Autolavaggio non in regola ma aperto. L’appello dei benzinai FAIB


Neanche un mese fa un blitz della Polizia Stradale permise di scoprire una lunga serie di irregolarità in un autolavaggio sulla via Flaminia a Rimini. Mancavano l’autorizzazione del comune e l’iscrizione alla camera di commercio, c’erano lavoratori non in regola e addirittura un clandestino. Neppure gli scarichi erano a norma. Eppure quella attività non è rimasta chiusa neppure un giorno e continua a fare concorrenza a quelle regolari. Lo scrive la FAIB Confesercenti, federazione dei benzinai, che aveva segnalato le irregolarità e che ora lancia un appello alle autorità a mettere mano al più presto a quella che definisce una disparità di trattamento. “Sono proprio le attività collaterali come il bar o l’autolavaggio a dare un po’ di respiro economico ai benzinai – spiega Marco Ragni della FAIB Confesercenti a Tempo Reale (Icacro) – ma quando ti trovi a fronteggiare una attività non in regola che ti fa una concorrenza altamente sleale allora ti cadono proprio le braccia.”
Anche perché il settore dei benzinai non vive una congiuntura felice e la fatturazione elettronica è stato l’ultimo colpo inferto. “Con la fatturazione elettronica – dice Ragni – il benzinaio diventa un ragioniere“. Ma non il solo. “Le vendite sono sempre di meno – aggiunge – se si guarda il costo della benzina, l’85% va allo stato tra accise e tasse, poi c’è la spesa per il trasporto e la remunerazione delle compagnie e al gestore resta il 2%“. E ancora. “Nel 1992 una legge diceva che era necessario razionalizzare la rete perché in Italia ci sono oltre 20mila impianti, che sono tanti – dice Ragni – e quelli posizionati sulle rotonde oppure privi di spazi adeguati andavano chiusi. Ma non è mai stato fatto. Anzi, gli impianti marginali vengono riaperti come cosiddetti impianti “bianchi”, con un solo dipendente come personale a fare da guardiano. I prezzi di conseguenza si abbassano. Questa è la concorrenza.”