Valentina Ferrini, presidente di Ali e Radici, a Roma per i giovani cooperatori


In rappresentanza delle oltre 20.000 cooperative aderenti a Conf., 600 erano i delegati presenti al congresso. Due giorni di dialogo che hanno visto fra gli oltre 80 interventi anche quello del presidente Pietro Borghini, per la prima volta invitato a parlare a Roma.
Tanti i temi affrontati in questa importante occasione di confronto nazionale, argomenti che abbiamo voluto approfondire con Valentina Ferrini, presidente della cooperativa “Ali e Radici” che partecipava in rappresentanza dei giovani cooperatori.
Sei presidente di Ali e Radici, una cooperativa sociale che opera sul nostro territorio dal maggio del 2011, che tipo di difficoltà hai incontrato in questi primi anni di vita della tua impresa?
Certamente nulla o quasi, di tutto quello che avevamo previsto in partenza, è andato a buon fine. Pochi mesi dopo la costituzione di Ali e Radici, la sede della nostra principale attività lavorativa è finita nelle mani di altri, lasciandoci completamente a terra con tutti i sogni e i progetti che avevamo pronti nelle nostre tasche. Ma non ci siamo dati per vinti e così, forti di tanta determinazione e buona volontà, uniti da una grande coesione di gruppo, abbiamo avuto la fortuna di incontrare molte persone speciali. C’è stato riconsegnato così molto di più di ciò che avevamo in partenza e da 6 soci siamo diventati 18 in poco più di un anno.
Non è la tua prima volta come delegata all’appuntamento di Roma in rappresentanza dei giovani cooperatori di Confcooperative Rimini, cosa ti aspettavi dal convegno quest’anno, e che risposte hai avuto?
E’ la seconda volta che partecipo alla Conferenza di Confcooperative, mi sono sentita privilegiata ed emozionata a ricoprire questo ruolo di delegata. Mi aspettavo d’incontrare molte persone con esperienze diverse da cui attingere idee e confrontarmi, capire meglio come funziona il mondo cooperativo e infine legare maggiormente con i miei compagni di viaggio. Direi che è andata proprio così, anche se su alcuni punti mi sarebbe piaciuto toccare più con mano la diversità di chi fa parte di questo grande gruppo e capire concretamente il loro operato. Sarebbe bello per il futuro organizzare e visitare stand delle cooperative, fare incontri con strumenti mediatici e qualche work shop formativo.
Sei a conoscenza della recente ri-costituzione del Gruppo dei giovani cooperatori a livello nazionale? Cosa ne pensi?
Personalmente ne so poco e nulla, durante l’incontro regionale di Bologna il giorno 4 aprile, organizzato per la preparazione della conferenza di Roma, dopo aver fatto un breve e timido intervento alla platea, alcuni referenti regionali mi hanno fermata chiedendomi se potevano contattarmi successivamente per raccontare la nostra esperienza di giovane cooperativa alle loro iniziative, ma niente di più. Per quello che riguarda la cooperazione dei giovani credo che Confcooperative debba passare al più presto dai Sogni ai Segni.
Qual è il ruolo dell’ACI a livello nazionale e come credi si possa estendere nel nostro territorio il messaggio di coesione fra lega e confcooperative in maniera più efficace?
Ho sentito spesso uscire dal microfono l’acronimo ACI che inizialmente non avevo ben capito cosa fosse. Credo che la prima competenza di un cooperatore e di una cooperatrice, sia quella di lavorare insieme sia tra i soci, che con altre cooperative. Questo dovrebbe essere fatto a livello micro e a livello macro, anzi forse sono proprio queste ultime a testimoniarlo come appunto l’Alleanza Cooperativa Italiana.
Aggiungo che a livello nazionale dovremmo essere maggiormente rappresentati all’interno dei vertici governativi, perché il nostro importante e indispensabile lavoro rimane sempre troppo in ombra nei confronti di aziende profit che hanno tra le mani gran parte del mercato Italiano.
Ritieni che l’innovazione nel mondo della cooperazione sia determinante per uscire da questo momento difficile? In che maniera Confcooperative sta interpretato questo cambiamento? e dove ti piacerebbe che questa azione fosse più incisiva?
Sono stata profondamente colpita dalla mozione finale del nostro nuovo Presidente Gardini, sia per la grinta con la quale ha incoraggiato il nostro lavoro in questo particolare momento, ma anche dall’umiltà di saper chiedere sostegno a tutti noi che eravamo in platea per migliorare il suo ruolo di rappresentanza.
Inoltre ha modificato con il nostro consenso, parte dello statuto di Confcooperative apportando modifiche interessanti e migliorative, come la tematica del rinnovo delle cariche.
Questo credo sia un buon inizio, niente di ciò che è stato va buttato, ma molto di tutto questo va rinnovato, partendo dal basso come l’impegno che Gardini si è preso, di venirci a trovare, entrare nelle nostre cooperative e guardarsi negli occhi per trovare insieme nuove strategie di lavoro.
Come ricordava Pietro nel suo intervento alla conferenza, riprendendo una frase di Papa Benedetto, “non basta essere credenti, nella vita si deve essere soprattutto credibili!” Proprio su questo chiedo incisività: avvicinarsi e concretizzare.
Come interpreti l’invito fatto a tutte le cooperative affinché riescano a fare sistema fra loro e creare una vera e propria rete imprenditoriale? Che tipo di collaborazione c’è fra la tua cooperativa e La Formica?
Quando penso al rapporto che Ali e Radici ha con la Fornica mi viene sempre da sorridere, non si tratta solo di un buon rapporto d’amicizia ma di una stratta collaborazione a diversi livelli e di una stima reciproca per cui il confronto su diversi approcci organizzativi diventa l’occasione per evidenziare gli errori commessi, individuare le alternative migliori e crescere professionalmente. Si tratta di due realtà lavorative simili ma anche diverse per tanti motivi: noi freschi, vulcanici, salta fossi, instancabili sempre con il pedale a tavoletta che stravolgiamo con le nostre idee una struttura profondamente saggia e ricca di esperienza, ma di certo un po’ meno dinamica. Questo connubio non può far altro che arricchire entrambi e quando si lavora insieme ad un progetto, non c’è solamente il correre per raggiungere un traguardo economico, ma si costruisce una relazione dalla quale nascono nuove idee per costruire ciò che è alla base di ogni nostro pensiero: favorire il bene comune.
Emiliano Violante
nella foto grande Maurizio Gardini Presidente di Confcooperative
in quella piccola Valentina Ferrini, Presidente Cooperativa Sociale Ali e Radici