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Lavoro Rimini

Fillea CGIL. Teatro Galli, vanno ringraziati i lavoratori

In foto: l'interno del teatro
l'interno del teatro
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 14 set 2018 17:52
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Se il percorso per riavere a Rimini il teatro Galli è arrivato a positivo compimento lo si deve anche al lavoro delle maestranze. Lo ricorda la Fillea CGIL di Rimini, sindacato dei lavoratori edili, che ricorda la dedizione, competenza e professionalità dimostrata dai protagonisti del cantiere in questi anni. Dando un contributo importante ma, per il sindacato, non abbastanza sottolineato.


L’intervento della Fillea CGIL di Rimini:

Riavremo il Galli. Grazie ai lavoratori che lo hanno costruito!

La Fillea-Cgil di Rimini ritiene che, se dopo 75 anni vedremo restituito al suo antico splendore il Teatro Galli lo si deve, principalmente, a tutti i lavoratori edili che vi hanno lavorato in questi quattro anni di durata del cantiere e purtroppo dimenticati da tutti ma non da noi.

Un cantiere che ha visto impegnati nel suo complesso, a più riprese, oltre 200 lavoratori edili, con punte di compresenza contemporanea di oltre 100 lavoratori alle dipendenze di più di 5 imprese edili coinvolte. Lavoratori che con competenza, professionalità, spirito di abnegazione hanno contribuito in modo encomiabile a restituire, alla nostra Città, questo gioiello di aggregazione culturale. Lavoratori per oltre il 40% migranti, di diversa provenienza, cultura, religione e che avevano, come sempre succede in edilizia, capaci di ridare alla nostra comunità quanto di più caro aveva nel ricordo del tempo passato.

Si tratta, nel giro di poco tempo, del secondo lavoro di ricostruzione/ristrutturazione che i lavoratori edili restituiscono alla Città (l’altro è stato il Cinema Fulgor, tanto caro al nostro amato e compianto Maestro Federico Fellini).

Un cantiere che non ha mai avuto problemi, né dal punto di vista della sicurezza, né dal punto di vista del rispetto delle normative contrattuali, segno di grande rispetto nei confronti dei lavoratori e della nostra Città. Ma soprattutto segno, in un periodo così socialmente travagliato, che gli edili, nel rispetto delle loro singole tradizioni, sociali, culturali e religiose, sono in grado di costruire, non solo fisicamente ponti e di abbattere muri, ma anche, metaforicamente, sono in grado di costruire punti di congiunzione fra le diverse sensibilità e di abbattere i muri del razzismo e dell’indifferenza.

Per questo ancora, Grazie!