Educazione alla Memoria. Lo sguardo di due studenti


Nicole Pironi e Leonardo Zanotti sono i due studenti del liceo classico Giulio Cesare di Rimini che in questi giorni di gennaio stanno facendo il PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), l’ex alternanza scuola-lavoro, nella redazione giornalistica del Gruppo Icaro. Il 17 gennaio hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione del 60esimo anniversario del progetto di Attività di educazione alla memoria e hanno realizzato un breve articolo, in cui hanno raccontato come ciò che è emerso abbia sollecitato il loro pensiero e la loro riflessione.
Di Nicole Pironi:
Per celebrare i sessant’anni dall’inizio dell’Attività Educazione alla Memoria del Comune di Rimini, un programma pedagogico, scientifico e culturale rivolto a tutti i cittadini, in particolare alle nuove generazioni, anche quest’anno sono stati organizzati oltre venti appuntamenti; fra questi ricordiamo un incontro pubblico al teatro Galli e la mostra “I fumetti e la Shoah”.
Dal 27 gennaio al 10 marzo, infatti, nella Sala Isotta di Castel Sismondo, in collaborazione con il Fellini Museum, sarà disponibile al pubblico una vasta mostra a cura del Mémorial de la Shoah: “I fumetti della Shoah”. L’esposizione consisterà in oltre 2000 comics, manga e albi illustrati che rappresentano diverse scene ispirate alla persecuzione ebraica. A questo progetto partecipano anche opere molto conosciute, come Topolino e Capitan America, la storia dei 3 Adolf dell’artista giapponese Osamu Tezuka, le avventure del fattorino belga Spirou e molti altri. L’idea è quella di coinvolgere, in un progetto così importante per la nostra città, la gioventù e invitarla a non dimenticare mai questi avvenimenti del passato, attraverso delle proposte più interessanti per un pubblico più inesperto.
Sempre con il fine di catturare l’attenzione dei più piccoli, insieme alla mostra, durante la mattina del 27 gennaio, dalle ore 10, al Teatro degli Atti di Rimini, verrà proiettato un cartone animato, pensato per le scuole elementari, dal titolo “ARF”, diretto da Simona Cornacchia e Anna Russo. Si tratta di un lungometraggio accompagnato dalla Musica di Tony Canto prodotta da Cam Sugar. Il film ci trasporta in una guerra che è totalmente ispirata alla seconda guerra mondiale, dove un bambino, che ci ricorda particolarmente Mowgli del Libro della Giungla, cresciuto da una cagnolina, arriva a sfidare persino il dittatore stesso. Il messaggio appare chiaro e semplice, permettendo anche ai bambini di approcciarsi a degli argomenti così intensi, con delicatezza e con un linguaggio adeguato alla loro età.
di Leonardo Zanotti:
Siamo giunti ormai al sessantesimo anniversario del progetto di “Educazione alla Memoria”, un progetto organizzato dal comune di Rimini per la prima volta nel 1964 per commemorare le vittime della Shoah e gli orrori della guerra. In quanto città onorata della medaglia d’oro al valor civile, per via degli ingenti bombardamenti subiti, Rimini ha un legame particolare con la storia del Secondo Conflitto Mondiale, la quale si conserva ancora scritta nelle fondamenta più profonde delle case del centro e nelle macerie del teatro Galli.
Per quanto sia vero tutto questo, alla ricchezza culturale della città di Rimini si contrappone una mancanza: la popolazione più giovane, infatti, si ritrova spesso ad interfacciarsi con adulti che, per ragioni anagrafiche non hanno mai vissuto la Seconda Guerra Mondiale, ola Shoah, sulla loro pelle. Si va a formare così una particolare distanza tra gli studenti odierni e i drammatici eventi passati, andando quasi a ridurli di importanza e a renderli semplici nozioni scritte sui libri di storia.
Questo ragionamento potrebbe indurre il lettore a pensare che i giovani siano in un qualche modo disinteressati rispetto agli eventi ricordati il giorno 27 gennaio, eppure, anche quest’anno, i numeri sovvertono le aspettative: ben 130 sono state le adesioni al seminario di Educazione alla Memoria da parte di ragazzi appena diciottenni provenienti da tutte le scuole della città di Rimini. Com’è possibile, dunque? Sembra quasi che sia proprio questa questa mancanza di testimoni del genocidio, in qualche modo, a spingere i giovani a ricercare maggiori informazioni su quanto accaduto, nonché a toccarne con mano le prove, partecipando al seminario e, con un po’ di fortuna, vincendo le selezioni per il Viaggio della Memoria, la conclusione del seminario. In questo modo, gli studenti possono sperimentare in prima persona quello che il sindaco Jamil Sadegholvaad ha definito «pugno nello stomaco» nell’attraversare il cancello del campo di concentramento di Auschwitz, leggendo la sormontante scritta «Arbeit macht frei», “il lavoro rende liberi”.
Dunque, gli studenti si dimostrano interessati alla storia recente e agli eventi drammatici che hanno segnato la prima metà del Novecento, ma non in maniera scolastica, bensì essi vogliono vedere, sentire, percepire ogni aspetto del genocidio. Arriva quindi quasi a manifestarsi quella che Aristotele chiamava «mimesi», l’immedesimazione, e la «catarsi», purificazione, alla fine delle quali lo studente può finalmente dire «Mai più», ma un «Mai più», vero, sentito, non di semplice facciata, di chi della Shoah ha solo sentito parlare sui libri di scuola.