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Attualità Rimini

Campo nomadi. Associazioni cattoliche: si pensi alle persone

In foto: Il campo nomadi di via Islanda
Il campo nomadi di via Islanda
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 27 feb 2017 08:13 ~ ultimo agg. 1 mar 08:12
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E’ una riflessione che, pur non entrando nel merito del progetto politico, cerca di aprire al dialogo e al confronto, invita a mettere al centro le persone. Dopo le tensioni, le polemiche e le proteste sullo spostamento delle famiglie sinti che vivono nel campo nomadi di via Islanda, AGESCI; Azione Cattolica, Comunità Papa Giovanni XXIII, MASCI, Gi.O.C. – C.M.L. Cristiani nel mondo del lavoro, Rinnovamento nello Spirito, Gi.O.C. – C.M.L. Cristiani nel mondo del lavoro e Movimento dei Focolarini scrivono insieme:

In questi giorni i quotidiani locali hanno dato risalto allo stato di avanzamento del progetto denominato “superamento del campo di Via Islanda”. In questo campo sono ospitati anche 11 nuclei di famiglie Sinti e, pur non volendo entrare nel merito delle questioni politiche e amministrative, sentiamo la necessità di parlare di queste persone. La comunità sinta (come quella rom) ci pare essere molto colpita da pregiudizi che, a loro volta, sono alla base di frequenti disparità di trattamento; si porta ad esempio l’ambito lavorativo nel quale, i membri di queste comunità, nascondono la propria identità pena la perdita del posto di lavoro. I pregiudizi su questa minoranza si sono sedimentati nel tempo, avallati dai casi di cronaca e quasi mai controbilanciati da una comunicazione di segno opposto.
In questi giorni abbiamo l’impressione che questa tendenza al pregiudizio si stia ulteriormente rafforzando. Anche le espressioni utilizzate da alcuni esponenti politici quali “pulizia di massa” e “maniere forti” non fanno che appesantire un clima già molto difficile. Purtroppo, ci rendiamo conto che queste persone vengono troppo facilmente giudicate con superficialità, come se il comportamento del singolo rappresentasse l’intera comunità e non tenendo conto della loro umana dignità. Con leggerezza vengono trattate come un incontro da evitare, un problema da allontanare e viene augurato loro ogni male.
Abbiamo potuto toccare con mano – in occasione dell’incontro pubblico organizzato lo scorso ottobre dal gruppo famiglie della Grotta Rossa – come queste ferite lascino un segno difficilmente cancellabile nelle persone e come tali atteggiamenti di disprezzo minino alle fondamenta il dialogo reciproco.
Paura e diffidenza sono comprensibili e ci sembra positiva la necessità di conoscere e di incontrarsi tra cittadini, ma non vorremmo che questi incontri fossero mirati ad innalzare muri e barriere che impediscono la conoscenza reciproca e il dialogo.
Ci auguriamo che la città in cui abitiamo, “la città che ci sta a cuore”, abbia il coraggio e l’intelligenza di capire che stiamo parlando prima di tutto di persone tra le quali ci sono anche bambini che frequentano le nostre scuole, le nostre associazioni, i nostri ambienti sportivi, la nostra città. Nelle principali associazioni del nostro territorio (tra cui anche quelle da noi rappresentate) in cui i nostri bambini e i nostri giovani crescono, maturando una loro coscienza, il tema del rispetto delle diversità e il rispetto delle culture – come anche il rispetto delle regole e delle opinioni altrui – sono tra i principali insegnamenti, proprio perché nelle nostre associazioni siamo tutte persone diverse, ma questo non ci impedisce di convivere e crescere insieme.
Come già detto non vogliamo entrare nel merito del progetto e della questione politica al riguardo, tuttavia ci proponiamo quali facilitatori di momenti di ascolto, di confronto ed incontro con la speranza di riuscire a conciliare e negoziare tra due visioni spesso molto diverse, costruendo un dialogo tra queste, senza voler cancellare le differenze o stabilire gerarchie di valori”.