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omicidio paganelli

Valeria Bartolucci non è indagata, ma per la Procura Dassilva non agì da solo

In foto: Valeria Bartolucci (foto Migliorini)
Valeria Bartolucci (foto Migliorini)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 2 min
Mar 6 Mag 2025 18:52 ~ ultimo agg. 19:32
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Silenzio assoluto. Valeria Bartolucci ha deciso di non rispondere alle domande del pubblico ministero Daniele Paci, che lunedì pomeriggio ha convocato nuovamente la donna in Procura per chiederle dei chiarimenti in merito ad alcune affermazioni fatte quando fu ascoltata come persona informata sui fatti. Chi indaga è convinto che la Bartolucci abbia cercato più volte di coprire il marito, fornendogli anche un potenziale alibi che fin dai primi momenti era parso traballante. Agli atti, inoltre, figura anche un messaggio audio in cui Valeria raccontava ad un'amica come la sera dell'omicidio di Pierina Paganelli tre persone avrebbero bussato alla sua porta per farla scendere in garage dove c'era il corpo della 78enne. Non solo perchè quelle stesse persone le avrebbero chiesto come pulire il sangue sulla scena del delitto.

Una versione del tutto inedita e differente dalla ricostruzione degli inquirenti e sulla quale la moglie di Dassilva non ha mai voluto fornire spiegazioni dal momento che lo scorso febbraio si era avvalsa, anche in quella occasione, della facoltà di non rispondere. Facoltà che rientra nei suoi diritti essendo la Valeria moglie di un indagato, come peraltro ha sottolineato la sua avvocata Chiari Rinaldi. Che all'Ansa ha precisato: "La mia assistita gode del diritto di astenersi dal rendere dichiarazioni ulteriori rispetto a quelle già fornite, in quattro diverse occasioni, quando rispose per ore agli inquirenti. Ha fornito spontaneamente il proprio Dna per le comparazioni del caso ed il proprio telefono cellulare, unitamente al computer, perché venisse effettuata la copia forense degli stessi, al fine di monitorarne i contenuti, senza che a suo carico esistesse alcuna contestazione. Per questo ritengo che la Bartolucci abbia manifestato piena collaborazione alla Procura di Rimini".

Ad oggi l'infermiera riminese non risulta iscritta nel registro degli indagati, ma non può escludersi che la sua posizione possa cambiare prima della chiusura delle indagini. Se così fosse, due sono le ipotesi di reato: favoreggiamento personale o false informazioni al pubblico ministero. Del resto la Procura è convinta che nelle ore successive al delitto qualcuno abbia aiutato Louis Dassilva a ripulire la scena del crimine e ad inscenare un finto stupro sulla vittima per depistare le indagini. 

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