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Brasini: "Dei tanti che ci stanno chiamando, due potrebbero avere titoli e referenze per fare calcio a Rimini"

In foto: L'intervista all'assessore allo Sport Gian Luca Brasini
L'intervista all'assessore allo Sport Gian Luca Brasini
di Roberto Bonfantini   
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mar 19 lug 2016 14:27 ~ ultimo agg. 20 lug 19:39
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INTERVISTA ALL’ASSESSORE GIAN LUCA BRASINI SUL FUTURO DELLA RIMINI CALCIO

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“Da questa sera possiamo entrare in prima persona nella vicenda perché, come abbiamo più volte detto, le norme federali prevedono che sia l’amministrazione comunale a entrare in campo – attacca l’assessore allo Sport del Comune di Rimini, Gian Luca Brasini, intervistato a margine della presentazione della Color Run 2016 –. Quindi abbiamo qualche strumento per riuscire a fare sintesi di quelle che possono essere le proposte che serviranno a raccogliere i cocci di questa povera Rimini Calcio.

Chiaramente l’amministrazione è chiamata a un duplice ruolo: quello di raccogliere i cocci di quello che è stato lasciato, che è un’eredità sportiva ma anche un’eredità di patrimonio della città, e di fare sintesi delle proposte che stiamo ricevendo.

Ieri abbiamo sentito il presidente federale, Tavecchio, oggi ci risentiamo per una “conference call” dove di fatto l’obiettivo è sapere dalla Federazione qual è il massimo della categoria che non soltanto attraverso l’articolo 52 del Noif è possibile avere, ma quello che realisticamente Rimini può oggi promuovere come progetto.

Dopodiché, in settimana, visto che i tempi sono strettissimi, cercheremo di fare una sintesi. È ovvio che il tentativo è quello di ricostruire una società che abbia basi solide e che quindi non inciampi dopo uno o due anni dalla sua costituzione, com’è successo negli ultimi anni. Una società che si porti dietro, attraverso la credibilità che questa volta mette in campo l’amministrazione, perché prima non lo poteva fare, l’imprenditoria locale. Auspichiamo quindi di avere un progetto Rimini Calcio che possa essere duraturo nel tempo.

Quello che diciamo subito è che il nostro obiettivo è fare sintesi, cioè non si devono disperdere progetti e risorse. Quando l’obiettivo comune è quello di far rinascere la Rimini Calcio bisogna che questi personaggi si mettano insieme con la volontà di dialogare non solo con noi ma anche tra loro. In un secondo momento saranno coinvolti tutto il mondo dell’imprenditoria e delle scuole calcio. Quindi, in questo momento cerchiamo il soggetto che faccia sintesi e che poi noi accrediteremo in Federazione, cercando di ottenere la massima categoria possibile”.

“Il problema non è che non esistono soggetti che vogliano fare calcio o altri sport a Rimini – continua Brasini -. Il problema è entrare in situazioni in corso assolutamente improponibili a livello di bilancio. Quando non è chiara la situazione debitoria o la situazione debitoria è molto consistente (negli ultimi tempi si era chiarito quello che era più o meno l’ammontare certo del debito, ma questo non vuol dire che non fosse un debito molto molto consistente), è chiaro che nessuno sano di mente o comunque di fedina penale è interessato a rilevare la società. Sarebbe stato interessato invece a fare quell’investimento se la società fosse stata rilevata da un’altra procedura perché l’altra procedura avrebbe sdebitato, come dicevo da mesi, la società e a quel punto la società sarebbe stata assolutamente rilevabile, salvando categoria e soprattutto società e titolo. Questo non è successo. Oggi è ovvio che siamo chiamati a raccogliere i cocci. Rischiamo di avere più consensi e collaborazioni oggi rispetto una LegaPro fatta in una situazione difficile com’è stata fatta”.

Quanti sono i player che hanno bussato alla porta di Palazzo Garampi? “Quelli che ci hanno rappresentato la volontà di incontraci sono almeno una mezza dozzina, ce ne sono quattro abbastanza accreditati, due che secondo noi hanno i titoli e le referenze per poter fare calcio a Rimini. Però non è detto che dopo aver incontrato il presidente federale non si possano attivare altri canali, non solo a livello locale. È chiaro che noi auspichiamo che il rapporto con la società abbia radici locali, anche perché magari ci sono più affinità e maggiore condivisione di obiettivi. Però non escludiamo nulla oggi”.

Uno è Giorgio Grassi? “Visto che lui stesso lo ha già detto sui media sì, uno è Giorgio Grassi”.

Ci sono anche imprenditori disposti a dare una mano come sponsor, cosa sempre più difficile di questi tempi? “È difficile anche nella misura in cui ci si trova di fronte a situazioni anche di sostenibilità di queste realtà, perché buttare i soldi nel cesso, come si dice in gergo, non piace a nessuno. Quando invece si parte da zero… Io do dei soldi e magari voglio vedere un progetto serio e pluriennale. Già Rimini è una città difficile per quanto riguarda il sostegno al calcio, ma se tu aggiungi il carico da novanta della difficoltà del bilancio a cui dovevi dare i soldi è chiaro che il problema era amplificato”.