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Enaip Zavatta. La formazione professionale: una risorsa per i giovani e per le aziende

di Redazione   
Tempo di lettura 10 min
Dom 5 Lug 2015 23:48 ~ ultimo agg. 18 Mag 22:27
Tempo di lettura 10 min

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE: UNA RISORSA PER I GIOVANI E PER LE AZIENDE

I LUOGHI DEL SAPERE

La didattica innovativa della Fondazione En.A.I.P. S.Zavatta Rimini

La Fondazione En.A.I.P. S.Zavatta forma i giovani al lavoro dal 1959. Lo slogan che ha accompagnato le attività formative in tutti questi anni è “l’allievo al centro”.

Porre l’allievo al centro del processo educativo significa:

  • partire dal presupposto che l’educazione non è semplice trasmissione di conoscenze o di modelli operativi o comportamentali, ma guida e promozione diretta alla conquista di un’autoconsapevolezza come persone, come cittadini, come esseri umani, che si esprime nel senso di responsabilità e in atteggiamenti solidali nell’ambito della comunità;

  • sapere che non esiste un’unica modalità per raggiungere questo traguardo poiché ognuno vi può giungere portando con sé le sue esperienze, l’esito dei suoi vissuti personali, la cultura del suo ambiente;

  • l’assunzione di un progetto educativo che tenga conto dei tempi, dei modi, dei ritmi dell’apprendimento che sono propri di ciascuno e che sono l’indispensabile condizione per l’emergere delle attitudini individuali e per il consolidarsi di un progetto di vita e di lavoro inteso come scelta autentica.

Ogni persona apprende non solo in contesti formali ma innanzitutto dalla propria esperienza ed in contesti informali; compito del formatore “maestro” è quello di portare l’allievo a diventare cosciente dei propri apprendimenti e critico (nel vero senso della parola) nei confronti del proprio bagaglio culturale acquisito. L’allievo, facendo, è come se mettesse sullo zaino che ha sulle spalle una serie di nozioni, esperienze, competenze tecniche e trasversali; ad un certo punto il formatore invita l’allievo a prendere il suo zaino e a guardarci dentro. In questo modo il sapere acquisito può essere esplicitato, chiarito contestualizzato e inserito in un orizzonte più grande fino ad arrivare anche alla formalizzazione teorica.

Tutti gli allievi, nessuno escluso, possono giungere a padroneggiare competenze e conoscenze; questo perché ogni persona, per propria natura, è educabile. Forse non tutti amano stare su un banco per tutta la mattina a sentire parlare un’altra persona, ma tutti, in quanto uomini, hanno esigenza e desiderio di conoscere e di creare. Ognuno ha talenti che vanno fatti emergere e crescere. Occorre scommettere su di essi senza schematizzarsi in stereotipi educativi nella certezza che a nessuno manca il necessario per diventare uomo. L’anti-scolarità che spesso si ritrova negli allievi della Formazione Professionale (che si scontra con i modelli educativi propri della scuola) è sempre accompagnata da una passione per il fare, il muovere le mani, il lavorare, il costruire. Non è un di meno, è solo un diverso approccio alla realtà. Anche in campo scientifico la formalizzazione dei concetti e l’astrazione vengono un secondo dopo l’esperienza diretta.

L’ ”azione”, il “mettere le mani in pasta” favorisce l’interazione dell’allievo con la realtà che ha davanti e lo sprona a fare emergere non solo le capacità manuali ma anche la propria creatività e curiosità e il proprio desiderio che, se guidati, lo possono anche fare appassionare alla cultura in senso più ampio.

Il formatore viaggia, quindi, in mare aperto e deve essere bravo a sostenere l’allievo sulla propria rotta. Compito difficile perché difficilmente riconducibile a schemi prefissati o a standard. Occorre sapere dove si vuole arrivare, ma poi la rotta segue l’esperienza. I percorsi formativi diventano nella quasi totalità personalizzati; non perché non siano definiti programmi didattici od obiettivi conoscitivi da raggiungere, ma perché le strade da cui ogni allievo può passare sono diverse.

Quanto detto sposta il problema dai contenuti alla metodologia didattica e alla capacità del formatore. L’utilizzo della didattica laboratoriale, molto amata dagli allievi della formazione, se utilizzata in modo appropriato permette non solo di fare passare conoscenze e competenze tecniche, ma anche conoscenze e competenze trasversali e culturali.

Se, ad esempio, ad un ragazzo che segue un percorso formativo di meccanica si prova a dettare la formula del volume di un tronco di cono si ottiene solo un’espressione del viso “strana” e la memoria non si attiva minimamente; il giorno dopo ha già dimenticato non solo la formula ma anche il fatto che si sia parlato di quell’argomento. Diversamente, se il tronco di cono è un pezzo del suo motorino che lui deve creare al tornio, delle dimensioni e del volume giusto perché sia funzionale, tutta la sua attenzione si attiva e anche la memoria funziona; arrivato a creare il pezzo e formalizzata la competenza anche a livello teorico il volume del tronco di cono non sarà più dimenticato e diventerà suo bagaglio culturale. Possiamo dire di non aver fatto un’ora di matematica solo perché non abbiamo usato gesso e lavagna?

Esempi simili si possono fare per ogni competenza di tipo “culturale” anche negli assi linguistici e storici (che sembrerebbero quelli più lontani dal “fare”). Lo stesso ragazzo di prima, appassionato alla meccanica, non ha problemi ad appassionarsi anche alla storia della meccanica e se lo si porta al museo della Ferrari si esalta; possiamo quindi partire da qui per ripercorrere periodi storici in cui la tecnologia si è sviluppata ed allargare la conoscenza ad altri ambiti che in questo modo vengono contestualizzati più facilmente. Potrà forse anche leggere con interesse un testo sul motociclismo, e allora perché non partire da qui per appassionarlo alla lingua italiana in generale?

Meno complicato è, per il formatore, fare passare competenze tecniche specifiche del settore. La tradizione della formazione professionale è proprio quella di porre l’allievo in un contesto di apprendimento molto simile al mondo del lavoro in cui dovrà inserirsi (l’ampio spazio dato al laboratorio e allo stage in azienda è ciò che favorisce maggiormente questo); in questo modo si ricrea quello che un tempo era l’apprendimento “a bottega” rendendolo strutturato anche dal punto di vista didattico. L’utilizzo di formatori provenienti direttamente dal mondo del lavoro permette agli allievi di avere “il maestro di bottega” tutto per loro; si lavora insieme al maestro su processi lavorativi reali e così si acquisiscono le abilità necessarie.

Per favorire ulteriormente questo ultimo aspetto, a partire dall’anno formativo 2014-15 la direzione della Fondazione, assieme al collegio docenti e ai coordinatori, ha individuato progetti complessi (uno per ogni settore e/o classe) da sviluppare assieme ai ragazzi durante l’anno scolastico. L’idea di fondo è quella di porre i giovani di fronte alla progettazione e alla realizzazione di prodotti complessi e reali mettendo in pratica le conoscenze acquisite; in questo modo si favorisce la capacità di lavorare in equipe, si permette al giovane di capire cosa vuol dire creare un manufatto a partire da un’idea progettuale fino alla realizzazione dei minimi particolari, si favorisce la capacità di problem solving e si aumenta la “curiosità” (presupposto fondamentale per riuscire a veicolare cultura). I principali progetti sviluppati sono i seguenti:

  • Costruzione di una camera d’albergo domotica (corsi del settore elettrico ed elettronico). All’interno di un’aula sufficientemente capiente si è costruita una struttura in legno che simulasse a dimensioni quasi reali una stanza di un albergo; alla stanza sono stati applicati tutti i dispositivi di domotica che sono presenti nei più moderni alberghi (scheda di apertura porta, controllo automatico della illuminazione della stanza, chiusura centralizzata automatica della finestra con sensore di pioggia, ecc.). Tutti i comandi sono controllati tramite PLC e gestiti da una postazione informatica posta all’esterno della camera (e che simula la reception dell’albergo) in cui è installato un software dedicato.

  • Costruzione di un modellino di discoteca (corsi del settore elettrico). Si è voluto dare spazio alla curiosità dei ragazzi per il modo della discoteca con la costruzione di un modello di disco completo di luci psichedeliche, luci a led per la pista da ballo, luci a fibra ottica per l’illuminazione. Tutto controllato da un PLC che permette sia la regolazione manuale delle luci che lo svolgimento automatico di una sessione di ballo.

  • “Visioni dall’altrove” – libro di figure e storie fantastiche redatto da alcuni allievi del corso grafico. Da un lavoro congiunto tra gli insegnanti di arti grafiche e l’insegnante di Italiano è nata l’idea di pubblicare un libretto di favole “speciali” che ha visto il parere positivo di un editore che ha accettato di fare uscire il libro in libreria. Una mostra pubblica ha dato visibilità all’opera.

  • Il braccio robotico (classi settore Meccanico). Progetto ancora in lavorazione che ha visto la realizzazione di un braccio meccanico con presa manuale robotizzata. Il braccio è terminato e deve essere completato da alcuni controlli elettronici. Il progetto permette di dare un orizzonte più ampio ai ragazzi che fanno attività di meccanica industriale capendo che anche loro sono in grado di affrontare temi difficili.

  • L’Ape diventa un Quad (classi settori autoriparazione e meccanico). Progetto ancora in lavorazione. Da una Ape Piaggio incidentata si sta costruendo un Quad 4X4 con il rifacimento completo di un’asse anteriore e relativa trasmissione. Si è così coniugata la passione per le macchine e i motori con l’esperienza sulla creazione di pezzi metallici al tornio e sulla progettazione di nuovi componenti partendo da zero.

  • Il ferro battuto (classi settore termoidraulico). Per fare prove di saldatura reali, oltre che attività specifica sulla saldatura dei tubi idraulici, i docenti hanno fatto creare oggetti artistici in ferro e ne sono nati così tavolini, portariviste, sedie, ecc. di bellissima fattura. I ragazzi così, vedendo che creavano cose belle, sono stati maggiormente sollecitati a imparare una tecnica arida.

L’impatto di questi progetti sulle classi è stato molto positivo sia in termini di soddisfazione e coinvolgimento da parte degli allievi che per quanto riguarda la preparazione dei ragazzi al termine del percorso formativo; molti allievi anno ottenuto la lode all’esame di qualifica e i giudizi da loro espressi su tutto il percorso formativo svolto sono ampiamente positivi.

Ritenendo che il lavoro che l’equipe IeFP della Fondazione sta sperimentando possa essere utile anche ad altri docenti e ai giovani che vivono un disagio scolastico si svolgerà un evento pubblico di presentazione dei progetti a cura dei docenti e degli stessi ragazzi della IeFP. L’evento sarà l’8 luglio 2015 dalle ore 9.30 presso la sede di S.Aquilina in via Montechiaro, 39.

Programma:

Ore 9.30 Registrazione dei partecipanti

Ore 9.45 Apertura dei lavori – Vittorio Betti (Presidente Fondazione En.A.I.P. S.Zavatta Rimini)

Saluti istituzionali

Ore 10.00 Il Sistema IeFP in Emilia Romagna

– Francesca Bergamini (Regione Emilia Romagna)

– Anna Bravi (Ufficio Scolastico Regionale)

Ore 10.30 La didattica innovativa della Fondazione Enaip S.Zavatta Rimini : introduzione di Giovanna Scaparrotti (Direttore della Fondazione) e a seguire presentazione delle esperienze didattiche presentate da docenti e allievi:

– “Visione dall’Altrove” – Imparo la lingua italiana con la grafica (corso Operatore grafico).

– “La camera domotica” – Le frontiere dell’elettrotecnica e dell’elettronica in una stanza (corsi Operatore Impianti Elettrici e Operatore elettronico).

– “La mano robotica – work in progress” – Le macchine utensili a controllo numerico a servizio delle imprese (corso Operatore meccanico).

– “L’APE diventa un Quad – work in progress” – La voglia di “rompere” fa ricostruire (corsi Operatore

dell’autoriparatore e Operatore meccanico).

– “La discoteca del Centro Zavatta” – La passione per la musica si sposa con l’elettricità (corsi Operatore Elettrico, Operatore Elettronico, Operatore Termoidraulico).

– “Non solo tubi: la saldatura artistica” – Si impara meglio a saldare quando si creano cose belle (corso Operatore Termoidraulico).

Ore 12.30 Dibattito

Ore 13.00 Conclusione dei lavori.

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