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Caro pagnotta. I panificatori: ‘non è il pane la causa della crisi’

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mar 7 Ott 2008 12:40 ~ ultimo agg. 12 Mag 16:47
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‘Lo scenario è diverso dalle cifre comunicate ad intervalli regolari dalle associazioni dei consumatori e dalle organizzazioni agricole’. L’ISTAT segnala infatti uno stop al rialzo – evidenziato anche dal garante Lirosi -. Da Gennaio 2008 ad oggi l’aumento del prezzo del pane, il cui prezzo medio al Kg. in Italia è stimato in Euro 2,80, è stato contenuto. Su uno scontrino medio che oscilla tra 0,90 e 1,20 Euro, l’aumento è del 2,45%, circa 2 centesimi in più al giorno.

Ben al di sotto del tasso di inflazione del 4,1%, meno di pasta, olio, verdure, carne, acqua. Senza parlare del petrolio, e di altre merci in forte tensione e molto più pesanti per il portafoglio degli italiani. Per una famiglia di 4 persone (con 360 grammi di consumo medio di pane) si tratta di una spesa aggiuntiva di circa 60 centesimi di Euro al mese, meno di un caffè al bar.

I dati elaborati dal centro studi della Federazione Italiana Panificatori e Pasticceri dimostrano che i prezzi di farina e semola non sono in diminuzione, ma in crescita del 2% (la farina rappresenta solo il 17% dei costi di produzione del pane). Ciò che incide maggiormente sui costi di produzione del pane e impedisce un riequilibrio dei prezzi tutto a carico dei panificatori, sono altre voci di costo che seguono un trend inarrestabile al rialzo – costo del lavoro, energia, affitti, trasporti –, che restano altissime e incidono per il 50% sullo scontrino medio del fornaio.

I panificatori lavorano farina e non il grano, ed essendo produttori/trasformatori riducono i costi della filiera lunga garantendo sempre il migliore rapporto qualità/prezzo.
I cartelli sui prezzi, se esistono vanno trovati altrove. Il settore della Panificazione Italiana è al 90% costituito da imprese artigiane che naturalmente operano in un sistema concorrenziale altamente sviluppato, che da solo garantisce il contenimento dei prezzi e che per la sua naturale dinamica competitiva impedisce la possibilità di patti di non concorrenza nella categoria.

Il recente sciopero della pagnotta indetto lo scorso 18 Settembre, non ha raggiunto i risultati sperati. In un periodo in cui i consumatori sono molto attenti – e non succede più che comprando la pagnotta da un chilo se ne butti via la metà, anzi oggi si comprano quattro rosette e non si butta via niente – nei forni italiani non si è registrato né un calo di affluenza né tantomeno un calo nelle vendite.

Ancora una volta ha prevalso il rapporto fiduciario che in Italia lega alla propria clientela 25.000 imprese artigiane di panificazione, che danno da vivere ad oltre 350.000 famiglie. Ricordiamo che nella Provincia di Rimini i forni sono circa 120 con un indotto che coinvolge circa 1.000 lavoratori’.

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