrivare al mare, vedendolo come punto di partenza e di arrivo – afferma Gregoretti -. Non me ne sono mai voluto invaghire, nonostante ci vivessi con i piedi dentro, per non tradire il mio amore per la montagna e le grandi aree selvagge ancora inesplorate. Questa volta invece mi testerò proprio in mare, un elemento a me sconosciuto. So che appena mi allontanerò di 3 miglia dalla costa potrò vivere quella stessa sensazione di essere perso e solo con le mie forze, esattamente come nel grande Artico… ma a due passi da casa, a conferma che l’esplorazione può essere davvero appena fuori dalla porta.

L’avventura è la capacità di guardare le cose con occhi nuovi, lasciare quello che si sa fare bene ed iniziare un nuovo cammino, riducendo al minimo il supporto esterno. Né io né Nico siamo canoisti olimpionici, non siamo mai saliti su questo kayak e io proprio non prendo neanche il pedalò perché soffro di mal di mare, ma iniziare ad imparare una cosa nuova mi entusiasma come un bambino a Natale. Quello di cui sono sicuro è la mia capacità di endurance e di sopportazione delle difficoltà, e punterò tutto su questo, per il resto mi farò sorprendere”.

Stefano Gregoretti è da poco in libreria per Rizzoli con Ultratrail, libro in cui narra le sue corse estreme, dalla Namibia all’Artico, racconti d’avventura parlano di crepe che si aprono sotto i piedi nel ghiaccio del pack e di notti passate in carceri abbandonate, di tempesta e di sole giaguaro, di freddo che ti stringe come una tenaglia e di sete che ti tortura. Ma parlano anche di sfida con se stessi e di uno sconfinato amore per il nostro meraviglioso pianeta, oggi purtroppo spesso minacciato dai cambiamenti climatici.