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Condomini solidali: basta diffidenza, aiutarsi conviene

di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Lun 17 Mar 2014 15:02
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Le difficoltà della vita odierna possono mettere a dura prova la salute di una comunità. Famiglie che si dividono fra molti impegni per gestire le attività dei figli, oltre alle proprie; anziani che per questo rimangono più spesso soli; condomini e quartieri dormitorio in cui non si conosce nemmeno chi abita nei pianerottoli a fianco. Prigionieri delle proprie vite come dei propri alloggi. L’assenza di rapporti umani facilita tensioni e liti. Per far fronte a questo scenario si è sviluppata in Italia e in Europa la pratica dei condomini solidali dove gli abitanti sono chiamati a partecipare attivamente alla gestione degli spazi e all’organizzazione di attività comunitarie. Uno dei massimi esperti italiani del tema è il prof. Andrea Canevaro, docente di Pedagogia all’Università degli Studi di Bologna, recentemente insignito della cittadinanza onoraria di Rimini, che sta sorvegliando il processo di incubazione del co-housing a Gaiofana.

Professore, in cosa consiste il condominio solidale?
Nel mettere insieme i bisogni e cercare di darvi una risposta collettiva e non individuale. Questo offre vari vantaggi oltre al risparmio, come conoscersi, aprirsi, accrescere la fiducia negli altri e non credere che attorno vi sia solo chi non ci capisce. Bisogna lavorare insieme e superare le antipatie istintive in modo da far nascere solidarietà non selettive; anche chi non ha soldi capirà che essere solidali conviene. L’empatia è un seme che va fatto crescere attraverso un percorso, e a Gaiofana lo stiamo intraprendendo. Il motto è: essere solidali conviene.

Perché nell’uomo è così forte il bisogno degli altri?
L’accoglienza delle persone è una tradizione che risale ai tempi in cui le popolazioni stabili non sapevano cosa vi fosse al di là della montagna, eppure si ritrovavano a dare ospitalità ai viaggiatori. Allo stesso modo nelle comunità oggi ciascuno deve essere portatore di notizie; bisogna dire ciò che si sa fare e metterlo a disposizione di tutti.

Altre esperienze a cui ispirarsi?
A Bologna hanno adottato l’assistenza per anziani comunitaria anziché individuale, così ci si dividono le spese. La cosa ha funzionato. La stesso è stato fatto per i bambini con i micronidi, oppure dividendosi i turni per andarli a prendere a scuola. Le giornate possono essere organizzate in maniera tale che tutti danno e ricevono qualcosa. La maggior parte dei progetti italiani, però, sono nati prima della crisi ed avevano una componente più vocazionale….

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