Aida, com'eri bella. Cronaca di una rappresentazione 'faticosa'
Una scommessa vinta, ma purtroppo è l’unica, con le oltre 1.200 persone che hanno assistito infreddolite, e molte senza aspettare la fine, alla rappresentazione sammarinese dell’Aida.
La sfida artistica, invece, non è sicuramente tra quelle che i cantanti metteranno con prestigio nel loro curriculum.
Il regista Luigi Gigli aveva preannunciato un allestimento minimalista e intimista e già questa scelta, pur non condannabile a priori, ha fatto storcere il naso a chi è abituato alle imponenti scenografie della corte faraonica viste in qualche grande teatro o prestigiosa arena.
Se poi a questo si aggiungono molti artisti non in serata, benevoli potremmo accusare l’umidità e le difficoltà di amplificazione per carenze vocali e stecche, l’esito è immaginabile.
Dignitosa la prestazione di Aida, la soprano romagnola Simona Baldolini, decisamente meno convincente l’amato Radames, interpretato dal tenore Juan Tarpinian. Lodevole il tentativo di risollevare le sorti dell’opera da parte di Ramfis, il basso Luca Gallo, chiamato a sostituire in extremis un altro artista, e di Evghenia Dudenkova, il mezzo soprano, che vestiva i panni della figlia del faraone.
Modesta l’interpretazione dell’orchestra e dal coro del teatro rumeno di Galati, diretti dal maestro Francesco Rosa, che debolmente hanno interpretato il trionfo del guerriero, atteso dal pubblico come un’esplosione di energia. Un po’ impacciate le comparse, arruolate, è bene ricordarlo, tra chi aveva voglia di vivere per una volta dal palco la rappresentazione. E’ mancata la suggestione, l’armonia, l’emozione che l’imponente opera di Giuseppe Verdi è solita dare.
Resta la dimostrazione, nei numeri, che anche la Romagna ama la lirica, forse la prossima volta si potrebbe optare per un’opera meno complessa.