Indietro
mercoledì 8 maggio 2024
menu
Eventi Rimini

Una passione chiamata jazz

In foto: Tanti riminesi all'appuntamento con lo swing di New Orleans
Ha veramente scaldato il pubblico di piazzale Fellini, la rassegna "Jazz caldo per una calda estate", il primo Festival che la città di Rimini ha dedicato a questo genere musicale ed alla sua storia.
Dalle origini all’era dello swing: tre serate per un percorso musicale che andava dall’inizio del secolo al secondo dopoguerra.
<img src= Tanti riminesi all'appuntamento con lo swing di New Orleans
Ha veramente scaldato il pubblico di piazzale Fellini, la rassegna "Jazz caldo per una calda estate", il primo Festival che la città di Rimini ha dedicato a questo genere musicale ed alla sua storia.
Dalle origini all’era dello swing: tre serate per un percorso musicale che andava dall’inizio del secolo al secondo dopoguerra. ">
di    
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 10 lug 2001 08:11 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Ad organizzarlo, col patrocinio dell’assessorato al Turismo del Comune, è stata l’associazione culturale “Gli amici del Jazz” (tel. 0541 51011), formata da musicisti che amano definirsi semi-professionisti (“nel senso che la musica per noi è interesse, non professione”).
Hanno un loro club aperto a tutti gli appassionati, dove si incontrano una volta per settimana.
“Alle nostre prove”, dicono “sono sempre ben accetti nuovi musicisti, naturalmente col loro strumento al seguito”.
Nel 1976, alcuni di loro, accomunati dalla passione per l’hot jazz, hanno formato la “Rimini Dixieland Jazz Band” che, dopo il debutto del 1977 in un locale di Cattolica, si è esibita in moltissime occasioni in Romagna ed in altre regioni.
Ne fanno parte Manuel Cilio (tromba), Guido Enrichens (trombone), Rino Amore (clarinetto), Renato Mattarelli (pianoforte), Luciano Corcelli (banjo, chitarra), Giovanni Turis (contrabbasso), Giovanni D’Angelo (batteria), Vittorio Corcelli (voce). La band riminese s’è esibita nella serata centrale del Festival, venerdì 29 giugno, che era dedicata al periodo del dixieland. Storia e canzoni da applausi e bis.
Nell’occasione, il trombonista Enrichens (impegnato all’estero) è stato degnamente sostituito dal colleg a Peter Stacchini. La serata del debutto, giovedì 28, è stata fantasticamente condotta dalla “Roman Dixieland Few Stars”.
Il programma era incentrato sulle origini del jazz tradizionale (quello di New Orleans, a cavallo dei due secoli). La band romana, composta da Michele Pavese (trombone), Michael Supnick (cornetta e trombone), Giovanni Sanjust (clarinetto), Giampiero Peter Ricci (banjo), Gigi Zofrea (sousafono – bassi tuba), ha veramente entusiasmato il pubblico. Indimenticabile, la “session” finale in tandem con alcuni componenti della band riminese, durante la quale il “nostro” Vittorio Corcelli ha incominciato a scaldare la sua meravigliosa voce per la serata successiva.
In chiusura della “tre giorni” jazzistica, il “Quintetto Swing di Roma”, analizzando l’era dello swing, ha riservato al numerosissimo pubblico un’autentica sorpresa. Il gruppo, a scapito del nome, era a Rimini in una formazione più ricca del solito, trasformato in “sestetto” per l’aggiunta dello “special guest” Ercole Monti col suo vibrafono.
Un crescendo di applausi ed ovazioni meritati per loro: oltre al diciottenne Enrico Marchi alla chitarra ritmica e Sante Isgrò alla batteria, i componenti di una famiglia “sui generis”: gli Urso, gente con la musica nel sangue. Papà Alessio al contrabbasso, il figlio Adriano (22 anni) al pianoforte (diplomando in violoncello al conservatorio) e l’altro figlio, il cucciolo Emanuele, di appena 18 anni, al clarinetto e alla batteria (proprio tre giorni prima del concerto s’è diplomato in clarinetto, a pieni voti, all’accademia di Santa Cecilia). Il “piccolo” si è rivelato un vero fenomeno (suona dall’età di 5 anni), regalando al pubblico riminese, con le sue performances funamboliche, uno spettacolo nello spettacolo. Chi lo ha definito “unico erede di maestri come Gene Krupa e Benny Goodman” non ha sbagliato! Per la cronaca: anche mamma Urso è musicista e si diletta a suonare la batteria.
“In famiglia s’è sempre mangiato pane e jazz – dice il papà – I ragazzi sono cresciuti sulle ginocchia di Baldo Maestri e di altri grandi musicisti”.
Ma i vicini di casa, che ne pensano delle vostre “tendenze”?
“Ci siamo trasferiti in aperta campagna, isolati, proprio per non infastidire i vicini”.

M. Cristina Muccioli