Io c’ero. L’esperienza di chi ha “viaggiato con i Re Magi”


A distanza di 10 giorni l’emozione è ancora palpabile, soprattutto in chi ha vissuto da protagonista “In viaggio con i Re Magi”, l’evento che nel giorno dell’Epifania ha coinvolto 400 figuranti nella rappresentazione promossa insieme da Diocesi di Rimini, Comune e e associazione Ponte dei Miracoli. A raccontarci la bellezza di quella giornata, gli incontri, i volti è Donatella Magnani, per tutti Dodi, che insieme al gruppo di Miramare ha preso parte all’iniziativa. La ringraziamo per l’eco dell’esperienza che resta e che feconda di speranza.
Io c’ero! Sì, anche io ero fra i 400 figuranti che hanno animato la prima edizione de “In viaggio con i Re Magi”. E posso confermare che l’evento è stato anche per me “un momento indimenticabile di condivisione e di festa” come è stato scritto in un recente articolo apparso su Newsrimini. Provo a raccontare il perché. Quando ho ricevuto la telefonata di Otello Cenci, il regista dell’evento e mio amico, con la proposta di coinvolgermi, mi ha detto: “Sto chiamando le realtà che in questi anni hanno fatto i Presepi Viventi. A voi di Miramare chiederei di curare il bivacco dei pastori. Ci stai?”. Ho detto subito sì, perché ho percepito in questa proposta un respiro e un orizzonte che mi incuriosiva e la possibilità di un’apertura per tutti. Da subito ho condiviso questa proposta con gli amici Scout che in questi ventunanni di Presepe a Miramare si sono sempre coinvolti. Metto a disposizione tutti i possibili rapporti accaduti dentro questa esperienza e così arriva il bue, grazie ad Amos e il figlio Paolo e l’asino grazie a Roberto e la moglie Monica.
Le pecore non potevano che essere della famiglia di Antonella Orrù. Avevo promesso ad Antonella, poco prima di morire, che le sue pecore sarebbero state sempre presenti nei ‘miei’ presepi viventi, così come lo è stato fin dall’inizio di quello a Miramare nel 2003 grazie alla disponibilità del fratello Marco .Il primo dicembre, in Diocesi, per la prima volta incontro le realtà e i volti coinvolti in questa avventura: membri dell’associazione ‘Ponte dei miracoli’, rappresentanti di altri presepi viventi, di comunità straniere, cori, gruppi musicali, associazioni di categoria. Mi guardavo intorno e ho pensato e ho detto: “C’è qualcosa di stranamente Divino in questa cosa che sta accadendo.”
Da lì in poi è stato un susseguirsi di incontri inaspettati i cui volti sarebbero poi diventati protagonisti e figuranti dell’evento. Attraverso Suor Rosy della Caritas diocesana conosco Jamel, tunisino, che sta facendo il cammino di catecumenato per ricevere il battesimo la notte di Pasqua. A lui proponiamo di fare il servo del re Erode. Mi accade poi di partecipare ad un incontro avvenuto tra Valeria Collina e le giovani ospiti della comunità educativa IL SEGNO, quasi tutte di religione musulmana. Al termine dell’incontro propongo loro di partecipare al gesto del 6 gennaio. In dieci accettano. Provengono dal Bangladesh, Pakistan, Cina, Albania, tutte vestite da pastorelle che attendono con curiosità l’arrivo dei Re Magi, di cui forse non ne conoscevano neppure l’esistenza.
E a chi far fare i Re Magi? A casa mia, diventata negli ultimi anni l’associazione IL BRILLIO, ospito alcune persone, cosiddetti ‘profughi’. Lo propongo a Peace, della Nigeria, e ad Hasan del Bangladesh. Ci stanno! Mancavano i loro ‘servi’. Alessandra e Fabio, due capiscout che allestiranno con tanti altri il bivacco dei pastori, mi parlano di Gabriele che lavora in Caritas con i migranti. Così conosciamo Halim del Bangladesh e Moustapha di Burkina Faso. Insomma, l’intercultura, l’integrazione, nell’evento del 6 gennaio, non è stata frutto di un progetto: l’abbiamo visto accadere e i primi ad esserne stupiti siamo stati proprio noi!
A me era stato dato il compito, come dicevo, di coordinare il bivacco dei pastori. Lo propongo ad alcune famiglie amiche che a loro volta invitano altre famiglie: è un contagio di amicizia e di stima reciproca. Il 6 gennaio, con il cielo che cercava di trattenere il più possibile la pioggia ampiamente prevista dal meteo, sì, è vero, eravamo in migliaia attorno al Ponte di Tiberio ad attendere i Re Magi. Li vedo arrivare sulle loro barche attraverso le tre arcate centrali del ponte. E mi emoziono al pensare che Peace e Hasan, di cui conosco la storia, sono sbarcati in Italia dai loro barconi così carichi di dolore, di storie, di bisogni, soprattutto uno: quello di essere felici. E lì quel giorno, insieme ad Andrea, andavano alla ricerca di un Re che dissetasse la loro e la nostra sete di felicità. E così, insieme a loro, anche noi ci siamo messi ‘In viaggio con i Re Magi’, loro a cavallo, poi portati a spalla su delle portantine, tra le strade del centro di Rimini tra tamburi e gente in festa. C’era una bellezza che contagiava, dentro cui tutti ci si sentiva attratti e trascinati. Mi sono chiesta: “Ma cosa realmente attrae?” La musica dei tamburi? Certo! La bellezza dei costumi dei re Magi e la loro regalità? Sicuramente! Tanta gente in festa? Sì, eravamo davvero uno spettacolo!
Eppure sentivo che c’era di più. Quei tre Re Magi così diversi tra loro, che camminavano con imponenza in mezzo alle nostre strade, avevano il ‘potere’ di descrivere il cuore di ciascuno di noi, quel cuore così assetato, oggi più che mai, di verità, di bellezza, di giustizia, di pace, sì, di pace. Quei Re Magi descrivevano le esigenze più care che abbiamo, per questo era bello seguirli, andando anche noi alla ricerca di quella Stella che ci indichi la strada per scoprire il senso del vivere.
Raymond del Congo dell’Associazione Culturale Elikya, che ha animato, con il suo entusiasmo, la piazza Cavour con canti e balli delle varie comunità etniche presenti nel riminese mi ha detto: “Il mondo ha bisogno di questi segni di speranza. Io sono venuto qui con voi perché ho bisogno di questa speranza”. Il suo bisogno è lo stesso nostro. L’augurio che faccio è che, tornando nelle nostre casa, così come hanno fatto i Re Magi, continuiamo a costruire lì dove siamo ‘‘segni di speranza’ per noi e per tutti.
Dodi (Donatella Magnani)