Crisi. Scm: ‘imprescindibile’ ricorso alla cassa integrazione speciale


Il comunicato arriva proprio nel giorno in cui, nella sede della Confindustria riminese, i vertici dell’azienda si sono seduti, insieme ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, per confrontarsi sul piano industriale e sulle prospettive per la forza lavoro in seno alla società.
La nota inviata dalla Scm:
“Dopo quanto è stato detto e scritto in quest’ultimo periodo riguardo le sorti del Gruppo SCM, ci sembra doveroso comunicare quanto già discusso con le Organizzazioni Sindacali e le Autorità Provinciali e Comunali.
Partiamo dallo scenario economico.
La crisi, originata negli Stati Uniti, si è estesa in pochissimo tempo a tutto il mondo. I Paesi che registravano tassi di crescita a due cifre mostrano segnali di rallentamento, mentre la maggior parte dei Paesi industrializzati è entrata di fatto in recessione.
L’eccesso di liquidità delle banche e la facilità nella concessione dei mutui per le case, senza troppe garanzie, ha generato una bolla speculativa immobiliare senza precedenti che a fine 2008 ha fatto crollare il sistema, a partire dagli Stati Uniti.
Il nostro settore, che aveva beneficiato per molti anni di un ottimo tasso di crescita, ha segnato nell’ultimo trimestre del 2008, una riduzione media degli ordini del 45%, divenuta del 60% nei primi due mesi del 2009.
Qualsiasi azienda che debba affrontare una riduzione degli ordini del 60% rischia di sparire se non interviene immediatamente su due fronti: ridurre nell’immediato i costi e riorganizzare l’azienda in modo da esser più bravi degli altri che operano sullo stesso mercato.
Ridurre i costi è obbligatorio.
Una riduzione del 60% degli ordini, come quello a cui stiamo assistendo, è un fatto concreto e disastroso che minaccia l’esistenza stessa dell’azienda. Come termine di paragone possiamo confrontarci con i dati del settore auto, di cui tanto si sente parlare, che con un calo del 30% degli ordini, nonostante consistenti incentivi finanziati con denaro pubblico, vede il rischio di chiusura di alcuni grandi Gruppi.
Ridurre i costi non basta, dobbiamo anche riorganizzarci in modo da essere più competitivi sul mercato.
Tre fatti da cui consegue la strategia di SCM Group:
1) il nostro mercato vive di una domanda indotta [case, mobili, macchine per legno] e quindi beneficerà con ritardo di una eventuale ripresa degli altri settori;
2) il valore del mercato globale, dopo la ripresa, non si posizionerà almeno per diversi anni ai livelli di prima della crisi, frutto del boom immobiliare;
3) il nostro mercato è ancora molto frammentato: 4 gruppi detengono il 40% del mercato, il restante 60% è diviso fra circa 800 piccole aziende.
Fino ad oggi l’azienda ha reinvestito gli utili nell’acquisizione di altre aziende garantendo così al Gruppo una dimensione ed una solidità tali da permetterle di affrontare la crisi con più possibilità concrete di tanti altri.
I grandi Gruppi come il nostro avranno infatti più possibilità di superare la crisi, mentre probabilmente il numero dei piccoli costruttori (circa 800) si dimezzerà nel giro di qualche anno.
I volumi di mercato a livello globale saranno inferiori a quelli fino ad ora registrati, ma noi dobbiamo ipotizzare di occupare una fetta più grande del mercato come conseguenza della riduzione del numero dei competitor.
Perché ciò avvenga, il gruppo SCM, dovrà ristrutturarsi per superare questo difficile momento e poi guadagnarsi le quote di mercato degli altri. Noi stiamo lavorando in questa direzione e stiamo lottando a tutti i livelli per difendere la posizione dell’ azienda sul mercato.
Per l’SCM, che è cresciuta sopratutto per acquisizioni di altre aziende, il Piano Industriale è più difficile, ma offre anche maggiori opportunità.
Il Gruppo SCM sta mettendo in campo un piano di investimenti che ammonta a 30 milioni di euro nell’arco di 3 anni.
Il Piano prevede di rinnovare tutti i comparti aziendali, dagli aspetti più strettamente industriali (creazione di un nuovo polo tecnologico avanzato per la componentistica, nuovi macchinari, rinnovo dei capannoni, investimenti in nuova tecnologia), a quelli di prodotto (per rinnovare la gamma di offerta aumentandone la competitività nelle fasce più basse ed estendendo l’offerta sulle fasce di mercato più alte), commerciali (investimenti sulle reti di vendita, rinnovo delle filiali commerciali estere, ingresso in nuovi mercati di sbocco) e dei servizi comuni (logistica, acquisti, amministrazione). Le maggiori efficienze che risulteranno da questi investimenti sono stimate in circa 400 posti di lavoro.
Queste azioni di razionalizzazione sono altresì indispensabili per aumentare la competitività del Gruppo e far recuperare quelle quote di mercato indispensabili – finita la crisi – a compensare il calo del mercato.
Mercato che SCM Group, anche in questo periodo, continua a coltivare con una serie di investimenti che tendono a mostrare le rilevanti competenze tecniche attraverso open-house e presenza alle Fiere come Technodomus e con iniziative concrete di sostegno, come ad esempio le agevolazioni al credito verso la clientela.
Il ricorso alla cassa integrazione speciale è imprescindibile per l’azienda ed è l’unica forma di tutela del rapporto di lavoro.
Purtroppo non tutti i 900 dipendenti in cassa integrazione possono esservi posti nella forma “a rotazione”, perchè per essere efficace il piano di rilancio comprende anche l’accorpamento di alcune funzioni, produzioni e stabilimenti.
La cassa integrazione è un ammortizzatore sociale che consente, con il piano di rilancio previsto dal Gruppo, un lungo periodo di conservazione del rapporto di lavoro accompagnato da un reddito, seppur ridotto.
Ovviamente tutte le azioni messe in atto dall’azienda sono dirette verso un obiettivo: poter riassorbire, anche attraverso intense attività di formazione e riqualificazione, la maggior parte, se non tutti coloro che in questo momento ci vediamo costretti a sospendere.
Bisogna partire immediatamente.
In mancanza di un serio piano di ristrutturazione che ci consenta, grazie all’aumento della competitività, di acquisire quote e tornare ai volumi precedenti, saremo costretti ad un lungo periodo di cassa integrazione ordinaria, ma poi inevitabilmente ai licenziamenti o ad ancor peggio ad un drastico ridimensionamento del Gruppo, con la definitiva perdita di quote di mercato.
Pur consapevoli delle difficoltà sociali, riteniamo che affrontare la congiuntura con il piano industriale presentato sia, oltre ogni retorica, l’unica soluzione ad oggi percorribile per il reale bene di tutte le persone coinvolte. Perdere tempo con le sole parole in un momento così cruciale è il più grande dei rischi”.
La Direzione Aziendale