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"Per l'uguaglianza". Lilian Thuram a Rimini tra museo e scuole

In foto: Lilian Thuram
Lilian Thuram
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 30 mar 2016 12:52 ~ ultimo agg. 22:16
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Lilian Thuram, calciatore che ha indossato le maglie di Parma, Juventus e Barcellona e campione del mono con la Francia, presenterà giovedì alle 21 alla Sala del Giudizio del Museo della Città di Rimini il suo libro “Per l’uguaglianza – come cambiare i nostri immaginari”. Moderatore dell’incontro sarà Emiliano Visconti di Rapsodia – Libri Eventi, associazione che organizza l’appuntamento in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Venerdì Thuram incontrerà settecento ragazzi di varie scuole superiori di Rimini, in particolar modo i ragazzi dell’ITIS “Belluzzi-Da Vinci”, insieme a studenti del Liceo Einstein e del Liceo Giulio Cesare.


 

L’introduzione al libro:

La carriera sportiva di Thuram è iniziata in Francia nel Monaco proseguendo poi in Italia, indossando dapprima la maglia del Parma e successivamente della Juventus, e si è conclusa  nel Barcellona a 36 anni a seguito di problemi di salute. Durante la sua carriera ha vinto molto titoli fra i quali campionato del mondo, d’Europa e in Italia, due scudetti e tre supercoppe. Contemporaneamente alla carriera sportiva Lilian Thuram si è speso nel sociale promuovendo l’integrazione contro ogni forma di discriminazione contro ogni forma di razzismo. Per questo ha costituito una Fondazione, che porta il suo nome con la quale svolge numerose attività in ambito educativo nell’ambito giovanile.

Questa esperienza ha voluto raccontarla in un libro, scritto in collaborazione con intellettuali e studiosi quali Todorv e Viewiorka anch’essi membri della Fondazione, dal titolo “Per l’uguaglianza”. Il testo in parte è autobiografico in parte, analitico e riflessivo. L’autore racconta, nei primi capitoli, la propria vicenda personale.

la copertina

la copertina

Thuram, nato in Guadalupa, penultimo di una famiglia con cinque figli nati da padri diversi, condizione normale nella terra d’origine, ma non in Francia, dove si trasferisce a nove anni ed è in questa momento che comincia a porsi delle domande essendo un bambino curioso. Tutto il libro è una sequenza di interrogativi che nascono dall’esperienza personale e riguardano, dapprima, la “differenza” – vistosa – fra il suo modello di famiglia e quello dei compagni di scuola e di gioco.

La questione del razzismo Thuram la scopre in Francia in quanto sostiene che “è stato al mio arrivo a Parigi che sono diventato nero” prima non si era mai posto il problema. Ma a Parigi il colore della pelle è causa di stigmatizzazione. La differenza diventa diversità. Tuttavia, “non si nasce razzisti, lo si diventa”, sottolinea Thuram ritenendo che è una costruzione sociale che si trasmette di generazione in generazione fino a divenire “un’abitudine, un riflesso inconscio”. Il calcio, nella visione di Thuram,  può servire  a spezzare quest’abitudine, questo pregiudizio, data per scontata in quanto “dopo la scuola, il campo è il luogo più importante dove si educano i figli”.  Ma il calcio è anche uno spazio pubblico, un teatro che permette di comunicare valori, in modo “esemplare”.