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Cultura Rimini

L'inferno e il cuore dell'Afghanistan. Un libro raccontato dal suo autore

In foto: La copertina del libro
La copertina del libro
di Redazione   
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mar 14 ott 2014 11:45 ~ ultimo agg. 11:46
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Si intitola “L’ultimo lenzuolo bianco. L’inferno e il cuore dell’Afghanistan” il libro di Farhad Bitani, che sarà presentato venerdì alle 17 nelle sale antiche della biblioteca Gambalunga, nell’ambito del ciclo “In prossimità dell’alba”. Bitani, ex capitano dell’esercito afghano, rifugiato politico in Italia dal 2012, ha visto l’orrore dei talebani e ha sperimentato quello dei mujaheddin e lo ha raccontato nel libro, pubblicato dall’editore Guaraldi. “Il fondamentalismo islamico – dice Bitani – ha conquistato metà del mondo. Ora vuole la fine dell’Occidente“.

Una storia apprezzata da Domenico Quirico, l’inviato speciale de La Stampa, che l’anno scorso, in Siria, è stato sequestrato per cinque mesi. Quirico ha scritto la prefazione del libro: “Farhad possiede quel genere di dignità che forse è di tutto il suo popolo, a cui noi non siamo più abituati. Raramente ho sentito, in un libro che parla di molte cose, l’odore della guerra: fumo, sudore, pane stantio, immondizie“.

Il ciclo “In prossimità dell’alba” è stato ideato dall’editore Guaraldi, dalla Libreria Mondadori e dalla Biblioteca Gambalunga di Rimini. All’incontro segue aperitivo alla Libreria Mondadori in piazza Tre Martiri.

Così Bitani è stato raccontato recentemente dalla rivista Tempi

Farhad è nato e cresciuto immerso nella violenza. Durante la sua infanzia ha vissuto la guerra da vincitore, perché suo padre era uno dei generali mujaheddin che hanno sconfitto il potere sovietico; più tardi l’ha vissuta da perseguitato, perché suo padre era nemico dei talebani, che in Afghanistan avevano preso il potere. In seguito l’ha vissuta da militare, combattendo egli stesso contro i talebani.

Farhad ha conosciuto la ricchezza e poi la povertà, ha vissuto nello sfarzo e poi nella totale privazione. «Con i talebani ho assistito a stupri, decapitazioni. Con i mujaheddin famiglie potenti come la mia si sono spartite gli aiuti umanitari che giungevano da ogni parte del mondo ed erano destinati ai più poveri. Ho lapidato due donne. Non ho mai provato sensi di colpa. Ma le grida di quella madre e delle sue figlie obbligate ad assistere alla sua esecuzione non le dimenticherò mai. Il fondamentalismo islamico ha conquistato metà del mondo. Ora vuole la fine dell’Occidente. Come i mujaheddin e i talebani, anche io ero un fondamentalista. Disprezzavo tutti gli infedeli e credevo che sarebbe stato giusto che l’islam trionfasse con le armi in tutto il mondo».

Un giorno di vacanza del 2011, Farhad è rimasto ferito durante un attentato alla sua vita. Un fatto che lo ha cambiato. Durante la riabilitazione a Dubai ha iniziato a scrivere le sue memorie.