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La Capitaneria interviene

Mitilicoltura abusiva, due denunce. L'allarme di "Basta plastica in mare"

In foto: calze di mitili recuperate in spiaggia
calze di mitili recuperate in spiaggia
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 11 mag 2019 18:05 ~ ultimo agg. 19:37
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Si è recentemente conclusa una articolata attività d’indagine da parte di personale della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Rimini il quale ha effettuato sopralluoghi ed ispezioni tecniche in mare finalizzate a verificare il rispetto della normativa vigente in materia demaniale marittima degli impianti di miticoltura nelle acque dell’ambito compartimentale di competenza.
In due impianti di miticoltura sono state riscontrate difformità tra lo stato di fatto e quanto autorizzato in concessione, constatando l’abusiva occupazione di spazio demaniale marittimo per un totale di oltre 1 milione di mq.
A conclusione dell’operazione, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Rimini i legali rappresentati delle società coinvolte per violazione di norme del Codice della Navigazione.

L’Associazione Basta Plastica in Mare, nel ringraziare la Capitaneria per l’intervento, commenta:

“Che qualcosa non quadrasse e la questione calze/reti di plastica disperse in mare fosse in quantità fuori da ogni regolamentazione e controllo ci era chiaro da tempo. Per questo abbiamo affrontato il tema e chiesto ragioni in ogni modo possibile in questi mesi, fin dalla nostra costituzione nel giugno 2018.  La risoluzione UE contro la plastica in mare e monouso, approvata in marzo 2019 li definisce produttori, sottolineando la differenza sostanziale tra loro e i pescatori che invece ne subiscono i danni per le tante calze di plastica disperse in mare e che si ritrovano nelle reti da pesca in quantità maggiore del pesce. Sono gli allevatori di mitili, paragonabili quindi per profitto, consumi e controlli alle industrie, poiché utilizzano il mare (demanio) grazie alle concessioni loro attribuite. Concessioni di bene pubblico per le quali dovrebbero rispettare i regolamenti, anziché gettare i propri rifiuti in acqua come viene fatto abitualmente dai più, su prova provata, dai filmati dei Sub Gian Neri, alle fotografie di residenti, di pescatori e turisti: sui fondali, la battigia, in spiaggia.

Molti tra i nostri abitanti e ospiti (ma non solamente a Rimini e in Romagna poiché il problema è comune a tutto l’Adriatico e intorno all’Italia) ci hanno sollecitato ad affrontare il problema. Da nostre ricerche anche attraverso consulenti ambientali e legali ne è venuta fuori una giungla speculativa, protetta e poco controllata”.

Poiché la Capitaneria di Gaeta a sua volta aveva già ha fatto indagini, ritirato concessioni e sanzionato, lo avevamo fatto presente al Comandante Pietro Micheli appena arrivato a Rimini proprio in un incontro di benvenuto del membro del direttivo e già ammiraglio Aleardo Maria Cingolani, insieme alla vicepresidente dell’associazione Basta Plastica in Mare, Manuela Fabbri. Dopo mesi di denunce (non penali, ma alle quali stavamo pensando se non si fosse mosso nulla) per ora mediatiche e amministrative fatte ai decisori, Regione E-R che dà le concessioni, assessorato all’ambiente del Comune di Rimini e Capitaneria di Porto, siamo giunti fino qui. Ma siamo in grande ritardo, ora si parla di far spazzare i fondali vi rendete conto?… poiché sono passati moltissimi anni da che il mare viene abusato in questo modo.

A prescindere dalla estensione clandestina degli appezzamenti di mare, ciò che tutti noi, istituzioni soprattutto, non solamente ambientalismo, dovremmo pretendere da chi coltiva in allevamento i mitili è di innovare. Di non utilizzare più le reti/calze di plastica, ma metodi alternativi: ci sono ed è possibile farlo. Proponiamo alla Regione E-R. come già ha fatto il consigliere Giorgio Pruccoli in una propria risoluzione in accordo con noi, un serio controllo e la sperimentazione di allevamenti sostenibili, per il mare e la catena alimentare tutta che ne subisce danni irreparabili attraverso l’assorbimento di plastica e dei batteri che essa veicola”.