Rinuncia del Papa. Interviste a Monsignor Celli e Stefano Zamagni


Partiamo da Monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che ha lavorato con Benedetto XVI anche per il lancio alcuni mesi fa del profilo twitter del Santo Padre.
“Io ho ammirato questo senso di umiltà nel saper riconoscere la propria debolezza – dice Monsignor Celli – e allo stesso tempo ci ha dato prova di un amore grande alla Chiesa.”
“E’ innegabile che stiamo vivendo un momento storico – prosegue – ormai si potrebbe pensare che anche altri dopo di lui potrebbero lasciare il Pontificato una volta visti i propri limiti e le proprie debolezze. E questo ci lascia pensosi ma anche con un profondo rispetto per il coraqgio che questo Papa ha avuto.”
Monsignor Celli si sofferma poi su alcuni ricordi personali. “Ricordo ancora la prima domanda che mi ha fatto dopo avermi assegnato l’incarico. Mi chiese: le piace il lavoro che sta facendo? Poi mi piace ricordare la sua attenzione per le persone: quando eri di fronte a lui, c’eri solamente tu. Benedetto XVII col suo magistero ha illuminato il cammino della Chiesa. “
L’altro illustre riminese che ha lavorato gomito a gomito col Pontefice per la stesura dell’enciclica Caritas In Veritate è l’economista Stefano Zamagni. “Quello che mi ha sempre colpito è, da un lato, la sua straordinaria umiltà e dall’altro la sua intelligenza: anche quando si parlava di economia mostrava una capacità di penetrare il problema nelle sue profondità che io non ho mai trovato in altri, anche addetti ai lavori. E poi l’umiltà: ricordiamo la prefazione al suo libro su Gesù di Nazaret nella quale dice di accettare di essere criticato. Un Papa che scrive questo di se stesso vuol dire che ha raggiunto un livello di umiltà che solo una persona di fede profonda e grande generosità e carità è in grado di esprimere.”
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