Nuove edificazioni all’ex Macello. Nasce comitato contro progetto


La premessa nel documento inviato ad amministratori e stampa con mail in serie è che “Al posto del vivaio, gestito dalla cooperativa Cento Fiori, e del deposito oggetti rinvenuti, nella zona di via Dario Campana, il Comune di Rimini e Acer stanno per costruire due imponenti edifici oggettivamente incongrui rispetto all’area nella quale dovrebbero sorgere. Nell’ambito della riqualificazione dell’ex macello e in nome dell’edilizia popolare stanno per essere gettati migliaia di tonnellate di cemento e di soldi pubblici…. Peccato che l’ex macello non sarà per nulla toccato perdendo così l’occasione di ridare vita e valore a un’ampia area magari vocandola alla cultura e all’istruzione cosi come accaduto in molte parti d’Italia (Gambettola e Cesena solo per citare casi limitrofi) e lasciandola al degrado”.
Anche perché, rincarano i cittadini, “il “fantomatico” progetto di Tecnopolo, infatti, non è in fase attuativa ma accantonato fino a quando non saranno reperite risorse economiche”.
Nello specifico, nella versione aggiornata rispetto a quella originale dell’amministrazione Ravaioli, si tratterebbe della “costruzione da zero di un edificio a forma di L costituito da due corpi di fabbrica di cui uno di 55 metri di lunghezza e 14 di altezza e l’altro di 17 metri di altezza per un totale di 27 appartamenti senza garage eliminati di recente per mancanza di fondi”.
Il comitato si spinge anche a mettere in dubbio la rispondenza alle normative edilizia, come l’assenza di aree verdi in virtù della vicinanza col parco. E cita anche la questione dell’impatto visivo, parlando di una costruzione “In stile Scampia”: “Certo si tratta di bioedilizia, cosi come recita il progetto, ma sempre di mostruose costruzioni di cemento”.
Per concludere: “Riteniamo non compatibile con il momento storico che stiamo vivendo e con la crescente consapevolezza da parte dei cittadini della necessità di invertire la vecchia tendenza riminese al mattone – pena l’esistenza stessa di un soddisfacente futuro economico e sociale della nostra città – percorrere ostinatamente una strada contraria ad ogni logica di buon governo del patrimonio urbano. Ad esempio la proposta di affitti calmierati nell’ottica di utilizzare i centinaia di appartamenti sfitti del riminese sarebbe decisamente da attuare.Ci sembrava che il Sindaco Gnassi avesse abbracciato questa idea ed anzi che volesse diffondere fra i suoi concittadini il sogno di una Rimini verde, armoniosa, accogliente per i suoi abitanti e per i turisti. Ci aspettavamo che in questo senso ci si cominciasse a muovere, pur con la necessaria gradualità anche in rapporto ai costi da sostenere. Evidentemente così non è. La scelta di costruire questi due casermoni va nettamente nella direzione contraria”.