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sentenza d'appello

Morì a 5 anni per una peritonite non diagnosticata, assolta dottoressa che la visitò

In foto: repertorio
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di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 3 min
Mer 6 Mar 2024 17:15 ~ ultimo agg. 7 Mar 10:07
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Il 20 luglio 2017 morì a soli 5 anni per una appendicite non diagnosticata, poi degenerata in peritonite. Eppure tre giorni prima, visto che aveva febbre alta, vomito e un forte mal di pancia, Teresa, che viveva a Montiano, fu portata dai genitori affidatari all’ospedale di Cattolica, dove una dottoressa che era alla sua prima guardia di notte, da sola, al punto di primo intervento, non si sarebbe resa conto della gravità della situazione. Quella stessa dottoressa, oggi 35enne, condannata in primo grado dal tribunale di Rimini a un anno di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo per colpa medica, ieri (martedì 5 marzo), assistita dagli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini, è stata assolta dalla Corte d’Appello di Bologna perché il fatto non costituisce reato.

La bimba – era il 17 luglio 2017 – fu portata dalla madre affidataria nel cuore della notte al punto di primo soccorso del “Cervesi” per dei forti dolori addominali accompagnati da febbre alta e vomito. La dottoressa, che prese in carico la piccola Teresa, non diagnosticò l’appendicite, ma al termine di una visita solo clinica e non diagnostica, durata circa 30 minuti, ipotizzò un’infezione alle vie urinarie, invitando la donna a ripresentarsi il giorno seguente per ritirare l’impegnativa per gli esami delle urine e dell’urinocoltura. Prima di dimettere la piccola, però, la dottoressa avrebbe telefonato alla Pediatria di Rimini per un veloce consulto.

Dopo un temporaneo e apparente miglioramento delle condizioni di salute, il 20 luglio si consumò la tragedia: Teresa perse i sensi mentre era tra le braccia della madre nella casa dei nonni a Cattolica. Inutile la richiesta dei soccorsi e il successivo trasferimento all’ospedale Infermi di Rimini. L’autopsia, disposta dalla Procura di Rimini, rivelò che la morte della bimba era avvenuta per peritonite. La difesa ha sempre sostenuto che la dottoressa fece tutto ciò che era possibile fare in quel dato momento, senza violare alcuna norma di diligenza e prudenza. Una tesi evidentemente accolta dai giudici bolognesi, che hanno ritenuto la condotta del medico non costituire alcun reato.

vice presidente moreno maresi

L’avvocato Moreno Maresi

“Esprimiamo soddisfazione per la sentenza della Corte di Appello di Bologna che ha ribaltato il giudizio di condanna emesso dal Tribunale di Rimini – dicono i difensori della dottoressa -. Dopo circa 7 anni dal fatto, la Corte ha assolto la nostra assistita ribadendo il corretto agire del sanitario, e revocando altresì tutte le statuizioni civili”. L’Ausl, invece, dopo la sentenza di primo grado fu costretta a risarcire la famiglia affidataria, costituitasi parte civile attraverso gli avvocati Luigi Renni e Giovanni Marcolini.

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