Indietro
menu
Cronaca Rimini

Sequestro Simona Pari: il centro islamico scrive ad Al Jazera

In foto: Il Centro di cultura islamica di Rimini ha inviato ad Al Jazera, la tv araba, un appello per la liberazione delle due volontarie italiane. Per bocca del suo presidente Alessandro Cavuoti la comunità chiede ai sequestratori di far prevalere il giudizio della Sharia di Allah e gli insegnamenti del profeta Maometto.
Il Centro di cultura islamica di Rimini ha inviato ad Al Jazera, la tv araba, un appello per la liberazione delle due volontarie italiane. Per bocca del suo presidente Alessandro Cavuoti la comunità chiede ai sequestratori di far prevalere il giudizio della Sharia di Allah e gli insegnamenti del profeta Maometto.
di    
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 13 set 2004 18:32 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

“Il figlio prosegue il comunicato – non può essere punito per le colpe dei padri, le due ragazze erano in Iraq per aiutare i bisognosi e Maometto stesso liberava i prigionieri che insegnavano a leggere e a scrivere a 10 musulmani”. In chiusura Cavuoti invita i sequestratori ad ascoltare gli ulema e la umma che hanno condannato il loro gesto.

Di seguito il testo integrale del comunicato: “Nel nome della fratellanza che ci unisce nell’Islam ci rivolgiamo a voi e vi chiediamo di mettere da parte ogni considerazione politica o strategica della vostra azione, e di far prevalere solamente il giudizio della shari’a di Allah e gli insegnamenti del suo Profeta, che Dio lo benedica
e gli porga il saluto di pace. Noi viviamo in Italia, e vi confermiamo che le persone che avete
nelle vostri mani sono venute in Iraq spinte dalla loro volontà di aiutare i bisognosi, e non hanno nulla a che vedere con la
presenza militare italiana, essendo già a Baghdad durante l’embargo e anche sotto i bombardamenti americani.
L’ Islam ha stabilito da secoli
che il figlio non può essere punito per le colpe dei padri, non si può far ricadere su delle persone le conseguenze degli atti di altri. Vi chiediamo di porvi questa domanda: come avrebbe agito il nostro Profeta, che Dio lo benedica e gli porga
il saluto di pace, o uno dei suoi Compagni in un caso del genere? Egli ci insegna a trattare bene i prigionieri, anche se responsabili di atti ostili verso i musulmani, ricordatevi che liberava chi tra di loro insegnava a leggere e a scrivere a 10
musulmani.
Infine vi ricordiamo che in caso di
discordia i musulmani si devono rivolgere agli ulema, che devono
esprimere il loro parere alla luce del Corano e della sunna. Gli
ulema e la umma non condividono la vostra azione, e da fratelli
pretendiamo da voi che vi sottomettiate al giudizio della
shari’a rilasciando gli ostaggi. Qualora avessi potere sugli
altri, ricordati il potere di Allah su di te, detto del Profeta
Mohammad, che Dio lo benedica e gli porga il saluto di pace”.